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Indicatori di anomalia per identificare le imprese filtro coinvolte in frodi fiscali complesse


Indicatori di anomalia per identificare le imprese filtro coinvolte in frodi fiscali complesse

Uno studio recentemente condotto dalla Banca d’Italia si concentra sull’identificazione di pratiche illecite legate alla frode fiscale, mettendo in evidenza l’utilizzo delle “imprese filtro”, o Buffer company. Queste società vengono impiegate nelle operazioni fraudolente per nascondere il legame tra le transazioni illecite e i beneficiari finali, creando un ulteriore strato di opacità. Le imprese filtro allungano la rete fraudolenta e proteggono le imprese realmente operative da eventuali implicazioni legali. Questo rende particolarmente difficile il lavoro degli intermediari bancari e finanziari nel rilevare schemi di riciclaggio o evasione fiscale. Il rapporto della Banca d’Italia evidenzia come le imprese filtro possiedano caratteristiche allo stesso tempo simili che differenti rispetto alle imprese cartiere o a quelle legittime. In base ai risultati emersi, lo studio propone un indicatore sintetico che permetterebbe agli operatori di settore di individuare in modo più preciso le imprese filtro, fornendo così uno strumento efficace per le funzioni di prevenzione del riciclaggio di denaro.

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Il campione analizzato di imprese filtro è stato definito utilizzando due principali fonti: da un lato, le decisioni della Corte di cassazione emesse tra il 2018 e il 2023; dall’altro, i dati provenienti dalle Segnalazioni di Operazioni Sospette (SOS) relative a casi di riciclaggio, raccolte tra il 2013 e il 2023. In totale, sono state identificate 39 imprese filtro che hanno presentato almeno un bilancio nel periodo in cui è stato rilevato un comportamento illecito. L’analisi descrittiva condotta evidenzia che, in media, queste imprese risultano di dimensioni maggiori rispetto alla media delle aziende italiane e si concentrano prevalentemente nel comparto del commercio all’ingrosso.

Partendo dai risultati ottenuti, è stato sviluppato un indicatore composito basato su quattro variabili chiave che caratterizzano le imprese filtro: il valore aggiunto generato dall’attività operativa, il peso del capitale circolante, la presenza di segnalazioni nella Centrale dei Rischi e il livello di produttività. Il punteggio finale, ottenuto attraverso questa ponderazione, viene confrontato con una soglia critica definita in base all’analisi della sensibilità e della specificità del test. Se il punteggio supera tale soglia, l’impresa viene classificata come potenziale “buffer company”. Applicando questa metodologia, è stato possibile identificare correttamente il 76% delle imprese filtro incluse nel campione (39 in totale) e il 68% delle 371 imprese non filtro appartenenti al gruppo.

L’indicatore sviluppato rappresenta uno strumento di analisi preliminare, utile come primo livello di valutazione da affiancare ad altri segnali di anomalia. Il suo scopo è supportare l’identificazione di possibili imprese filtro e orientare la decisione sull’eventuale invio di una segnalazione di operazione sospetta all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF). Tuttavia, per rafforzare l’affidabilità e l’efficacia di questo strumento, saranno necessari ulteriori approfondimenti e una base dati più ampia che ne consenta la validazione empirica e il perfezionamento delle capacità di individuazione preventiva.



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