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Made in Italy e sostenibilità: nuovo valore per il manifatturiero, anche con la “fabbrica nello spazio”


Una delle prospettive più affascinanti nella conversazione sulla relazione tra Made in Italy e sostenibilità con Marco Taisch, presidente del MICS e del MADE e docente di Digital manufacturing al Politecnico di Milano, è quella relativa alla fabbrica nello spazio. “Il Made in Italy del futuro – ha osservato in merito alla necessità di allargare i confini del manifatturiero italiano – è quello che viene progettato, concepito e guidato dalla creatività italiana, ma la cui realizzazione fisica può avvenire ovunque, anche nello spazio“. Il riferimento, oltre che alla necessità di garantire al manufacturing del nostro paese la capacità di presidio su tutto ciò che determina il valore dei prodotti va anche alla necessità di comprendere e gestire le prospettive di sviluppo che arrivano dalle tecnologie e dalle applicazioni spaziali, con le quali si possono cambiare i paradigmi della produttività nella costruzione di un futuro sostenibile.

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Come supportare le imprese del Made in Italy nell’integrare i principi e i valori della sostenibilità

Ma il tema centrale, sul quale si sviluppa l’incontro con il prof. Taisch e sul quale si concentra il lavoro del MICS Made in Italy Circolare e Sostenibile (per maggiori informazioni e per entrare in contatto con il MICS vai QUI n.d.r.) riguarda le strategie e le azioni necessarie affinché le imprese del Made in Italy possano integrare i valori della sostenibilità per potenziare la competitività. I mezzi, gli strumenti, le difficoltà e le prospettive nella costruzione di un rapporto nuovo tra Made in Italy e sostenibilità saranno peraltro poi al centro del prossimo Made in Italy Innovation Forum, evento in programma presso il Centro Internazionale Esposizione e Congressi Villa Erba il 23-25 giugno 2025.

Per maggiori informazioni sul programma e per iscriversi a Made in Italy Innovation Forum vai QUI

In effetti la necessità di affrontare la sostenibilità in una modalità che permetta di viverna in relazione diretta con la competitività è oggi indispensabile per qualsiasi azienda, ma lo è soprattutto per le imprese del Made in Italy che devono proteggere e arricchire un posizionamento di valore, in una fase del mercato nella quale la percezione dei valori legati alla sostenibilità sta cambiando profondamente.

A prescindere da alcuni aspetti certamente molto importanti ma contingenti, come le decisioni dell’Amministrazione Trump o come gli effetti del Pacchetto Omnibus UE, è in corso una evoluzione che sta imponendo alle imprese un atteggiamento più pragmatico e concreto verso la valorizzazione della sostenibilità in termini di business (leggi a questo proposito il servizio su decarbonizzazione e competitività industriale n.d.r.).

Da una sostenibilità “top down” a una sostenibilità “market-driven”

L’attenzione globale verso le tematiche ambientali e di sostenibilità – spiega Taisch – ha subito una profonda evoluzione nel corso degli anni, passando da un approccio principalmente “top-down” a una dinamica sempre più “market-driven“. Inizialmente, erano i governi a dettare le linee guida e le normative per limitare l’inquinamento e i consumi energetici, come potevano essere ad esempio le normative sull’automotive. Questa spinta dettata dalla normativa ha contribuito a creare una cultura di maggiore consapevolezza tra i cittadini e i consumatori, e ha creato le condizioni per una sorta di ribaltamento di prospettiva. Possiamo dire che oggi, la domanda di sostenibilità è fortemente determinata dal mercato. Grazie alla presenza e al ruolo di un numero crescente “nativi sostenibili”, ovvero di consumatori intrinsecamente attenti a questi temi. Questo gruppo demografico, oggi principalmente composto da giovani, è destinato ad aumentare il proprio potere d’acquisto nei prossimi 5 -10 anni, ed è prevedibile che abbia un impatto determinante sulla domanda di beni e servizi rendendo la circolarità e la sostenibilità l’unica strategia valida per garantire la competitività del Made in Italy“.

