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In Valle manca la manodopera anche per colpa dei salari


Nel presentare i dati del sondaggio Roberto Sapia ha elencato anche i nodi del mondo imprenditoriale locale: problemi dei trasporti, dei collegamenti stradali, della manodopera e dell’attrattività. Nulla di nuovo, ma messi in fila fanno sempre un po’ effetto. Due metri più in là del presidente della Camera di commercio valdostana c’era l’assessore e vicepresidente della Regione Luigi Bertschy, che non ha preso benissimo l’esposizione firmata Sapia: «Roberto ha presentato i problemi, io preferisco le cose belle. Se continuiamo a parlare solo dei problemi, che sono sempre gli stessi e li conosciamo bene, non risolviamo nulla. Bisogna lavorare per risolverli, ed è quello che facciamo». Poi ha elencato un paio di esempi degli interventi regionali per le imprese, come la legge 6 sugli investimenti che in due anni è passata da 3 a 4 milioni di stanziamenti, o gli aiuti per l’imprenditoria giovanile saliti da 600 mila euro a un milione. E i dati della Camera di commercio confermano: negli ultimi due anni il 30% delle imprese ha usufruito di incentivi pubblici e tra queste oltre il 20% di aiuti regionali. E tra queste (all’incirca più di 600) aziende beneficiarie degli aiuti di piazza Deffeyes, il 92,1 per cento ha apprezzato il provvedimento.

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Il giorno dopo l’evento all’università, preceduto peraltro al mattino dalla presentazione dell’iniziativa regionale sull’attrattività (i cosiddetti «50 buoni motivi per venire in Valle d’Aosta»), l’assessore Luigi Bertschy torna sul tema: «Tutti devono fare la loro parte, comprese le imprese, perché la Regione può pure mettere sul piatto per i lavoratori il mutuo casa all’1 per cento, ma se poi gli danno 1.200 euro al mese di stipendio…».

Sull’acceleratore dell’attrattività spingono in particolare gli albergatori e in platea all’UniVdA c’era anche Luigi Fosson, presidente Adava. Ma c’è un problema di salari in Valle? «No – risponde Fosson – nel nostro settore siamo a una media di circa 1.800 euro al mese, ormai 1.500 euro li prendono quelli delle mansioni più basse o con orari ridotti. Certo la paga si riferisce ai mesi lavorati, perché parliamo di stagionali, ma in Valle siamo all’incirca a un 10 per cento in più di stipendi rispetto ad altre zone». «Poi vorrei ricordare il vitto e alloggio che diamo al lavoratore – aggiunge Fosson -. Se il vitto può anche essere un costo relativo, per l’alloggio significa come minimo dai 250 ai 350 euro al mese per l’azienda per ogni dipendente. Infine ricordiamoci anche che il lavoratore è spesso uno stagionale per scelta, magari fa l’estate in Sardegna e l’inverno da noi, lavora 8 mesi e poi per i restanti quattro prende la disoccupazione di 800 euro mensili, che sono pochi ma gli permettono di stare a casa sua aspettando di ripartire».

Vilma Gaillard, la segretaria regionale della Cgil, la pensa in modo un filo diverso: «Beh, direi che l’assessore ha ragione. Il problema dei salari è ovunque in Italia, ma c’è anche in Valle d’Aosta e in particolare nel turismo e nel commercio. Non faccio di tutta un’erba un fascio, ma se togliamo le realtà consolidate che applicano i contratti nazionali e rispettano tutte le regole, per il resto troviamo di tutto e non sempre cose belle. C’è chi neppure applica i contratti nazionali, offre salari minimi e magari non rispetta l’offerta di un alloggio dignitoso al lavoratore. Oppure vediamo stagionali assunti con mansioni inferiori a quelle che fanno realmente, con orari stabiliti e che vengono puntualmente superati e non pagati, magari compensati e a volte neppure quello». «Per questo – aggiunge – abbiamo proposto all’Adava una contrattazione di secondo livello, integrativa rispetto a quella nazionale. E un’altra soluzione per districarsi in questa giungla – conclude – potrebbe essere quella di potenziare i controlli e premiare le aziende virtuose».



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