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Più investimenti e più politiche inclusive per il cinema lombardo


Al Milano Film Fest 2025, Almed – l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – ha portato all’attenzione una riflessione cruciale: senza investimenti nello sviluppo dei contenuti, il potenziale del comparto audiovisivo rischia di restare inespresso.

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Nel talk “Verso un distretto dell’audiovisivo”, la direttrice Mariagrazia Fanchi, in qualità anche di Presidente della Fondazione Lombardia Film Commission, ha presentato un dato aggiornato: la Lombardia è la seconda regione italiana per numero di imprese del settore e la prima per fatturato, avvicinandosi alla soglia simbolica di due miliardi di euro annui. Tuttavia, la fase di sviluppo – quella che consente ai progetti di nascere e strutturarsi – rimane scarsamente sostenuta dalle risorse pubbliche. Da qui la proposta di un modello più integrato, che valorizzi la filiera lunga e favorisca l’emersione di nuove idee.

La stessa urgenza è tornata negli Stati Generali del Cinema Indipendente, dove Fanchi e Armando Fumagalli, direttore del Master in International Screenwriting and Production, sono intervenuti nel panel “E io pago…”. Al centro del confronto, le fragilità del sistema produttivo: dalla scarsità di fondi strutturali alla complessità normativa, passando per le difficoltà di accesso per gli operatori indipendenti. È emersa con forza la necessità di politiche più inclusive e sostenibili, capaci di garantire continuità al lavoro creativo e stabilità alle imprese.

Ma l’audiovisivo è anche un osservatorio delle dinamiche sociali. Nel panel “Focus on: le produttrici nel comparto audiovisivo lombardo”, Mariagrazia Fanchi ha dedicato un focus alla rappresentanza di genere in questo comparto, presentando i risultati di una ricerca inedita. I dati parlano chiaro. Nonostante una presenza significativa delle donne nel settore, ruoli chiave e funzioni apicali restano in larga parte maschili. Un dato su tutti, evidenziato nella cornice della terza edizione di ALF Premi Cinema: nel 2023 solo il 27% dei lungometraggi di produzione o coproduzione italiana è stato firmato da sceneggiatrici. Da qui l’appello per misure concrete che accelerino il riequilibrio, tra cui premi dedicati, incentivi e criteri premiali nelle policy pubbliche.

Sul versante formativo, Almed ha offerto tre masterclass che hanno evidenziato l’interconnessione sempre più stretta tra università e industria. “La produzione del film: tra creatività artigianale e innovazione tecnologica”, a cura del Master in Ideazione e produzione audiovisiva, cinematografica e per i media digitali, ha messo a confronto due visioni complementari: quella della regista Marina Spada, legata a un approccio etico e autoriale, e quella di Andrea Valenti (Nacon Studio Italia), rappresentante di un’industria videoludica in forte crescita. A guidare il confronto, i direttori del Master Massimo Locatelli e Linda Ovena, che hanno evidenziato come l’AI stia ridefinendo gli strumenti del mestiere senza cancellarne l’anima.

La masterclass “Il cinema è morto? Viva il cinema!” ha esplorato le professioni legate alla valorizzazione, conservazione e comunicazione del cinema attraverso la voce autorevole del critico Steve Della Casa, in dialogo con Elena Mosconi, Maria Francesca Priredda e Simone Soranna del Master in Management dell’Immagine, del Cinema e dell’Audiovisivo. Un racconto che ha restituito vitalità a un settore spesso dato per spacciato, ma che continua a evolversi.

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Il dietro le quinte della serie Sky Hanno ucciso l’uomo ragno è stato al centro della masterclass, organizzata dal Master in International Screenwriting and Production. Con Erica Negri di Sky Studios, lo sceneggiatore Francesco Agostini e il produttore Giacomo Taggi, Armando Fumagalli ha guidato il pubblico tra insight produttivi e scelte editoriali coraggiose. Una lezione sul valore della collaborazione tra broadcaster, creativi e accademia.
 
Un altro esempio di didattica applicata è arrivato dal documentario Okapi, realizzato da Andrea Rinaldi, studente del Master in Ideazione e produzione audiovisiva, cinematografica e per i media digitali. Girato in Congo come progetto di tesi, il corto ha mostrato come la formazione possa generare non solo competenze professionali, ma anche sguardi consapevoli su realtà marginali.

In occasione del Festival, Almed ha, inoltre, animato uno spazio informativo nel Cortile della Rocchetta al Castello Sforzesco, confermando il proprio ruolo come luogo di confronto e osservazione, in un settore che chiede sempre più pensiero critico, dati concreti e capacità di visione. 
 



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