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Il Canada aderisce al piano europeo di riarmo: svolta strategica nei rapporti con l’UE


di Andrea Pinto

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Il Canada si prepara a entrare ufficialmente nel piano europeo di riarmo lanciato dall’Unione Europea nel marzo scorso. L’annuncio è arrivato direttamente dal primo ministro canadese Mark Carney, che ha confermato l’intenzione di firmare l’adesione al programma in occasione del vertice UE–Canada previsto per il 23 giugno nei Paesi Bassi. Si tratta di una svolta importante per Ottawa, che per la prima volta guarda all’Europa come partner industriale e strategico per le forniture militari, allargando il proprio orizzonte oltre l’asse tradizionale con gli Stati Uniti.

Il progetto europeo, noto come “ReArm Europe”, è stato concepito per rafforzare la base industriale e tecnologica della difesa del continente, alla luce delle tensioni internazionali e del conflitto in Ucraina. Il piano include il programma SAFE (Security Action For Europe), che prevede una linea di prestiti pari a circa 235 miliardi di dollari (150 mld di euro) destinati a stimolare la produzione e l’acquisto congiunto di armamenti tra Stati membri e partner esterni. L’ingresso del Canada rappresenterebbe la prima adesione significativa da parte di un Paese non europeo.

Secondo il premier Carney, l’adesione canadese mira a diversi obiettivi strategici: ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti nella fornitura di equipaggiamenti militari, favorire l’export di materie prime canadesi come acciaio e alluminio per la produzione di sistemi d’arma e, soprattutto, rispettare l’impegno preso in ambito NATO di portare la spesa per la difesa al 2% del PIL. Tale obiettivo, ha dichiarato Carney, sarà raggiunto prima del previsto, grazie anche a questa nuova alleanza industriale con l’Europa.

Il ministro della Difesa canadese David McGuinty ha confermato che il governo intende firmare formalmente il patto entro il 1° luglio, così da permettere alle imprese canadesi di partecipare ai bandi europei già nel secondo semestre del 2025. McGuinty ha definito l’iniziativa “una grande opportunità” per l’economia canadese, in particolare per i settori dell’estrazione mineraria, della siderurgia e della manifattura avanzata.

Il Canada, al pari di altri alleati occidentali, sta progressivamente riorientando la propria politica industriale verso una maggiore autonomia strategica, in risposta all’instabilità geopolitica globale. Tuttavia, l’ingresso in ReArm Europe non è privo di critiche. Organizzazioni pacifiste e ambientaliste come Greenpeace e Peace Brigade International hanno espresso forte preoccupazione per l’iniziativa, denunciando il rischio di una nuova corsa agli armamenti. In un comunicato congiunto, le due associazioni hanno dichiarato: “Il riarmo dell’Europa non porterà la pace. Al contrario, ci avvicinerà ancora di più alla guerra. È una deriva pericolosa e inaccettabile”.

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Le reazioni in ambito internazionale restano al momento contenute, ma il dossier canadese sarà certamente oggetto di discussione nei prossimi appuntamenti multilaterali. Tra questi, il summit NATO in programma all’Aia il 24 e 25 giugno, dove si discuterà anche della ripartizione degli oneri di difesa e del rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza Atlantica.

L’annuncio di Carney conferma un cambiamento significativo nell’approccio canadese alla difesa: da attore secondario a partner industriale di primo piano nel nuovo sistema transatlantico. Se l’accordo verrà ratificato nei tempi previsti, il Canada potrà accedere a commesse europee nel campo dei mezzi blindati, dei sistemi missilistici e delle tecnologie avanzate. È una mossa che potrebbe generare importanti ricadute economiche e occupazionali per il Paese nordamericano, rafforzando al contempo il legame politico e strategico con Bruxelles.

L’adesione al piano ReArm da parte del Canada assume dunque una valenza duplice: da un lato, risponde a logiche di difesa e sicurezza condivisa; dall’altro, si inserisce in una più ampia strategia di rilancio dell’economia industriale in un mondo che si sta rapidamente polarizzando. Resta ora da vedere come reagiranno gli Stati Uniti, finora principali fornitori di armamenti per Ottawa, e in che modo evolverà il nuovo asse euro-canadese all’interno della complessa architettura geopolitica del XXI secolo.

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