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Bankitalia, Panetta: “Maggiore impegno pubblico e privato per rilanciare l’innovazione” – Economia e Finanza


(Teleborsa) – “L’innovazione è il pilastro su cui costruire un nuovo modello di crescita per l’Europa. La produttività stagnante e il ritardo tecnologico rappresentano le principali fragilità dell’economia europea rispetto a quella degli Stati Uniti. Il contesto globale impone un cambio di passo deciso. Occorre riportare l’innovazione al centro del sistema economico europeo. L’intervento pubblico è essenziale per finanziare la ricerca di base, stimolare la domanda di tecnologie avanzate e orientare gli investimenti in settori strategici. Ma l’intervento pubblico, da solo, non basterà”. Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, alla conferenza “Competitività e innovazione: la risposta europea” organizzata dalla Banca d’Italia e dalla Banca europea degli investimenti.

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“La spesa pubblica europea in ricerca e sviluppo – ha sottolineato Panetta – è comparabile a quella americana, ma spesso meno efficace. Deve essere rafforzata e soprattutto meglio indirizzata. In questo quadro, l’Italia deve colmare il divario con il resto d’Europa. Spendiamo per l’università solo l’1 per cento del PIL, circa un terzo in meno della media UE, e con infrastrutture di trasferimento tecnologico limitate rispetto ai principali poli europei. Occorre investire meglio: rafforzando i centri di eccellenza e valorizzando quelli minori attraverso reti di collaborazione. Nei prossimi anni l’Europa dovrà affrontare sfide decisive – dalla transizione verde e digitale alla difesa – che richiederanno uno sforzo innovativo senza precedenti. È urgente completare la costruzione di un mercato europeo dei capitali pienamente integrato, in grado di canalizzare il risparmio verso progetti imprenditoriali ad alto potenziale. Solo una rinnovata spinta all’innovazione potrà rilanciare la produttività, garantire la crescita e assicurare all’Europa un ruolo di leadership stabile nel tempo”.

Secondo Panettail settore pubblico può sostenere l’innovazione lungo almeno tre direttrici: finanziando la ricerca di base e il trasferimento tecnologico, orientando la propria domanda verso tecnologie avanzate e facilitando la mobilitazione di capitali privati”.
Sempre più spesso, infatti, – ha spiegato Panetta – “le innovazioni più significative nascono dall’incontro tra ricerca di base – generalmente pubblica – e ricerca applicata, svolta dalle imprese. Negli Stati Uniti, la quota di brevetti legata alla ricerca finanziata dal pubblico è salita dal 3 per cento nel 1945 al 30 nel 20105. Questa proficua interazione è particolarmente importante per le start-up innovative, che giocano un ruolo cruciale nel dinamismo economico. I brevetti fondati su pubblicazioni scientifiche, prodotte soprattutto da università e centri di ricerca pubblici, tendono a generare maggiori ritorni economici e a essere più commerciabili, in quanto il linguaggio scientifico ne facilita la valutazione tecnica. Il settore pubblico può intervenire anche sul lato della domanda, acquistando direttamente beni e servizi ad alto contenuto tecnologico, oltre che erogando sussidi diretti. Un esempio efficace è quello delle agenzie statunitensi Advanced Research Projects Agencies (ARPA), che finanziano progetti ad alto rischio e potenziale, spesso ignorati dal venture capital, come nel caso del deep tech. In Europa, esperienze analoghe sono ancora limitate. I programmi Pathfinder e Transition dello European Innovation Council rappresentano un primo passo, ma con risorse – meno di 400 milioni di euro annui – ancora molto inferiori ai circa 7 miliardi di dollari
destinati alle agenzie americane. Infine, – ha concluso Panetta – il settore pubblico può attivare investimenti privati, soprattutto in settori con ritorni altamente incerti e in contesti con minore propensione a investire in capitale di rischio, come in Europa12. Il coinvolgimento di agenzie pubbliche altamente qualificate riduce le incertezze e incoraggia i privati a partecipare. Quando l’intervento pubblico all’innovazione è ben progettato e ben eseguito, i suoi effetti non si esauriscono nel breve periodo. L’impulso iniziale può innescare un circolo virtuoso: la diffusione di nuove idee, l’attrazione di nuove imprese e di lavoratori qualificati creano economie di agglomerazione che rendono l’ecosistema innovativo sempre più forte nel tempo”.



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