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«Non capiamo il perché della bocciatura»


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Più che sciogliere i nodi, la riunione di oggi tra sindacati e vertici aziendali di SuperJet International – l’azienda aeronautica di Tessera partecipata da Leonardo spa “congelata” dal 2022, dato che aveva un socio russo – li ha resi più evidenti. L’azienda ha per la prima volta comunicato formalmente la bocciatura totale del piano di rilancio industriale (sia come cessione delle quote, sia come cessione del complesso industriale) arrivata dal Comitato di sicurezza finanziario pochi giorni fa, dopo mesi di sollecitazioni. E ha chiarito di non aver chiaro il perché, di questa bocciatura. Che la politica (il ministro Adolfo Urso) ha ricondotto a una scelta tecnica, dovuta alle sanzioni europee vigenti sulla Russia e le regole della commissione europea.

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«Non abbiamo capito perché hanno bocciato il progetto, abbiamo chiesto spiegazioni con una lettera – ha ammesso l’amministratore delegato Camillo Perfido, all’uscita dall’assemblea – Vogliamo capire gli elementi fattuali su cui ha poggiato il responso». La sensazione, a SuperJet, sia tra i vertici, sia tra i dipendenti, è che si sia scelto di non rischiare, di bocciare qualsiasi nuovo investitore e socio (quello in campo, dal 2023, era degli Emirati Arabi Uniti) per evitare che dei soldi, in un modo o nell’altro, finissero, attraverso la cessione delle quote o dell’azienda, in Russia. Il parere del Csf, d’altronde, parla di “criterio prudenziale” nel motivare la bocciatura.

«Non è una scelta tecnica. Ora Leonardo faccia la sua parte»

Michele Valentini della Fiom Cgil è durissimo. «È un omicidio industriale – dice – La nota mandata dal Comitato all’azienda assomiglia a una supercazzola. Non si può mascherare da scelta tecnica, nel Csf ci sono membri scelti da tutti i ministeri, è una scelta politica per uccidere un’azienda che non si vuole si sviluppi, nel profondo Nord-Est. Sono due anni che è stato presentato un progetto che porta occupazione e investimenti. O forse qualcuno spera che la guerra finisca domani? A Roma devono iniziare a fare il loro lavoro».

Per Fabio Cannava della Fim Cisl il destino è «segnato. Non vediamo altre soluzioni. Ora Leonardo deve portare qui un’attività che dia ossigeno all’azienda e al territorio. Non vogliamo discutere di sanzioni sì, sanzioni no, ma come è stata decretata la fine di questa azienda ne va decretato anche il rilancio» dato anche il generalizzato quadro di crisi industriali. «I lavoratori non possono restare appesi a trattative inconcludenti e scenari sempre più fragili – ribadisce Diego Panisson della Uilm di Venezia – È necessario un intervento immediato per garantire la tenuta occupazionale e produttiva. E oggi, l’unico attore industriale con la credibilità, le risorse e la visione per farlo è Leonardo. Se Superjet dovesse venir meno, sarebbe un’occasione persa per l’intera città di Venezia. Un progetto che ha portato lustro, lavoro e competenze al nostro territorio, rischia di svanire lasciando solo macerie industriali. Sarebbe una sconfitta per tutti». Panisson, come tutti, chiede responsabilità alle istituzioni, per evitare che un’azienda, con i suoi 115 dipendenti, sparisca per eccesso di tecnicismi.

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La bocciatura per evitare rischi, ora la palla passa ai soci residui

Il prossimo appuntamento è l’assemblea dei soci, il 26 giugno. Se non arriverà la ricapitalizzazione (che può arrivare solo dai soci pubblici italiani, Demanio e Leonardo, essendo il socio russo congelato) per l’azienda si aprirà la procedura che può portare alla liquidazione, nonostante l’interesse di mercato ci sia. L’azienda ha fatto sapere di aver chiesto un aiuto per arrivare fino a fine anno, e una copertura delle spese effettuate, per circa 5 milioni, per ora senza riscontro. 

I vertici aziendali, a differenza di parte dei sindacati, continuano a sperare che sia concesso lo sblocco della trattativa con gli Emirati, che promettevano di quadruplicare i posti di lavoro oltre ad aumentare significativamente l’indotto sul territorio veneziano. Ma perché ciò accada, servirebbe ormai uno stravolgimento nello scenario Russia-Ucraina (e Russia-Europa), in pochi mesi.



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