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Incubo incertezza, Confcommercio si appella a Meloni


Tempismo perfetto. L’assemblea generale di Confcommercio arriva esattamente un giorno dopo la pubblicazione dei dati Istat, che segnano un’inversione di rotta dopo i 26 mesi di segni meno della produzione industriale. Giorgia Meloni approfitta di questo per intervenire in video e da lì rinsaldare i buoni rapporti con una base produttiva che le è sempre stata amica. «Cara premier – le dice il presidente Carlo Sangalli – puoi contare così tanto su di noi che ho già provveduto a mandarti la nostra tessera». Un vero e proprio entusiasmo che si fonda sì sui trend di crescita – l’Ufficio Studi Confcommercio stima un +0,8% del Pil nel 2025 e +0,9% l’anno successivo – ma soprattutto sulla fiducia. Quella dei consumatori sale da 92,7 a 96,5 punti e quella delle imprese da 91,6 a 93,1. «Dati che ci rendono orgogliosi, sicuri della strategia che abbiamo messo in campo, ma che non sono merito del governo. Bensì delle imprese e dei lavoratori», si schernisce Meloni.

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D’altra parte, Sangalli è l’uomo più navigato dell’associazionismo italiano. L’anno prossimo saranno 30 anni di leadership dei commercianti italiani. Sa quindi come presentare le richieste. «Chiediamo di mettere mano a un’agenda urbana nazionale che riconosca il ruolo insostituibile delle attività economiche di prossimità», sottolineando così la centralità delle sue imprese nel sistema produttivo nazionale. Per intenderci, si sta parlando, tra gli altri, di taxi e imprese balneari. «Il commercio su area pubblica attende da tempo la definizione delle linee guida per il rilascio delle concessioni in scadenza». E ancora: «Gli affitti brevi fanno concorrenza sleale alle nostre imprese alberghiere e squilibrano la vivibilità dei nostri centri storici».

Ciò che non tollerano le imprese è l’incertezza. «Serve dare impulso alla crescita e serve continuità nella gestione responsabile della finanza pubblica. A questo si lega l’intenzione del governo di richiedere alla Commissione Ue maggiore flessibilità per la revisione del Pnrr, l’utilizzo dei fondi della politica di coesione e di quelli del Piano sociale per il clima». Da qui la risposta della premier sulla riforma fiscale. «Per aiutare le nostre aziende a rafforzare l’export», spiega, conscia della sensibilità della platea ai rischi dei dazi di Trump.

Confcommercio ritiene infatti urgente rendere strutturale la maggiorazione del costo del lavoro ai fini Irpef e Ires, e l’Ires premiale per le imprese che investono in innovazione e creano nuova occupazione. «Un analogo meccanismo – dice Sangalli – andrebbe previsto ai fini Irpef per gli imprenditori individuali e le società di persone. Bisogna, poi, avanzare nel processo di superamento dell’Irap». Però attenzione a come si procede. Proprio ieri l’Ufficio parlamentare di bilancio ammoniva che la nuova struttura Irpef, essendo più progressiva, produce un maggior drenaggio fiscale. “Se, da un lato, si dà maggiore stabilità al sistema – osservava il Rapporto sulla politica di bilancio – dall’altro aumenta la sensibilità dell’imposta personale sul reddito all’inflazione soprattutto per i lavoratori dipendenti”. Con potenziali ricadute negative su consumi e domanda interna.

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