Nel 2024 la Lombardia è cresciuta dello 0,7 per cento in linea con la media nazionale e sono aumentati l’occupazione e il reddito delle famiglie (che però non riesce a coprire quanto eroso dall’inflazione), ma le imprese hanno ridotto gli investimenti (- 6,9 per cento; per il 2025 i piani delle imprese prevedono ampliamenti capacità produttiva molto della contenuti), i dazi rappresentano un clima di grande incertezza nel breve e medio periodo e la Lombardia appare particolarmente esposta al deterioramento delle relazioni internazionali in ragione del suo elevato grado di apertura da e verso l’estero in termini di commercio, investimenti, mobilità del lavoro, localizzazione degli stabilimenti produttivi. Le esportazioni sono cresciute dello 0,6 per cento, risentendo principalmente della debolezza della congiuntura in Francia e Germania, ma si sono ridotte le esportazioni verso gli Stati Uniti, terzo mercato di sbocco della Lombardia (8,6 per cento delle vendite all’estero della regione). I settori più esposti sul mercato statunitense sono quelli delle bevande, della moda, dei mobili e della farmaceutica. Lo ha detto Giorgio Gobbi, responsabile della sede di Milano della banca d’Italia in occasione della presentazione del rapporto il centro finanziario italiano, qui a Milano, ha spiegato Gobbi, “è fortemente integrato con il resto del mondo. La capacità di far fronte alla difficoltà dipende in larga misura dalla velocità con cui i lavoratori, le imprese e le istituzioni saranno in grado di gestire e indirizzare il percorso di cambiamento dell’ultimo decennio. Si tratta di un processo che interessa tutte le dimensioni della società, prima ancora che dell’economia della regione”. Dallo scorso decennio a oggi il numero di occupati è cresciuto in misura molto superiore alla media nazionale. Gran parte dell’incremento è concentrato nei settori di servizi, soprattutto quelli classificati come avanzati, l’industria finanziaria, l’informazione e la comunicazione, le attività professionali, amministrative, scientifiche e tecniche.
Il numero degli occupati nel 2024 è cresciuto di circa 37 mila unità (0,8 per cento), per il positivo andamento del settore dei servizi; il tasso di disoccupazione è sceso al 3,7 per cento. Segnali di indebolimento della domanda provengono dal minor numero di nuove posizioni lavorative e dal maggior ricorso alla Cassa integrazione guadagni. Si tratta di un processo strettamente legato alla trasformazione tecnologica che ridefinisce i confini delle imprese e i vantaggi della specializzazione. “Queste mutazioni – evidenzia Gobbi – hanno ricadute rilevanti sulla domanda di lavoro, sulle nuove professionalità e sulla formazione”. Un secondo cambiamento di grande rilevanza riguarda la finanza d’impresa. La redditività delle imprese è rimasta elevata: gli investimenti produttivi sono stati finanziati prevalentemente con risorse interne e le aziende della regione utilizzano in misura decrescente le forme tradizionali di finanziamento, le banche per il debito e la borsa per il capitale azionario. Sono in crescita, invece, sia il ricorso ai mercati obbligazionari sia soprattutto l’apporto degli intermediari specializzati nell’offerta di mezzi patrimoniali. Il credito bancario alle imprese è diminuito dell’1,6 per cento mentre è aumentato l’apporto di risorse patrimoniali da parte dei fondi di private equity. Nell’ultimo triennio gli investimenti di venture capital hanno raggiunto lo 0,1 per cento del pil regionale, un valore quasi triplo rispetto alla media italiana, seppure ancora inferiore al dato medio dell’Unione europea. La finanza, è stato evidenziato nel corso della presentazione, è uno dei fattori che facilita la riorganizzazione del sistema produttivo. Nell’ultimo decennio circa 2200 imprese lombarde sono state oggetto di fusione acquisizione, circa un terzo delle operazioni registrate a livello nazionale.
Gli investimenti pubblici, evidenzia il rapporto, sono stati sostenuti dalle risorse del Pnrr per interventi da realizzare in Lombardia (quasi 14 miliardi di euro) e dai progetti connessi con le Olimpiadi Invernali di Milano Cortina 2026 (quasi 2,4 miliardi, di cui oltre due miliardi pubblici). Dal punto di vista delle famiglie, il reddito disponibile è aumentato dell’1,2 per cento in termini reali, un po’ più alto del livello nazionale. Le retribuzioni sono cresciute in misura contenuta, ma il recupero del potere d’acquisto eroso dall’inflazione è ancora parziale. Una situazione comunque positiva che ha visto una ripresa della crescita dei mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (1,8 per cento) e ha continuato a espandersi il credito al consumo (6,7 per cento). Le compravendite di immobili residenziali sono aumentate, favorite dalla diminuzione dei tassi di interesse, e le quotazioni sono ancora salite (rispettivamente 0,5 e 4,1 per cento). Nel segmento non residenziale le compravendite sono cresciute del 2,7 per cento, a fronte di un calo delle quotazioni dell’1,2 per cento.
L’offerta formativa della Lombardia si conferma anche quest’anno un’eccellenza e, in particolare il sistema universitario, rappresenta un punto di forza della regione, con 13 università, 35 dipartimenti d’eccellenza (il 27 per cento di quelli regionali) e una elevata qualità della ricerca svolta; i flussi di studenti provenienti da altre regioni sono molto elevati. Una situazione che, poi, si riverbera sul sistema delle imprese. Tra il 2012 e il 2024, sono state create in Lombardia 8.300 start up innovative (il 27 per cento del totale nazionale), attive prevalentemente nella consulenza informatica, nello sviluppo di software e nella ricerca. Il sistema universitario lombardo contribuisce al trasferimento tecnologico con i brevetti (12,9 ogni 100 docenti afferenti all’area scientifica in regione; 5,4 in Italia), gli spin off accademici (300 tra il 2004 e il 2024) e la partecipazione al Competence center Made con sede al Politecnico di Milano. Inoltre un’impresa su due dell’industria in senso stretto ha investito in tecnologie digitali avanzate. Nel 2024, circa la metà delle aziende del comparto ha beneficiato degli incentivi previsti dal programma Transizione 4.0 per la digitalizzazione delle imprese. Tra le tecnologie più diffuse, vi è la robotica; l’utilizzo dell’intelligenza artificiale appare invece limitato, sebbene più di un’azienda su due preveda di farvi ricorso entro il 2027.
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