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fermare lo SPID a pagamento


SPID a pagamento, arriva l’appello delle imprese al Governo tramite una nota di Assintel-Confcommercio: l’obiettivo è quello di garantire un accesso gratuito e inclusivo ai servizi online.

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Con l’avvio dell’addebito da parte di alcuni gestori privati come Aruba e Infocert del servizio SPID, che rischia di diventare a pagamento in modo generalizzato a seguito della mancata corresponsione dei fondi pubblici previsti per la sua gestione, si riaccende il dibattito sulla necessità di garantire l’accessibilità gratuita agli strumenti digitali.

A farsi portavoce della preoccupazione è Paola Generali, presidente di Assintel Confcommercio, l’associazione che rappresenta le piccole e medie imprese del comparto tecnologico.

L’appello delle imprese al Governo: fermare lo SPID a pagamento

In un momento in cui alcuni provider stanno iniziando a far pagare l’identità digitale – ha dichiarato Generali – riteniamo fondamentale lanciare un messaggio forte alle istituzioni: lavoriamo insieme affinché i cittadini possano usufruire di strumenti digitali diversificati, semplici da usare, disponibili per tutti e soprattutto gratuiti. Solo così la trasformazione digitale potrà essere realmente alla portata di ogni individuo“.

Sul piano pratico, Generali ha auspicato un rapido sblocco dei 40 milioni di euro stanziati per compensare le aziende private che gestiscono il servizio SPID.

È essenziale – ha spiegato – per salvaguardare i milioni di utenti che hanno già attivato l’identità digitale e per favorirne una diffusione ancora più capillare. Inoltre, è indispensabile mantenere alta l’attenzione sul percorso di digitalizzazione del Paese, in linea con gli ambiziosi traguardi fissati dal PNRR per il 2026“.

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A supporto delle sue parole, la presidente di Assintel ha richiamato l’ultimo Report on the State of the Digital Decade, che evidenzia come l’Italia stia compiendo progressi nel campo della digitalizzazione. Tuttavia, lo stesso documento sottolinea la distanza che ancora separa il nostro Paese da altri partner europei, in particolare per quanto riguarda l’inclusione digitale. “SPID – ha ricordato Generali – è uno strumento chiave per colmare queste lacune e deve restare un punto fermo nelle politiche pubbliche, non un servizio da cui disincentivare l’utilizzo con nuove barriere economiche“.

A tal proposito, Assintel rilancia la proposta di istituire sportelli permanenti nei quartieri urbani per accompagnare i cittadini, soprattutto i meno esperti, nell’utilizzo dei servizi digitali. L’obiettivo è rendere le tecnologie un’opportunità concreta per tutti, contrastando il rischio di esclusione. “Il digitale – ha concluso Generali – nasce per includere. Nessuno deve essere lasciato indietro“.

SPID gratuito o a pagamento? Diritti digitali e sostenibilità dei servizi

La digitalizzazione deve essere trattata come un servizio pubblico universale o può essere soggetta a logiche di mercato? SPID è oggi uno strumento fondamentale per accedere a una vasta gamma di servizi della pubblica amministrazione e di enti privati. Dalla prenotazione di una visita medica alla richiesta di un bonus, l’identità digitale è diventata, per molti cittadini, una chiave d’accesso alla vita quotidiana. Per questo motivo, ogni ostacolo al suo utilizzo – compresi eventuali costi – rischia di trasformarsi in una barriera all’inclusione.

Da un lato, la gratuità dello SPID appare una scelta necessaria, quasi ovvia, se si vuole garantire che ogni persona – a prescindere da età, reddito o competenze digitali – possa partecipare pienamente alla vita civile e amministrativa del Paese. In questo senso, SPID dovrebbe essere considerato alla stregua della carta d’identità o del codice fiscale: uno strumento essenziale per l’esercizio dei propri diritti.

Dall’altro lato, però, è innegabile che i provider che offrono il servizio sostengano costi reali per infrastrutture, sicurezza informatica, assistenza tecnica e aggiornamenti continui. Se lo Stato non riconosce loro un adeguato rimborso, come previsto dai 40 milioni di euro non ancora erogati, è comprensibile che le aziende cerchino forme alternative di sostenibilità economica, incluso l’introduzione di un costo per l’utenza.

La soluzione giusta, forse, non è tutta da una parte. L’identità digitale dovrebbe rimanere gratuita per i cittadini, ma il suo mantenimento richiede un modello di finanziamento stabile, trasparente ed equo. In quest’ottica, il ruolo dello Stato è decisivo: deve garantire i fondi necessari affinché i gestori privati possano offrire il servizio senza scaricarne il costo sui cittadini, soprattutto i più vulnerabili.

In un’epoca in cui il divario digitale rischia di amplificare le disuguaglianze sociali, rendere SPID un servizio a pagamento potrebbe segnare un passo indietro. Ma ignorare la sostenibilità di chi lo eroga significherebbe comprometterne l’efficacia e la diffusione. Servono quindi visione politica, risorse pubbliche e, soprattutto, la consapevolezza che il diritto all’identità digitale è parte integrante della cittadinanza del XXI secolo.



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