Nel 2025, per il 69,6% degli italiani la sostenibilità coincide con la qualità. È questo il dato chiave che emerge dal rapporto “Sostenibilità è Qualità 2025”, promosso da Fondazione Symbola e Ipsos in collaborazione con la Camera di Commercio di Brescia, che indaga motivazioni, percezioni e comportamenti d’acquisto dei cittadini. Una correlazione che si traduce anche in comportamenti concreti. Oltre l’80% degli intervistati è disposto a riconoscere un prezzo maggiore per beni e servizi di qualità sostenibile, tanto nel comparto agroalimentare quanto in quello edilizio. Insomma, la sostenibilità non è più vista come un vincolo: ora è colta come un’opportunità per aziende e cittadini di costruire insieme un’economia più giusta, resiliente e competitiva. È in corso una svolta culturale.
Il documento indaga anche le maggiori preoccupazioni degli italiani per il futuro. L’inflazione e il cambiamento climatico sono in testa, seguite dalla crisi internazionali, la criminalità e l’accesso ai servizi sanitari sono tra le principali preoccupazioni degli italiani. In questo scenario, la sostenibilità emerge come risposta trasversale e concreta a queste fragilità.
I tre driver della sostenibilità
L’indagine si basa su un’analisi statistica multivariata che ha aggregato 22 affermazioni su sostenibilità, comportamenti individuali e reputazione aziendale, identificando tre leve principali:
- Qualità (69,6%): la percezione di alta qualità dell’offerta e la reputazione dell’azienda motivano scelte d’acquisto responsabili.
- Preoccupazione (22%): paura per i cambiamenti climatici, tensioni sociali e disuguaglianze spingono a limitare il proprio impatto.
- Etica (7,4%): è intesa come dovere morale e impegno concreto a favore dell’ambiente e della società.
La qualità resta dunque la forza trainante anche nel 2025. All’interno di questo driver, il peso maggiore spetta alla qualità percepita dell’offerta (42,2%), seguita dalla reputazione dell’offerente (27,4%). In parallelo, crescono i “sostenitori convinti”, che rappresentano ormai il 26% della popolazione. Complessivamente, il 67% degli italiani ha un atteggiamento positivo verso la sostenibilità.
Agroalimentare: sei italiani su dieci si dichiarano sostenibili
Nel comparto alimentare, la sostenibilità è sinonimo di qualità e salute. Il 60% degli italiani si considera un consumatore etico, e l’89% è disposto a pagare di più per prodotti animali sostenibili (87% per quelli vegetali). Per il consumatore, un alimento di qualità è prodotto in Italia (36%), con processi che riducono l’uso di sostanze chimiche (34%), certificazioni ambientali (30%) e attenzione alla filiera (33%). Il 52% ritiene che le aziende italiane siano più attente alla qualità rispetto a quelle europee.
Edilizia: classe energetica al centro delle scelte
Nel settore edilizio, il 65% degli italiani si dichiara etico e sostenibile. Il 74% considera la classe energetica un criterio fondamentale nella scelta di un immobile, mentre l’88% è disposto a spendere di più per edifici sostenibili. Anche qui sostenibilità e qualità si sovrappongono quando l’edificio minimizza lo spreco di risorse (31%), riduce le emissioni di CO₂ (31%), utilizza materiali certificati (31%) ed è concepito per durare nel tempo (29%). Il 48% del sovrapprezzo riconosciuto per un immobile di qualità è giustificato dalla sostenibilità.
Aziende: fiducia alta, ma comunicazione ancora opaca
Il 70% degli italiani ha più fiducia nelle aziende sostenibili rispetto a quelle che non lo sono. Il 66% ritiene ancora però difficile distinguere un’impresa realmente responsabile da una che pratica green o social washing. Solo il 14% conosce davvero questi termini. Nonostante l’84% si dichiari interessato alla sostenibilità, la mancanza di strumenti semplici e trasparenti genera confusione e incertezza.
Cresce così la richiesta di certificazioni accessibili, standard condivisi e una comunicazione più chiara, per valorizzare le imprese che operano con coerenza.
di Monica Sozzi
Copertina: Unsplash
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