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Parco dei 5 Laghi, una truffa? Dopo un anno non esiste nulla. Coldiretti all’attacco


A Ivrea e dintorni, i cinque laghi ci sono, eccome. C’è il Sirio, balneabile e amato da generazioni. C’è il Pistono, incorniciato dai vigneti e dal castello di Montalto Dora. C’è il Nero, misterioso e selvaggio. E ci sono San Michele e Campagna, più piccoli ma non meno affascinanti, immersi nel verde e in un patrimonio naturale che tutto il Piemonte ci invidia. Ma quello che manca – dopo un anno – è il Parco.

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Già, perché il tanto sbandierato Parco Naturale dei 5 Laghi di Ivrea, istituito con una legge regionale datata 28 marzo 2024, doveva diventare ufficialmente operativo il 1° giugno dello stesso anno. Doveva. Perché oggi, 13 giugno 2025, il parco non esiste ancora nei fatti. Non esiste una gestione, non esistono interventi di manutenzione, non esiste – soprattutto – una visione. E mentre la natura va avanti da sola, tra sentieri invasi dalle erbacce e cartelli scoloriti, la politica dorme.

Coldiretti Torino ha deciso di rompere il silenzio e lanciare un grido d’allarme.

“Serve subito – alza il tiro il presidente Bruno Mecca Cici – un tavolo di concertazione con la Città Metropolitana e i sindaci dei Comuni coinvolti. Abbiamo perso un anno prezioso e non possiamo più permetterci di aspettare”.

L’obiettivo è chiaro: non l’ennesima cornice burocratica, ma progetti concreti, reali, capaci di far vivere e valorizzare un’area dalle potenzialità enormi.

E le idee non mancano. Coldiretti le snocciola con precisione: controllo faunistico, agricoltura dei prodotti tipici, turismo dolce legato alla Via Francigena, educazione ambientale, enogastronomia, qualità delle acque. Ma per farlo servono risorse, bandi, pianificazione, e – soprattutto – una guida. Una cabina di regia che oggi manca del tutto.

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“Abbiamo sempre detto – ribadiscono da Coldiretti – che questo territorio non aveva bisogno di un’etichetta chiamata ‘Parco’, ma di una visione, di una strategia. Avremmo potuto utilizzare questi mesi per avviare un laboratorio di sviluppo sostenibile, coinvolgendo in primis le aziende agricole locali. Invece ci ritroviamo fermi al palo”.

Il paradosso è che la legge istitutiva, approvata sul finire della scorsa legislatura, aveva già preso tempo: aveva fissato la data di avvio dell’area protetta a oltre due mesi dalla sua entrata in vigore, il 1° giugno 2024, proprio per consentire alla Città Metropolitana di elaborare gli strumenti di pianificazione. Strumenti che, a distanza di un anno, non si sono visti. O meglio, sono rimasti nei cassetti.

Nel frattempo, la gente continua a passeggiare attorno ai laghi. I turisti arrivano in bicicletta lungo i sentieri. Le famiglie si godono le spiagge del Sirio. Ma tutto questo avviene senza alcuna coordinazione, senza tutela, senza manutenzione strutturata. E soprattutto, senza valorizzare le tante realtà agricole che da decenni custodiscono questo paesaggio con fatica e passione.

Il rischio, denunciano gli agricoltori, è che il Parco diventi l’ennesima occasione mancata. Un titolo su una delibera, una bandierina sulla cartina, magari utile solo a qualche amministratore per vantarsi in campagna elettorale. Ma per il territorio – quello vero, fatto di persone, animali, acqua e terra – serve ben altro: serve azione, presenza, ascolto.

Ivrea, Chiaverano, Montalto Dora, Borgofranco d’Ivrea, Cascinette d’Ivrea: sono questi i Comuni chiamati a fare squadra. Insieme alla Città Metropolitana. Insieme alle imprese agricole. Insieme – perché no – alle scuole, ai cittadini, ai volontari. Perché un Parco, se vuole vivere, ha bisogno di essere pensato, gestito e abitato. Non solo istituito.

Insomma, la natura c’è. I progetti anche. Quello che manca è solo – ancora una volta – la volontà politica di fare le cose. “Ma il tempo è scaduto. E la pazienza, pure….” passa e chiude Coldiretti.

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