L’intelligenza artificiale conquista sempre più spazio nei bilanci delle imprese italiane. Secondo una recente analisi condotta da Colt Technology Services, società internazionale specializzata in infrastrutture digitali, un’impresa italiana su quattro che ha già avviato investimenti in intelligenza artificiale destina ogni anno oltre 750.000 dollari (circa 675mila euro) a questa tecnologia. Un dato che supera la media globale, dove solo una su cinque arriva a tali livelli di spesa.
La ricerca, realizzata su un campione di 1.236 decision maker IT distribuiti in 13 Paesi tra Europa, Asia e Stati Uniti, ha messo in luce come il 55% delle imprese italiane mantenga un impegno più contenuto, con investimenti annuali in AI fino a 250.000 dollari. A livello globale, le realtà più propense a superare il tetto del milione di dollari sono quelle basate a Singapore (27%), nel Regno Unito (18%) e negli Stati Uniti (14%).
Se si guarda alla penetrazione dell’intelligenza artificiale nelle strategie aziendali, il 51% delle imprese italiane ha già iniziato a investirvi. Un dato inferiore rispetto a paesi come Giappone (90%), Stati Uniti (84%), Germania (69%) e UK (68%), ma che evidenzia un percorso di crescita costante.
Le priorità delle aziende italiane
Nel dettaglio, le imprese del nostro Paese stanno canalizzando i fondi dedicati all’AI su fronti precisi. In cima alla lista, con il 40% delle preferenze, vi è il miglioramento dell’esperienza cliente – una percentuale superiore a quella di qualsiasi altro paese incluso nello studio. Seguono lo sviluppo di prodotti AI-driven (35%), la gestione del capitale umano (35%), la cybersecurity (32%) e la razionalizzazione dei processi interni (33%).
“Le imprese italiane si stanno posizionando in modo sempre più maturo nel contesto dell’intelligenza artificiale – afferma Carlo Azzola, Country Manager di Colt Italia –. Stiamo assistendo a un cambio di paradigma, in cui l’adozione dell’AI è guidata da obiettivi concreti come l’efficienza e la centralità del cliente. È il segnale di una nuova fase: le aziende italiane vogliono essere protagoniste della trasformazione”.
I prossimi scenari: automazione e sostenibilità
Lo studio ha anche analizzato le intenzioni dei cosiddetti “futuri investitori”, ovvero quelle organizzazioni che non hanno ancora adottato l’intelligenza artificiale, ma che intendono farlo a breve. Per queste realtà, il focus si sposta soprattutto verso l’automazione (37%), pur mantenendo attenzione verso cybersecurity (35%) e customer experience (33%).
A livello internazionale, le tendenze variano in base ai mercati: UK e USA pongono enfasi su flessibilità e monetizzazione delle reti, mentre Giappone e Germania si distinguono per la centralità attribuita alla sostenibilità ambientale delle infrastrutture. L’Italia, insieme alla Spagna, mostra invece un interesse marcato per nuove soluzioni di collaborazione e comunicazione (34% e 28% rispettivamente).
Altri temi emergenti includono il passaggio al cloud (prioritario per un quarto delle aziende in Svezia, Danimarca e Regno Unito), l’Edge Computing (Hong Kong 29%, Giappone 22%), e l’impatto del quantum computing, rilevante per una quota significativa di imprese in Francia e Germania.
Verso un’infrastruttura globale intelligente
Secondo Buddy Bayer, Chief Operating Officer di Colt, lo studio rappresenta un’opportunità per comprendere come l’AI si stia integrando nelle attività quotidiane delle aziende, e quali priorità stiano plasmando la spesa IT nel mondo: “Viviamo in un’economia connessa – sottolinea Bayer – dove una rete digitale sicura, intelligente e adattabile rappresenta la base per sostenere l’innovazione. Questi dati ci aiutano a capire meglio i nostri clienti e a progettare soluzioni sempre più allineate alle loro esigenze”.
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