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il 60% delle persone nel mondo è in difficoltà


“Molti ritengono che la vita sia peggiore oggi rispetto a 50 anni fa”. È la frase che sintetizza perfettamente l’edizione 2025 del World Social Report. A New Policy Consensus to Accelerate Social Progress pubblicato dall’Un Desa, il Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite.

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Povertà, conflitti, disastri climatici: un quadro critico

Nonostante i miglioramenti senza precedenti nel benessere materiale, sottolinea il Rapporto, il 60% delle persone nel mondo è in difficoltà e il 12% soffre. Le recenti crisi, le crescenti minacce dei cambiamenti climatici e l’escalation dei conflitti ci ricordano che molte persone sono a un passo dalla povertà, anche nei Paesi che sono riusciti a ridurla. Più di 690 milioni di persone vivono in povertà estrema, con meno di 2,15 dollari al giorno. Più di 2,8 miliardi, più di un terzo della popolazione mondiale, vive con una cifra compresa tra 2,15 e 6,85 dollari al giorno. Vivere con più di 6,85 dollari al giorno non garantisce la sicurezza economica.

Una persona su cinque in tutto il mondo è molto esposta al rischio di disastri climatici. Nel 2024, una persona su sette è stata esposta a conflitti. Conflitti che rispetto al 2010 sono raddoppiati. L’occupazione informale rimane la forma di partecipazione più diffusa al mercato del lavoro nei Paesi a basso e medio reddito. Nell’epoca della gig economy, il lavoro part-time non è scelto per la sua flessibilità, ma è una scelta obbligata a causa della mancanza di posti di lavoro retribuiti con contratti standard.

Pochi ricchi, ma molto ricchi

Reddito e ricchezza, continua il Report, sono sempre più concentrati ai vertici. L’1% più ricco della popolazione mondiale possiede oggi una ricchezza superiore al 95% dell’umanità. Dal 1990, la disuguaglianza di reddito è aumentata nella maggior parte dei Paesi ad alto reddito e in alcuni Paesi a medio reddito, tra cui Cina e India. Il divaria salariale di genere persiste, anche nei Paesi in cui le donne superano gli uomini nel livello di istruzione.

Un nuovo allarme sociale

L’indebolimento della coesione sociale – intesa come forza delle relazioni, senso di appartenenza e fiducia tra i membri di una comunità e nelle sue istituzioni – e la crescente polarizzazione destano preoccupazione. Il World Economic Forum ha identificato la polarizzazione sociale come uno dei cinque principali rischi globali nei prossimi due anni. I dati mostrano che la fiducia nelle istituzioni è diminuita nella maggior parte dei Paesi. Anche la fiducia tra le persone è bassa. Nei Paesi in cui sono disponibili dei dati, si stima che meno del 30% della popolazione ritiene che la maggior parte delle persone sia degna di fiducia. Sempre più spesso, le differenze di opinioni, preferenze, valori e convinzioni portano a percezioni negative sui valori morali degli altri, sulla loro affidabilità e sul loro carattere. Questa profonda mancanza di fiducia ostacola la cooperazione e riduce l’impegno civico.

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Un nuovo consenso politico

Le attuali sfide sociali, conclude il Rapporto, non possono essere affrontate in modo isolato o con approcci frammentari. Sono necessarie soluzioni politiche coerenti e integrate per orientare l’innovazione tecnologica, la globalizzazione, le tendenze demografiche e altre trasformazioni globali verso gli obiettivi di sradicamento della povertà, riduzione delle disuguaglianze, promozione dell’inclusione, sostegno alla coesione sociale e creazione di lavoro dignitoso.

Investire di più e meglio

L’esperienza degli ultimi 30 anni dimostra che la spesa sociale è un investimento necessario. Promuovere l’equità all’interno e tra le generazioni e garantire la sicurezza del reddito richiede maggiori e migliori investimenti. Investire di più e meglio significa non solo ampliare l’accesso ai servizi pubblici, ma anche migliorarne la qualità. Ciò include il miglioramento dei risultati in termini di apprendimento, salute, fornitura di alloggi sicuri e adeguati e la garanzia che tutti i servizi siano affidabili. Questo significa che i programmi di protezione sociale devono essere accessibili a chiunque ne abbia bisogno e che le prestazioni debbano essere adeguate.

Investire di più e meglio richiede di concentrarsi sulla creazione di occupazione, ma anche di lavoro dignitoso. Attualmente, le politiche del mercato del lavoro si concentrano sulla formazione, sull’apprendimento permanente e su altre politiche attive del mercato del lavoro per preparare i lavoratori a un mercato del lavoro in evoluzione. Queste misure, per quanto corrette, da sole sono insufficienti. Promuovere l’accesso al lavoro dignitoso richiede il rafforzamento della contrattazione collettiva, la garanzia di salari adeguati, il miglioramento degli standard di salute e sicurezza e la fornitura di protezione sociale a tutti i lavoratori, compresi quelli con contratti atipici e nel settore informale.

Investire di più e meglio richiede risorse. Ampliare l’impatto redistributivo della tassazione implica l’aumento delle imposte sui cittadini e sulle imprese più ricchi, anche attraverso una tassazione diretta più progressiva, e l’alleviamento del carico fiscale per le fasce a basso reddito. Ma, conclude il Rapporto, i soli interventi politici non sono sufficienti a mantenere unite le società.

Norme e istituzioni hanno scarso significato se le persone non si fidano di loro o non rispettano le regole che definiscono il nostro modo di vivere insieme. In questo momento critico, l’insostenibilità dell’attuale situazione economica, sociale e ambientale dovrebbe costringere le società a ripensare alcune istituzioni per promuovere la solidarietà, la cooperazione e altri fondamenti della coesione sociale. Garantire che tutte le persone siano ufficialmente riconosciute e conteggiate, a partire dall’anagrafe e dall’identificazione legale, è un primo passo essenziale per promuovere l’equità e garantire che ogni membro della società possa partecipare attivamente alla vita economica, sociale e politica.

Scarica il Rapporto

di Tommaso Tautonico

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