Effetto boomerang per l’Irpef, il taglio aumenta le tasse di 370 mln . La Riforma Irpef ha aumentato il prelievo fiscale di 370 mln (+13%), gravando maggiormente sui lavoratori dipendenti. Nonostante ciò, sul fronte dell’evasione fiscale, a livello europeo l’Italia è ancora uno dei paesi dove si evade di più. Gli incentivi fiscali hanno mobilitato circa 16 miliardi di euro portando benefici per gli investimenti delle piccole imprese e per le assunzioni, soprattutto al Sud.
È questo il quadro che emerge dal lavoro dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), in un’analisi presentata l’11 giugno nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato. Il documento ha ricostruito l’evoluzione degli incentivi fiscali e ne ha valutato l’impatto, mettendone in luce le opportunità, le criticità e i possibili sviluppi.
Impatto del taglio Irpef e drenaggio fiscale
Come evidenzia il testo presentato dall’Upb, la manovra 2025 approvata alla fine dello scorso anno ha utilizzato quasi integralmente gli spazi di bilancio disponibili. Della manovra fanno parte le misure che hanno reso strutturali la decontribuzione, tramite l’introduzione di un bonus e di detrazioni specifiche per il lavoro dipendente, e l’accorpamento delle aliquote dell’Irpef disposto per il solo 2024. Si tratta di modifiche che, da un lato, danno maggiore stabilità al sistema, spiega UPB, ma, dall’altro, aumentano la sensibilità dell’imposta personale sul reddito all’inflazione, soprattutto per i lavoratori dipendenti. In base a stime ottenute con il modello di microsimulazione dell’Upb, si legge nel documento che “nel passaggio dal regime 2022 a quello 2025, il maggiore prelievo da drenaggio fiscale associato al 2% di inflazione è più alto di circa 370 milioni (+13%)”.
L’intensificazione del drenaggio fiscale, quindi, è concentrata sui lavoratori dipendenti. l’Upb osserva, inoltre che ” Interventi come quelli introdotti con la legge di bilancio per il 2025 aumentano la progressività dell’Irpef e accrescono la sua sensibilità al drenaggio fiscale. A lungo andare, quindi, in assenza di un’indicizzazione dei parametri, l’effetto combinato dell’inflazione e della maggiore progressività dell’imposta tende a erodere i benefici che si intendevano apportare con le misure di sostegno al reddito, rendendole progressivamente meno efficaci”. In buona sostanza, la riforma dell’Irpef, con la rimodulazione delle aliquote, ha una struttura più progressiva con aliquote marginali elevate che produce un maggiore drenaggio fiscale. Questo fattore, combinato all’inflazione, rischia di erodere l’aumento del reddito, obiettivo principale della misura che ha come obiettivo l’allegerimento proprio del peso delle imposte sul ceto medio.
Analisi degli incentivi fiscali
Il capitolo dedicato agli incentivi dell’Upb fornisce un’analisi degli effetti delle misure fiscali nell’ambito di Industria e Transizione 4.0. Tra il 2017 e il 2022, gli incentivi hanno mobilitato circa 16 miliardi di euro e hanno inciso sul comportamento delle imprese. Il passaggio ai crediti d’imposta ha comportato anche una diversa composizione delle imprese beneficiarie. Le deduzioni erano concentrate per l’80% nel manifatturiero, i crediti d’imposta hanno trovato maggiore diffusione nei servizi e nelle costruzioni, passate dal 5% all’8-9% del totale. Inoltre, si evidenzia un riequilibrio territoriale, con una crescita significativa della quota di imprese beneficiarie nel Mezzogiorno (dal 15% al 25%) e una maggiore partecipazione delle piccole imprese. L’efficacia degli incentivi è stata più marcata nei crediti d’imposta, che hanno generato tassi di investimento superiori rispetto alle maggiorazioni, soprattutto nelle imprese più piccole e nel Sud Italia.
Lotta all’evasione fiscale e riforma fiscale
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Nel corso della presentazione del rapporto si è parlato anche della lotta all’evasione fiscale e riforma fiscale. A tal proposito la presidente dell’Upb, Lidia Cavallari, ha dichiarato «la piena attuazione della riforma fiscale dovrà trovare un equilibrio tra l’esigenza di coperture strutturali e il conseguimento degli obiettivi previsti dalla legge delega. La tenuta dei conti pubblici e la sostenibilità sociale del prelievo richiedono un’azione decisa per la riduzione dell’evasione fiscale». A questo fine, secondo Lilia Cavallari «sono stati raggiunti negli ultimi anni risultati significativi soprattutto in ambito Iva attraverso strumenti volti a limitare ex ante le possibilità di evasione. Il livello stimato di evasione resta tuttavia fra i più elevati in Europa, ma resta necessario rafforzare la capacità di riscossione».
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