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“L’Italia è ferma, servono scelte forti”


Sigle dei lavoratori assenti, governo fermo, imprese allo stremo: da Rapallo parte l’allarme degli industriali. E il piano Industria 5.0 è un caos. 

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Un paese bloccato tra attese e paure: le imprese alzano la voce

“Serve un overboost pazzesco”. A Rapallo, nella seconda giornata del convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Emanuele Orsini rompe gli indugi e scandisce una verità che molti evitano: l’Italia non cresce, e le imprese sono allo stremo. La ricetta? Un piano industriale straordinario da otto miliardi in tre anni, un tavolo permanente con i sindacati, una visione unitaria che metta fine alle divisioni su temi cruciali come sicurezza, rappresentanza e transizioni. 

Il tempo, però, è il primo nemico: “Il tempo le imprese non ce l’hanno”, avverte il presidente di Confindustria. Sotto i colpi dell’incertezza geopolitica, dell’energia instabile e della burocrazia paralizzante, molte aziende non vedono il domani. Non è più il momento di attendere: è il momento di scegliere.

Un piano da 8 miliardi e il rilancio della “filiera futuro” 

Al cuore del progetto lanciato da Orsini c’è un investimento pubblico massiccio e mirato, capace di sostenere quelle filiere strategiche che tengono in piedi il Paese: “Difendere le imprese significa difendere il lavoro, le famiglie”, ribadisce. Non si tratta solo di fondi, ma di una visione. Un patto sociale nuovo, che coinvolga le parti sociali su obiettivi concreti: dalla casa per chi si trasferisce per lavorare (proposta Confindustria) alla gestione della transizione green.

“La frase più bella? Quella di Maria Anghileri: non possiamo più galleggiare”, sottolinea Orsini citando la presidente dei Giovani Imprenditori. E rilancia: “Dobbiamo investire sulla filiera futuro”.

Cairo scuote l’aula: “Italia ferma, servono decisioni radicali”

Urbano Cairo, editore e imprenditore, prende la parola come una scossa. “Oggi non c’è alternativa, l’Italia non cresce da tempo. Serve qualcosa di molto più incisivo e radicale. Serve coraggio”. E lo dice ripercorrendo la sua esperienza: da La7 a Rcs, risanamenti compiuti a forza di scelte dure e fiducia nei progetti.

Il modello? È quello del fare, non del rimandare. Ma Cairo avverte anche sul clima generale: “La fiducia non basta più. L’incertezza sta diventando una condanna”.

Renzi: “Industria 5.0 è un pasticcio. Il governo ha fatto zero”

A rompere l’equilibrio è Matteo Renzi, che, parlando a braccio dal palco di Rapallo, non usa giri di parole: “Spero che riusciate a portare qualcosa a casa con la prossima legge di bilancio, perché fino ad adesso non hanno fatto nulla”. Il leader di Italia Viva demolisce il progetto Industria 5.0, definendolo “incomprensibile”. E torna a martellare su un’idea centrale: senza una politica industriale coerente, l’Italia resta indietro.

Le sue parole non cadono nel vuoto. Orsini le raccoglie con diplomazia, ma non senza forza: “Ha ragione Cairo, ma oggi il tempo non ce l’abbiamo più”.



Le nuove ombre: energia, Medio Oriente e nucleare politicizzato

Sullo sfondo incombono venti di guerra e nuovi fronti di crisi. L’instabilità in Medio Oriente torna a far salire il prezzo del petrolio, e le aziende italiane tremano per i possibili rincari sull’energia. “Sono scenari che purtroppo non saranno brevi”, avverte Orsini, “e peseranno come un macigno sui costi”.

E proprio sull’energia, il presidente di Confindustria lancia un monito: “Sul nucleare dobbiamo correre, ma serve responsabilità da parte di tutti i partiti. Se diventa un tema politicizzato, diventa un problema”.



Sindacati, il convitato di pietra: l’appello all’unità

In questo scenario teso, Orsini tende la mano ai sindacati: “Non ho mai visto i sindacati al nostro fianco su temi che per noi sono fondamentali. Mi auguro che lo siano ora”. È un appello più strategico che ideologico, basato sulla consapevolezza che senza un fronte comune su rappresentanza, sicurezza e attrattività del lavoro, la frattura sociale rischia di allargarsi.

Ma finora, nessuna risposta ufficiale dai leader di Cgil, Cisl o Uil. L’appuntamento di Rapallo si chiude con questa domanda sospesa: la politica e il sindacato sapranno raccogliere l’appello?

Uno scatto che non può più attendere

Dai saloni affacciati sul mare di Rapallo è arrivato un segnale netto: l’Italia è sull’orlo di una stagnazione pericolosa, e il mondo produttivo non può più restare spettatore. Serve coraggio, visione e velocità. Il tempo, come ha detto Orsini, è finito.

La questione ora è se il sistema politico sarà all’altezza del messaggio che gli è stato lanciato. Altrimenti, come ha ammonito Cairo, “non c’è alternativa”. E forse, nemmeno più un alibi.

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