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Consorzio Veneto Garanzie allarga i servizi: maxi-aggregazione allo studio


di
Federico Nicoletti

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Avanzano credito diretto e agevolato. Pronto nel 2026 il progetto rating Esg alle imprese socie

Cresce la diversificazione delle attività per Consorzio Veneto Garanzie, che intanto valuta una maxi-fusione, per aumentare taglia, efficienza e servizi, lungo un trend in accelerazione tra i confidi vigilati. Sono le due direzioni in cui si muove il consorzio con sede a Mestre, espressione del mondo Confartigianato, frutto della fusione, nel 2014, dei confidi di Verona, Treviso e Belluno in quello regionale di secondo grado. Oggi la struttura vigilata da Bankitalia conta su oltre 18.400 imprese socie, in aumento di 250-300 l’anno, quasi tutte in regione, e un patrimonio di oltre 20 milioni.

Il bilancio

Ha appena approvato il bilancio 2024 in assemblea, Veneto Garanzie, chiuso in leggero utile, dopo ricavi per 2 milioni di euro. L’attività vede aumentare la diversificazione rispetto a quella storica della concessione garanzie, frutto dell’intervento generalizzato a copertura dei crediti nell’epoca Covid da parte del Fondo centrale, che aveva spinto i consorzi ad allargare attività e fonti di ricavo.
Lo si vede anche per Veneto Garanzie: «Fino al 2020 il 95% dei nostri ricavi proveniva dalle garanzie sui prestiti. Ma dal Covid in avanti le altre attività hanno raggiunto una quota del 35% – spiega il presidente, Mario Citron -. Alle garanzie su 80 milioni di finanziamenti in essere, le cui commissioni pesano per il 65% sui ricavi, si sono aggiunti credito diretto con la provvista a prezzo calmierato messa a disposizione dalla Regione con Veneto Innovazione, che pesa per un altro 20% sui ricavi, con 885 finanziamenti in essere per 34 milioni, e infine la gestione delle domande di credito agevolato sui bandi nazionali e regionali, che valgono un 15% dei ricavi, con 240 pratiche presentate solo nel 2024, a fronte di oltre 33 milioni di investimenti».




















































L’attività di credito

Ma ha ancora senso l’attività dei confidi, dopo il Fondo centrale? E il credito diretto, fornito con la rotazione in 4-5 anni degli 80 milioni messi a disposizione dalla Regione? «Hanno senso i Confidi, e il numero di interventi in aumento lo mostra, e per le operazioni in cui il Fondo centrale non può intervenire direttamente, dalle fasce di imprese più rischiose alle startup, o per i casi in cui le banche scelgono i confidi per ridurre i rischi d’inefficacia e operativi; e l’intervento del Fondo centrale è in progressivo ridimensionamento – spiega il direttore, Vito Sanfilippo -. Il credito diretto è un ulteriore canale sui micro-importi fino a 50 mila euro che si affianca al canale bancario». E lo stato del credito per le Pmi? «Dallo scorso anno c’è stato senza dubbio un calo degli investimenti, di fronte al clima d’incertezza che spinge le imprese ad attendere – dice il direttore -. Vi si aggiunge, sul fronte liquidità, l’ampio ricorso fatto durante l’epoca Covid; tutto ciò ha influito sulla necessità di credito delle Pmi».

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Le fusioni

E poi c’è l’altro fronte, quello delle fusioni tra confidi. Operazione per far massa critica, aumentare la disponibilità patrimoniale e, con l’efficienza sulle spese, disporre di fondi da investire per aggiornare strutture e servizi. Il Veneto ha visto lo scorso anno le operazioni tra Neafidi e Sviluppo Artigiano, che ha creato Finergis, e la fusione veneto-friulana in Confcommercio, con la nascita di Fidimpresa Friulveneto.
Anche Veneto Garanzie si avvia su questa strada: «Siamo in uno stato avanzato di valutazione, da parte dei cda, con altri due confidi, per arrivare a un’aggregazione, probabilmente nel 2026 – anticipa Citron -. Se andrà in porto, creerà una struttura molto più solida e forte, tra le maggiori a livello nazionale, che risponda anche alla necessità delle banche di avere un unico interlocutore a cui appoggiarsi a 360 gradi». La taglia dell’eventuale confidi risultante, per fare un paragone, triplicherebbe la dimensione attuale di Veneto Garanzie.

Il rating alle imprese

Intanto il consorzio studia nuovi progetti e servizi. Il più immediato è il rating Esg alle imprese associate, per integrarlo nella valutazione del merito di credito, innanzitutto rispetto alla concessione delle garanzie. «Da due anni raccogliamo, con questionari, informazioni Esg dalle imprese socie: l’obettivo è esser pronti nel 2026 – conclude Sanfilippo -. Ma valutiamo anche l’introduzione di un nuovo servizio agli associati di affiancamento nella compilazione dei questionari, sempre più rilevanti, che le banche devono sottoporre alle imprese-clienti».

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16 giugno 2025

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