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in Italia un grande divario tra competenze e ruoli disponibili. L’Ai incombe


Secondo il Global Human Capital Trends 2025 di Deloitte, ricerca globale sul mondo del lavoro, le aziende ritengono necessario rivedere i ruoli dei manager anche alla luce dell’impatto dell’Ai

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L’intelligenza artificiale generativa cambierà in modo radicale il mondo del lavoro come mai è accaduto fino ad ora, molto più ci quanto produsse la rivoluzione industriale nella seconda metà dell’800. Cambiano i ruoli, cambia il valore espresso dalle persone e il mismatching tra aspettative e ciò che il mondo del lavoro sarà in grado di restituire. Di tutto questo le aziende sembrano molto attente a captarne gli impatti: secondo l’ultima edizione della ricerca Global Human Capital Trends 2025 di Deloitte, che offre un’analisi approfondita sul futuro del lavoro, più del 60% delle aziende ha riconosciuto l’importanza di rivedere in modo significativo i ruoli dei manager, l’employee value proposition e le modalità di coinvolgimento dei dipendenti. In Italia, un dato interessante è che il 78% delle aziende ha riscontrato una discrepanza tra le competenze disponibili nella forza lavoro e quelle richieste dal mercato, il che ha effetti tangibili sia sulla produttività che sull’attrazione dei talenti. In questo contesto, l’intelligenza artificiale, e in particolare l’intelligenza artificiale generativa, si configura non solo come un supporto operativo, ma anche come uno strumento strategico per ripensare il futuro del lavoro. Secondo Deloitte l’Ai generativa offre l’opportunità di mettere in primo piano il potenziale umano, contribuendo a creare un ambiente lavorativo più adatto alle esigenze attuali e future. Le aziende possono trarre vantaggio dall’integrazione di tali tecnologie per migliorare i processi e ottimizzare le risorse.

Nuova direzione, nuovi timonieri
Il 64% dei leader in Italia, e il 66% a livello globale, pensa che sia necessario ripensare i ruoli manageriali in un’ottica più strategica. Secondo questa visione, l’intelligenza artificiale dovrebbe aiutare a ridurre il tempo dedicato ad attività amministrative, permettendo ai manager di focalizzarsi maggiormente sullo sviluppo delle persone, sulla valorizzazione delle competenze e sull’adozione di nuovi modelli di lavoro. In questo nuovo scenario, i manager possono assumere il ruolo di facilitatori del cambiamento, integrando in modo efficace l’uso di algoritmi con la cultura aziendale, i dati con le relazioni interpersonali, contesto in cui la genAi è fondamentale. Secondo i ricercatori Deloitte, l’adozione di tecnologie avanzate può portare a una struttura organizzativa più agile, capace di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato e alle esigenze del personale. È importante quindi che i leader si preparino a questo cambiamento, investendo nelle giuste competenze e risorse per navigare in un contesto lavorativo in continua evoluzione.

L’Italia si desta?
L’Italia presenta una discrepanza significativa tra le competenze disponibili e i ruoli offerti, con un tasso del 78%, in confronto al 43% della media globale. Questo problema non si limita soltanto alla difficoltà di trovare talenti, ma include anche il fatto che molti lavoratori non hanno accesso a esperienze formative di valore. Al di la della ricerca di Deloitte, è necessario ricordare che il tessuto economico italiano, pur flessibile e resistente alle intemperie, non ha la fisionomia adeguata a offrire alle persone esperienze professionali “ad alta profondità” essere per la maggior parte Pmi. In ogni caso la divario di competenze esiste e va affrontato ed è necessario che le organizzazioni adottino un nuovo approccio, spostando l’attenzione da una ricerca rigida di esperienza pregressa a una valutazione più aperta che tenga conto del potenziale, delle competenze trasversali e dell’importanza di un apprendimento continuo. In questo contesto, l’intelligenza artificiale può svolgere un ruolo significativo nel ridurre il divario di esperienza.

Una Ai può fare
L’Ai applicata al lavoro può contribuire a creare programmi di sviluppo personalizzati e mirati, come la microformazione, che offrono opportunità di apprendimento specifiche. Inoltre, la tecnologia può simulare esperienze pratiche attraverso l’ideazione di scenari realistici, casi di studio o simulazioni, facilitando così l’acquisizione di competenze in un ambiente controllato. Infine, l’automazione di compiti meno rilevanti può liberare tempo prezioso per consentire ai lavoratori di concentrarsi maggiormente sull’apprendimento e sullo sviluppo delle proprie capacità.
La ricerca Deloitte mette in evidenza che secondo il 64% degli italiani intervistati, la personalizzazione della motivazione è considerata un elemento chiave per migliorare le performance, l’engagement, la produttività e la retention e per questo motivo è importante che i leader del futuro sappiano ascoltare e rispondere alle esigenze individuali in modo tempestivo.

Secondo Matteo Zanza, Human Capital Leader di Deloitte Central Mediterranean “L’intelligenza artificiale è un alleato strategico per creare una relazione più sana e vantaggiosa tra organizzazioni e persone ma per costruire un business sostenibile nel lungo periodo è necessario un cambiamento culturale profondo: le persone dovranno essere in grado di collaborare con l’intelligenza artificiale, integrando l’innovazione nel loro lavoro quotidiano in modo consapevole e responsabile; le organizzazioni, invece, dovranno ripensare la governance e le metriche di valutazione per creare nuovi casi di valore che possano portare benefici sia per il business, sia per le persone”.

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