Secondo una recente analisi del Community Data Center di The European House Ambrosetti, l’Italia può giocare un ruolo da protagonista nel settore dei data center, diventando la quinta potenza europea (7,6% del mercato continentale) e la dodicesima al mondo
Secondo la società di consulenza McKinsey, il settore dei data center dal 2023 al 2030 dovrebbe crescere tra il 19% e il 22% l’anno, con una domanda globale compresa tra 171 e 219 GW. Un settore, quello dei centri di elaborazione dati, che riguarda anche l’Italia che, digitalizzazione dei processi e sviluppo dell’intelligenza artificiale, avrà bisogno di una potenza di calcolo sempre maggiore.
Potenza di calcolo che, naturalmente, significherà più consumi energetici, con effetti rilevanti anche sull’ambiente.
I DATA CENTER NEL MONDO
Attualmente sono operativi più di 8.000 data center nel mondo, concentrati negli Stati Uniti (33%), Europa (16%) e Cina (10%), e in tutte e le regioni si prevede un’importante crescita nei prossimi anni. Negli Stati Uniti il consumo dei DC dovrebbe passare dal 4% (200TWh) del consumo elettrico nazionale al 6% (260TWh) nel 2026; in Cina, nello stesso anno, i data center richiederanno fino a 300TWh, per arrivare a 400TWh al 2030.
In Europa, invece, il consumo è stato di 100TWh nel 2022, che crescerà a 150TWh nel 2026 (con un aumento quindi del 50%).
I DATA CENTER IN ITALIA
In Italia ad oggi sono attivi 155 data center, con una concentrazione soprattutto nel Nord. Il nostro Paese, però, genera ancora il 45% dell’elettricità dal gas naturale, e uno sviluppo delle rinnovabili tale da soddisfare la crescita del settore appare poco realistico. Da ricordare, poi, l’assenza di centrali nucleari, che potrebbero garantire una disponibilità di elettricità costante e affidabile, oltre che a basso prezzo.
Nel breve periodo sarà quindi difficile espandere l’infrastruttura digitale senza importare grandi quantitativi di energia. Inoltre, dovremo assicurarci di importare energia pulita per evitare danni ambientali, oltre che reputazionali, e in tal senso per il nostro Paese sarà essenziale incrementare la generazione di energia elettrica green.
LO STUDIO DI THE EUROPEAN HOUSE AMBROSETTI
Secondo una recente analisi del Community Data Center di The European House Ambrosetti (TEHA), l’Italia può giocare un ruolo da protagonista nel settore dei data center, diventando la quinta potenza europea (7,6% del mercato continentale) e la dodicesima al mondo. Per TEHA il nostro Paese, grazie a un modello energetico basato su un mix di fonti diverse, potrà abilitare 23 miliardi di euro di investimenti in costruzione, approvvigionamento e riempimento di server IT per nuove infrastrutture entro il 2030.
ITALIA HUB TECNOLOGICO IN EUROPA?
Per questa ragione l’Italia potrebbe diventare un hub tecnologico di riferimento in Europa. Per riuscirci, però, secondo lo studio bisognerà affrontare alcune sfide legate agli investimenti nel capitale umano, alle infrastrutture e al costo dell’energia. Entro il 2028 il volume dei dati passerà da 149 a oltre 394 Zettabyte (un zettabyte equivale a 1.000 miliardi di GB) e il consumo energetico dei data center è destinato a crescere di 6 TWh.
Secondo TEHA, si dovrà migliorare la connettività, semplificare i processi autorizzativi e ridurre i costi energetici, oltre che attrarre e formare capitale umano qualificato. In Italia, infatti, solo il 18,5% dei giovani tra i 20 e i 29 anni possiede una laurea in materie STEM, contro una media europea del 23%.
INVESTIMENTI E CRITICITÀ
In Italia tra il 2023 e il 2024 sono stati investiti nel settore dei data center 5 miliardi di euro, ed entro il 2026 sono previsti altri 10 miliardi. Come dicevamo, però, ci sarà da risolvere il serio problema dei consumi energetici: i data center richiedono infatti grandi quantità di energia (oltre che di acqua) per alimentare sia i server, sia i sistemi di raffreddamento. Secondo le stime, oggi il settore assorbe a livello globale circa il 2% dell’energia disponibile, ma nei prossimi 5 anni il valore potrebbe raddoppiare.
DATA CENTER E INFRASTRUTTURE
Se tra il 2020 e il 2028 la produzione da fonti rinnovabili aumenterà di 42 TWh, la mancanza di infrastrutture adeguate rischia di vanificare il potenziale. Servono quindi soluzioni concrete, in grado di garantire una pianificazione efficace degli investimenti, con tempi e realizzazioni certi.
Per questo, TEHA propone di creare un “Net Zero Digital Energy Hub”, un modello di pianificazione territoriale per concentrare gli investimenti nelle infrastrutture IT ed energetiche. Il Net Zero Digital Hub potrebbe promuovere un modello integrato di pianificazione territoriale che utilizzi risorse diversificate, come idrogeno, biometano e tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 (CCS), che possono garantire tempi certi e minimizzare l’impatto ambientale.
Un’altra soluzione potrebbe consistere nel realizzare delle isole energetiche indipendenti e dedicate esclusivamente ai data center: un sistema che può migliorare la sicurezza energetica, ridurre la competizione con altri settori e garantire un approvvigionamento stabile di energia.
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