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Green e digitale, l’età della pietra: le imprese snobbano la svolta 4.0


La Valle d’Aosta imprenditoriale guarda al domani, cerca nuovi mercati e chiede alla Regione un cambio di passo nelle infrastrutture e nei trasporti. E’ un mantra che arriva da tutti i settori, dal turismo all’agricoltura passando per edilizia e industria. Ma a leggere i dati forniti dalle stesse aziende, questo cambio di passo non sembra reciproco e la parola «futuro» appare piuttosto sbiadita nel vocabolario imprenditoriale. Nei due temi cruciali in tutto il mondo, ossia la transizione energetica e digitale, la Valle d’Aosta è ferma al palo: dal 2022 al 2024 oltre l’87 per cento di imprese non ha fatto alcun investimento green, contro il 26% di media nazionale. E se lo si legge al contrario è ancora più chiaro: in Italia il 74% di aziende ha investito in processi o prodotti a minor impatto ambientale contro il 12% della Valle d’Aosta. Impietoso anche il raffronto della transizione digitale: a livello nazionale l’82,5 per cento di aziende ha adottato tecnologie 4.0 contro il 13% della Valle d’Aosta. Per non parlare di un settore sulla bocca di tutti e che segnerà il futuro dell’umanità, l’Intelligenza artificiale: l’83,6% di imprese della regione non è interessato a utilizzarla o neppure sa cosa sia. Insomma, si programma il futuro ma con il Commodore 64.

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La fotografia è arrivata dal sondaggio presentato dalla Camera di Commercio all’Università. Il documento, nato durante il Covid in modo abbastanza artigianale per rappresentare alla Regione i bisogni delle aziende locali, è diventato uno strumento attuato con metodi scientifici dall’Istituto Tagliacarne, il Centro Studi delle Camere di commercio. Hanno risposto 1.278 imprese sulle 12.376 iscritte in Valle d’Aosta (11.096 in attività). Lo studio è stato illustrato da Paolo Cortese, responsabile degli Osservatori sui fattori dello sviluppo del «Tagliacarne», alla presenza di Roberto Sapia, presidente della Camera di commercio valdostana e dei vertici della Regione, il presidente Renzo Testolin e il vicepresidente e assessore Luigi Bertschy.

I dati raccontano, rispetto ad altre realtà, una regione che sotto il profilo economico sta decisamente bene: il tasso di disoccupazione è sceso al 3,9% «un minimo fisiologico sotto il quale non si scende» ha spiegato Cortese. E tra il 2021 e il 2023 la Valle è la regione con la crescita più alta di reddito disponibile per le famiglie: +13,3 per cento. Una cifra complessiva di 3 miliardi.

Nell’analisi dell’Istituto Tagliacarne, a fronte di situazioni ben note (il turismo che viaggia a mille mentre commercio, industria e manifatturiero danno segnali di sofferenza assieme all’edilizia) emergono aspetti rimasti lontano dai riflettori come appunto quelli rivolti al futuro, ossia gli investimenti green e digitali. Roberto Sapia nel suo intervento ha parlato di «una regione che resiste, con imprese capaci di adattarsi ma che al contempo manifestano segnali di affaticamento e difficoltà». La sua ricetta: «Formazione, orientamento, aggiornamento continuo per rafforzare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e valorizzare il capitale umano esistente. Industria, agricoltura, costruzioni e turismo: quattro settori strategici che spesso non trovano le competenze necessarie, mettendo a rischio la crescita e l’attrattività del territorio. Occorre un lavoro di sistema che coinvolga imprese, istituzioni, sindacati, scuole, università, per costruire filiere formative coerenti con le reali esigenze del territorio».

E a proposito di tecnologie ha detto: «In questo percorso anche l’intelligenza artificiale può offrire un contributo decisivo. In una regione caratterizzata da microimprese e da una debole vocazione industriale, l’IA può diventare uno strumento per democratizzare l’accesso alla formazione, personalizzare l’apprendimento e sviluppare nuove competenze, oggi indispensabili per restare competitivi. L’adozione di queste tecnologie può aiutare artigiani, agricoltori, operatori del turismo e piccoli imprenditori a migliorare l’efficienza, innovare prodotti, rafforzare il legame tra tradizione e futuro».

Ma i buoni propositi di Sapia si scontrano con le intenzioni dei suoi associati: nel triennio 2025-2027 solo il 7,9% di imprese valdostane prevede di investire nella transizione digitale contro il 62,1% del resto d’Italia. E sul fronte dell’intelligenza artificiale il divario con le altre regioni è disarmante: il 26% di imprenditori ha risposto «non la conosco» (la media italiana è del 6%), il 57% «non mi interessa e non prevedo di usarla» (32,5% nel resto del Paese) e così via. Lassù gli ultimi.

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