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Spazio, osservata per la prima volta dalla Terra l’alba cosmica: la più antica luce dell’universo – alanews


È stata osservata, per la prima volta, dalla Terra l’alba cosmica: la più antica luce dell’universo. Ecco in cosa consiste

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L’alba cosmica, la più antica luce dell’universo, prodotta dalle prime stelle oltre 13 miliardi di anni fa, è stata osservata per la prima volta direttamente dalla Terra grazie a una rete di telescopi terrestri avanzati. Questo risultato, ottenuto dal progetto Class (Cosmology Large Angular Scale Surveyor), coordinato da Tobias Marriage dell’Università Johns Hopkins, rappresenta una svolta significativa per la cosmologia moderna e apre nuove prospettive nello studio della materia oscura.

L’osservazione dell’alba cosmica storica dall’Atacama

Per decenni, l’alba cosmica era stata rilevata solo da telescopi spaziali come Planck dell’Agenzia Spaziale Europea, a causa della difficoltà di captare le deboli radiazioni cosmiche di fondo in microonde attraverso l’atmosfera terrestre, fortemente disturbata da interferenze e “inquinamento” elettromagnetico. Tuttavia, la rete di telescopi installata nel deserto di Atacama, in Cile, grazie a sensori di elevata sensibilità e all’uso di dati spaziali per eliminare i segnali disturbanti, è riuscita a isolare e mappare queste radiazioni antiche direttamente dalla superficie terrestre.

Questa prima osservazione terrestre dell’alba cosmica consente di ottenere mappe sempre più dettagliate e accessibili della radiazione cosmica di fondo, consentendo agli scienziati di migliorare la comprensione della velocità di espansione dell’universo e dell’origine della materia oscura, due tra i grandi enigmi ancora aperti della cosmologia.

La scoperta delle galassie più antiche

Parallelamente all’osservazione dell’alba cosmica, la frontiera dell’astronomia si spinge sempre più indietro nel tempo con la scoperta di galassie estremamente distanti: recenti studi condotti con il telescopio spaziale James Webb (JWST) hanno individuato due galassie, denominate Jades-Gs-z14-0 e Jades-Gs-z14-1, con redshift di 14.3 e 13.9, rispettivamente, che rappresentano le galassie più lontane mai osservate, risalenti a soli 300 milioni di anni dopo il Big Bang.

Questa scoperta, guidata da un team internazionale con contributo italiano e pubblicata su arXiv, ha sorpreso gli astronomi per la luminosità e il grado di evoluzione di questi corpi celesti, indicativi di una formazione e crescita delle galassie molto più rapide rispetto a quanto previsto dai modelli teorici tradizionali.

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Il redshift, parametro che misura l’allontanamento degli oggetti cosmici a causa dell’espansione dell’universo, è un indicatore cruciale per datare le epoche cosmiche: galassie con redshift superiori a 14 permettono di studiare il cosmo in un’epoca primordiale, appena dopo l’alba cosmica. Le osservazioni sono state possibili grazie agli strumenti NirCam, Miri e NirSpec di JWST, che permettono di catturare la luce nell’infrarosso, fondamentale per oggetti così distanti.

Questi progressi segnano un nuovo capitolo nella comprensione delle origini dell’universo, in cui l’osservazione dall’alto e da Terra si integrano per svelare il passato più remoto del cosmo.





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