L’UPB presenta al Senato il nuovo Rapporto: sotto la lente crescita, debito, difesa e incentivi alle imprese
Oggi, nella sala Zuccari del Senato è stato presentato il Rapporto sulla politica di bilancio dell’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB). La Presidente Lilia Cavallari ha aperto i lavori illustrando la relazione principale, seguita dagli interventi dei consiglieri Valeria De Bonis e Giampaolo Arachi. A chiudere l’incontro è stato il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
Il Rapporto costituisce un’analisi a tutto campo sulle prospettive economiche, i conti pubblici e le sfide strutturali dell’Italia. Ecco di seguito una panoramica dei principali argomenti toccati.
CRESCITA SOTTO LA MEDIA EUROPEA
In un contesto internazionale incerto, aggravato dalla guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti, l’Italia ha chiuso il 2024 con una crescita dello 0,7%, sotto la media dell’eurozona (0,9%) per la prima volta dal 2021. Pesano il modesto aumento dei consumi (+0,4%), degli investimenti (+0,5%) e la debolezza industriale, mentre i servizi restano il principale traino del PIL.
GLI EFFETTI DEI DAZI USA SULL’ITALIA SECONDO L’UPB
L’inasprimento delle barriere commerciali statunitensi penalizza alcuni settori strategici dell’economia italiana e potrebbero costare due decimi di PIL nel 2026 e un decimo nel 2027.
Secondo le stime dell’UPB, i nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti danneggerebbero in primo luogo l’industria farmaceutica, il comparto estrattivo e la produzione di autoveicoli, con ricadute occupazionali significative sulla fabbricazione di metalli e di macchinari e nel settore tessile.
Particolarmente vulnerabile risulta l’attività estrattiva, fortemente integrata con l’industria manifatturiera e quindi esposta a un effetto domino sulla catena produttiva. Le conseguenze dei dazi, inoltre, si estenderebbero anche ai servizi collegati, come gli studi professionali di ingegneria, architettura e consulenza legale, ai servizi di pubblicità e marketing, fino alle attività di ricerca del personale e gestione delle risorse umane.
FINANZA PUBBLICA: DEFICIT IN CALO, DEBITO ANCORA ELEVATO
Il deficit pubblico è sceso dal 7,2% del PIL nel 2023 al 3,4% nel 2024, grazie al venir meno del Superbonus. Il saldo primario – il dato principale preso in considerazione dalla nuova governance Ue – torna positivo (0,4%) dopo quattro anni.
Tuttavia, il debito si attesta al 135,3% del PIL e potrebbe raggiungere il 137,6% nel 2026, prima di scendere. La pressione fiscale è salita al 42,6% del PIL, mentre la spesa per interessi è cresciuta al 3,9%.
IL PESO CRESCENTE DELLE SPESE PER LA DIFESA
L’Italia dovrà rafforzare la spesa per la difesa in linea con le nuove indicazioni europee (piano REArm Europe e SAFE). Dal 2025 al 2027 sono previsti incrementi per circa 12 miliardi complessivi. Attualmente la spesa difensiva italiana si attesta all’1,5% del PIL, inferiore a quella di Germania, Francia e Polonia. L’UPB sottolinea che, a seconda dell’intensità del ricorso alla clausola UE di salvaguardia per la difesa, l’impatto sul debito potrebbe variare fino a +3,8 punti di PIL entro il 2031 rispetto al Piano strutturale di bilancio di medio termine (PSB).
SUPERBONUS ED EDILIZIA, UPB: EFFETTI INIZIALI FORTI, MA IN CALO
Gli incentivi edilizi post-pandemia hanno sostenuto la crescita del PIL per quasi 4 punti cumulati tra il 2020 e il 2023, con un picco di 1,5 punti nel 2021. Tuttavia, la loro efficacia è diminuita nel tempo: nel 2022-23 solo il 60% degli investimenti edilizi sarebbe stato realizzato grazie ai bonus, sollevando interrogativi sull’efficienza complessiva della misura nel medio termine.
INCENTIVI INDUSTRIA/TRANSIZIONE 4.0
Gli incentivi fiscali per gli investimenti delle imprese, strumento chiave di politica industriale, soprattutto per sostenere la trasformazione digitale e tecnologica, hanno assorbito 16 miliardi tra il 2017 e il 2022, sostenendo gli investimenti e migliorando i flussi di cassa delle aziende.
Dal 2017 al 2019 si è fatto ampio uso di deduzioni fiscali, mentre dal 2020 il sistema è passato ai crediti d’imposta, più rapidi da utilizzare e spesso cedibili o rimborsabili. Tali misure si sono mostrati particolarmente efficaci per le PMI e il Mezzogiorno. Il cambiamento ha ampliato l’accessibilità agli incentivi, ma ha anche aumentato l’incertezza per i conti pubblici, rendendo difficile prevedere ex ante il reale impatto sul gettito fiscale.
Inoltre, guardando al futuro e con la maggior parte delle agevolazioni in scadenza nel 2025, l’UPB sottolinea la necessità di ripensare il sistema, privilegiando strumenti ben mirati e sostenibili per evitare sprechi di risorse pubbliche.
OCCUPAZIONE IN CRESCITA, MA PRODUTTIVITÀ E SALARI ANCORA FRENATI
Il mercato del lavoro ha mostrato resilienza, con l’occupazione in aumento dell’1,6% e la disoccupazione al 6,5%. Malgrado ciò, i salari reali accusano l’inflazione e sono ancora inferiori ai livelli pre-pandemia, mentre la produttività industriale ha segnato performance negative in quattro degli ultimi cinque anni. Il calo della produttività è legato anche al trasferimento di lavoratori verso settori a basso valore aggiunto.
CLIMA E DEMOGRAFIA: DUE RISCHI STRUTTURALI
L’Italia resta esposta a rischi strutturali: il cambiamento climatico e il declino demografico. La natalità è scesa a 1,18 figli per donna, mentre il Mezzogiorno perde popolazione. Gli eventi climatici estremi, se non governati, potrebbero pesare sulla finanza pubblica per oltre 5 punti di PIL entro il 2050 a politiche invariate (dal momento che l’area del Mediterraneo è la più esposta dell’Eurozona all’impatto del climate change), mentre per lo scenario di neutralità carbonica l’impatto sarebbe limitato allo 0,9%.
UPB: MANTENERE LA LINEA DI PRUDENZA
In conclusione, l’UPB invita a proseguire sul sentiero di prudenza fiscale, puntando su riforme e investimenti strategici. Secondo l’Ufficio, Il successo della programmazione dipenderà dalla piena attuazione del PNRR, dalla gestione del debito e dalla capacità di integrare spese per difesa e investimenti senza compromettere la sostenibilità delle finanze pubbliche.
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