La rivalità tra Israele e l’Iran rappresenta una delle tensioni geopolitiche più durature e complesse del Medio Oriente, caratterizzata da una lunga serie di scontri militari, azioni clandestine e dichiarazioni ostili che si sono susseguite negli ultimi decenni. L’ultimo attacco israeliano del 13 giugno 2025, che ha colpito una serie di obiettivi militari e nucleari iraniani, costituisce l’ultimo capitolo di un’escalation che ha visto un crescendo di violenze e operazioni militari sotterranee, acuite dal conflitto israelo-palestinese e dalla guerra in Gaza nel 2023
Dalle origini della rivalità agli anni ’80: una trasformazione radicale
Prima della rivoluzione islamica del 1979, l’Iran di Mohammed Reza Shah Pahlavi manteneva rapporti relativamente amichevoli con Israele, considerando lo Stato ebraico un alleato strategico in un contesto regionale dominato da regimi arabi ostili. La rivoluzione del 1979 rovesciò questa situazione: il nuovo regime teocratico sciita instaurato dall’Ayatollah Khomeini identificò Israele come un nemico ideologico da combattere.
Negli anni ’80, mentre Israele interveniva militarmente in Libano, le Guardie rivoluzionarie iraniane sostennero la nascita di Hezbollah, organizzazione paramilitare sciita che divenne il principale antagonista israeliano al confine settentrionale. Nel 1983, attentati suicidi e azioni violente di Hezbollah portarono al ritiro israeliano da gran parte del Libano, sancendo una nuova fase di conflitto indiretto, basato sul terrorismo.
Nucleare iraniano e minacce informatiche: la nuova frontiera dello scontro
La preoccupazione per il programma nucleare iraniano si manifestò con forza negli anni ’90 e 2000, in particolare dopo i due attentati terroristici a Buenos Aires (1992 e 1994), attribuiti da Argentina e Israele a Hezbollah e all’Iran, e la scoperta di un programma segreto di arricchimento dell’uranio iraniano nel 2002. Israele si pose da subito come principale oppositore a qualunque accordo che potesse consentire a Teheran di dotarsi di armi nucleari, denunciando violazioni del Trattato di non proliferazione nucleare.
Nel 2010, un nuovo capitolo fu segnato dall’attacco informatico con il virus Stuxnet, attribuito a Israele e Stati Uniti, che sabotò l’impianto nucleare di Natanz, rappresentando la prima volta in cui un attacco cibernetico colpì direttamente un’infrastruttura industriale di uno Stato nemico.
L’era delle operazioni segrete e dei raid: escalation tra il 2018 e il 2025
Sotto la leadership di Benjamin Netanyahu, Israele intensificò le azioni militari contro gli interessi iraniani nella regione, in particolare in Siria, dove Teheran ha sostenuto il regime di Bashar al-Assad. Nel 2018, dopo il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano, Israele dichiarò apertamente di aver colpito infrastrutture militari iraniane in Siria, segnando un’escalation aperta.
Gli omicidi mirati sono diventati un’arma frequente: il generale Qassem Soleimani, comandante delle Guardie rivoluzionarie, fu ucciso in un raid americano a Baghdad nel 2020, un’azione accolta con favore da Israele. Nel 2021, l’assassinio dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, considerato la mente del programma nucleare iraniano, aggravò ulteriormente la tensione.
Nel 2022, la cooperazione tra Stati Uniti e Israele venne formalizzata con la “Dichiarazione di Gerusalemme”, programmata per impedire all’Iran di acquisire armi nucleari, includendo una minaccia implicita all’uso della forza come ultima risorsa. La visita di Joe Biden in Israele rafforzò l’asse tra i due Paesi, segnando un momento di unità nella politica anti-iraniana.
Gli scontri diretti del 2024 e l’attacco israeliano del 2025
Nel 2024, la tensione sfociò in attacchi diretti: ad aprile, un bombardamento israeliano colpì il complesso dell’ambasciata iraniana a Damasco, uccidendo ufficiali delle Guardie rivoluzionarie. L’Iran rispose con un attacco di droni e missili sul territorio israeliano, evento senza precedenti. Successivamente, a ottobre, l’Iran lanciò oltre 180 missili contro Israele in risposta all’uccisione di leader di Hezbollah e Hamas, provocando una nuova serie di raid israeliani su basi militari iraniane.
L’ultimo colpo, del 13 giugno 2025, è stato un massiccio raid israeliano su obiettivi sensibili come impianti nucleari, fabbriche di missili balistici e aree residenziali nella capitale Teheran. Oltre agli attacchi aerei, il Mossad ha condotto azioni di sabotaggio mirate contro scienziati iraniani coinvolti nel programma nucleare. Teheran ha promesso una risposta dura, mentre gli Stati Uniti hanno negato un coinvolgimento diretto in questa operazione, che si è svolta nel pieno dei negoziati internazionali per il nucleare.
Contestualizzazione nel conflitto israelo-palestinese e nelle dinamiche regionali
La rivalità tra Israele e Iran si inserisce in un più ampio quadro di conflitti regionali, tra cui il conflitto israelo-palestinese, che ha radici profonde a partire dall’inizio del XX secolo. Dopo la dichiarazione di indipendenza di Israele nel 1948, la regione ha vissuto una serie di guerre e tensioni che hanno coinvolto direttamente o indirettamente i protagonisti di questo scontro.
Il conflitto israelo-palestinese, caratterizzato da dispute su confini, Gerusalemme, rifugiati e insediamenti, ha visto la divisione politica tra Fatah e Hamas, con quest’ultimo sostenuto dall’Iran. Ciò contribuisce a rafforzare il coinvolgimento iraniano e la percezione israeliana di una minaccia esistenziale. Le tensioni tra Israele e Iran sono dunque alimentate anche dalle dinamiche interne palestinesi e dal sostegno iraniano a gruppi come Hamas e Hezbollah.
Aggiornamenti sul contesto iraniano e tensioni interne
Oltre allo scontro internazionale, l’Iran affronta tensioni interne significative. Nel 2024, sono emerse critiche forti da parte di organizzazioni internazionali come Amnesty International per l’uso della pena di morte, anche contro minorenni come Mohammad Reza Azizi, condannato a morte per un reato commesso a 17 anni. Questi elementi testimoniano un contesto interno complesso che potrebbe influenzare la politica estera e la gestione del conflitto con Israele.
L’Iran, con una popolazione di circa 92 milioni di abitanti e una struttura politica teocratica, mantiene una posizione ferma contro Israele, considerandolo un nemico ideologico e strategico. La Repubblica Islamica continua a sviluppare capacità militari avanzate, inclusi missili balistici e presunti programmi nucleari, alimentando l’allarme internazionale e giustificando, agli occhi di Israele e dei suoi alleati, le azioni di contenimento e attacco.
Questo quadro storico e attuale sottolinea quanto la rivalità tra Israele e Iran sia un intreccio di fattori ideologici, militari, politici e sociali, che coinvolgono non solo i due Stati ma l’intera regione e la comunità internazionale. La cronologia degli eventi mostra un’escalation costante, in cui ogni azione provoca una reazione, rendendo il conflitto sempre più pericoloso e complesso.
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