Sono i costi dell’energia il pensiero più grande per l’industria ceramica italiana. Se ne è parlato nella sede di Confindustria Ceramica, in occasione della presentazione delle indagini statistiche per l’anno 2024 relative alle imprese attive nella produzione di piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, materiali refrattari, ceramica tecnica e laterizi.
Il settore complessivamente in Italia conta 248 aziende, oltre 26 mila addetti diretti e fattura oltre 7,5 miliardi di euro. Per quanto riguarda le piastrelle di ceramica, nel 2024 è stato registrato un leggero calo nella produzione (369,8 milioni di metri quadrati; -1,1%) ed una crescita delle vendite complessive (378,3 milioni di metri quadrati; +2,5%). Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle, che sfiora i 6,1 miliardi di euro, risulta in calo dell’1,8%. Molto più evidente la contrazione negli investimenti, a 380 milioni di euro, -19,4%. Necessari e urgenti tornano gli interventi sul costo dell’energia ed ETS, il sistema europeo di scambio di quote di emissione di gas a effetto serra.
“Grazie agli ingenti investimenti fatti nel corso del tempo, l’industria ceramica italiana – ha dichiarato Augusto Ciarrocchi, Presidente di Confindustria Ceramica – ha raggiunto i più bassi livelli di emissione al mondo e non è prevedibile oggi un ulteriore salto tecnologico. Il livello delle quotazioni ETS ed il suo meccanismo applicativo rendono le quote pagate una pesante ‘tassa sulla produzione’ che, passando dai 10 euro del 2018 ai 75 attuali, vale 120 milioni di euro all’anno di extra costi. Valori che drenano risorse preziose agli investimenti in efficienza ed innovazione delle imprese. Per fronteggiare questa situazione chiediamo di essere ricompresi tra i settori ammessi alla compensazione dei costi indiretti e di sospendere la riduzione delle quote gratuite prevista dal 2026, in attesa di poter disporre di una reale alternativa tecnologica. A livello nazionale chiediamo di azzerare il differenziale tra PSV e TTF, che oscilla tra i 2 ed i 4/5 euro per MWh, e l’attuazione di una Gas Release adeguata alle possibilità operative, che risponda in modo strutturale alle necessità delle imprese.
I costi energetici elevati diventano un ostacolo anche nel confronto con altri paesi produttori. E lo stesso presidente di Confindustria Ceramica non esclude che una risposta a questo problema possa essere la delocalizzazione: “Se continuasse così probabilmente molti dei nostri penseranno di andare a produrre da un’altra parte. Le dimensioni di molte aziende, soprattutto del settore delle piastrelle, sono tali che possono consentire di fare scelte di questo tipo. Le aziende più piccole faranno un po’ fatica, ma le medio-grandi avranno tutte le possibilità di andare fuori a produrre”.
Il commercio internazionale è un altro ambito di tensione. L’accordo Usa – Ue sui dazi rappresenta un passaggio essenziale, da traguardare il prima possibile. Una delle cosiddette ragioni per le quali l’Amministrazione Trump ha posto i dazi è di riportare le fabbriche negli Stati Uniti, cosa che la ceramica italiana ha fatto da tempo arrivando oggi a coprire un terzo della produzione statunitense. Prosegue poi la crescita delle importazioni di ceramica indiana in Europa, con prodotti che incorporano aiuti di Stato, dumping economico, ambientale e sociale: aumentate del 67% nel 2023, sono rimaste sostanzialmente stabili nel 2024 per poi riprendere a salire del 10% nel primo trimestre 2025. Il livello dei dazi antidumping esistenti oggi in Europa è troppo basso e viene sistematicamente assorbito: appare indispensabile un intervento senza indugi e che la discussione per la creazione di un’area di libero scambio UE – India escluda la ceramica fino alla risoluzione dei problemi. Ciò che sarebbe veramente necessario è l’introduzione, anche in Europa, di una legislazione sulla denominazione di origine dei prodotti, per informare e rendere consapevole delle scelte il consumatore europeo.
Lo studio ha messo i luce anche i numeri per segmento produttivo. Per quanto riguarda le piastrelle di ceramica prodotte in Italia, sono 122 le aziende presenti in Italia che nel corso del 2024 hanno prodotto 369,8 milioni di metri quadrati (-1,1%) ed occupano 18 mila addetti diretti. Le vendite complessive sono state di 378,3 milioni di metri quadrati (+2,5%), con l’Italia che supera gli 84,7 milioni di metri quadrati (+0,4%) mentre l’export si attesta 293,5 milioni di metri quadrati (+3,1%). Il fatturato totale delle aziende italiane di piastrelle sfiora i 6,1 miliardi di euro (-1,8%), derivanti per 5 miliardi dalle esportazioni (-1,4%; quota del 82% sul fatturato) e per 1,1 miliardi di euro da vendite in Italia. Gli investimenti a 382 milioni di euro, in calo del 19,4%, pari al 6,3% del fatturato.
La ceramica sanitaria: sono 31 le aziende industriali produttrici di ceramica sanitaria in Italia, di cui 28 localizzate nel distretto di Civita Castellana (Viterbo). L’occupazione complessiva è di circa 2.700 dipendenti diretti, la produzione è pari a 3,2 milioni di pezzi. Il fatturato è di 414 milioni di euro, con vendite sui diversi mercati esteri per circa 165 milioni di euro (40% del totale).
L’industria dei materiali refrattari: le 30 aziende attive nella produzione di materiali refrattari occupano 1.546 addetti, con una produzione di 270.500 tonnellate. Il fatturato totale è in leggero recupero rispetto allo scorso anno (348 milioni di euro; +1%) e deriva da vendite sul territorio nazionale per circa 160 milioni di euro, con esportazioni superiori ai 188 milioni.
Il settore dei laterizi: il settore dei produttori italiani di laterizi si compone di 57 imprese, la cui occupazione ammonta a 3.000 addetti: nel 2024 il fatturato è stato di 700 milioni di euro, principalmente realizzato sul mercato italiano. La produzione totale ammonta a 4,1 milioni di tonnellate.
Le stoviglie in ceramica: le 8 aziende industriali occupano 668 dipendenti, per una produzione 9.600 tonnellate e con vendite di prodotto finito pari a 9.500 tonnellate. L’attività sul mercato domestico rappresenta il 75% delle vendite totali. Il fatturato 2024 è pari a 57,8 milioni di euro (+3%), il 63% in Italia.
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