Taisch: Made in Italy e sostenibilità, le imprese devono prendere l’iniziativa

Di fronte a questa crescente domanda, che si forma attorno a criteri e valori ben definiti che non si limitano a efficienza energetica e riduzione degli sprechi, il Made in Italy ha la necessità di disporre di nuovi strumenti. “Le imprese del manifatturiero del nostro paese – osserva Taisch – non devono limitarsi a rispondere a questa domanda, la loro competitività dipende sempre di più dalla capacità di giocare d’anticipo, trasformando la sostenibilità da una mossa difensiva a una proattiva e imprenditoriale“.

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Aggiungere il valore della sostenibilità al Made in Italy per renderlo più competitivo

Aggiungere il valore della sostenibilità e della circolarità al Made in Italy può renderlo ancora più competitivo. “L’intuizione dei governi nella creazione di iniziative come il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per individuare questi temi strategici e per affrontarli con la logica delle Twin Transition è di fondamentale importanza, poiché spinge alla ricerca e all’innovazione in questo settore“.

Bellezza, estetica, funzionalità e qualità del Made in Italy devono integrare anche i valori della sostenibilità

Il concetto stesso di Made in Italy – riflette Taisch -, tradizionalmente associato a bellezza, estetica e funzionalità, deve ora evolvere verso un nuovo concetto di qualità che includa la circolarità. E questo processo presuppone la disponibilità di mezzi e strumenti che consentano di effettuare e guidare questa trasformazione ed è su questi temi che si concentra l’azione del MICS“.

Il profilo del MICS – Made in Italy Circolare e Sostenibile

Il Made in Italy Circolare e Sostenibile è il frutto di un Partenariato Esteso tra università, centri di ricerca e imprese che nasce nell’ambito del programma NextGenerationEU (PNRR) grazie al supporto dei finanziamenti del Ministero dell’Università e della Ricerca con i fondi dell’Unione Europea. Contando sull’operato di 42 enti di ricerca e sulla collaborazione di oltre 100 imprese il MICS lavora per spingere una innovazione finalizzata alla sostenibilità su tre settori strategici del Made in Italy: Abbigliamento, Arredamento e Automazione. Tre settori assolutamente centrali per l’economia del nostro paese e per la sua trasformazione in un’economia sostenibile, considerando che rappresentano il 48% del valore aggiunto della produzione nazionale, il 45% dell’occupazione totale dei lavoratori dipendenti e il 44% degli investimenti in termini di capex nazionale. “In questi ambiti il MICS opera per creare le condizioni e per supportare una transizione verso modelli più sostenibili grazie al ruolo dell’innovazione e della ricerca“.

Taisch: occorre ridefinire il prodotto sostenibile e circolare: materiali, processi e multisettorialità

Come già osservato occorre consolidare e superare il concetto di sostenibilità come “semplice tema di efficienza energetica. “Per affrontare questa sfida e per trasformarla in nuova competitività è necessario attuare un approccio molto più ampio – spiega -, un approccio e una strategia che devono includere il ridisegno del prodotto affinché sia intrinsecamente circolare“.

Questo approccio impone la necessità di:

  • Ricercare e gestire nuovi materiali sostenibili anche per quanto attiene la loro stessa produzione.
  • Sviluppare e attuare processi industriali sostenibili.
  • Predisporre capacità di recupero e di reinserimento in circolazione delle componenti del prodotto.

La circolarità ha bisogno di un approccio multisettoriale

Un elemento distintivo di questa trasformazione – spiega Taisch -, è la multisettorialità dell’economia circolare. Storicamente, il riciclo era pensato all’interno dello stesso settore, come poteva essere il recupero di bottiglie di plastica per farne altre bottiglie di plastica o come il riciclo del vetro. Oggi, invece, la circolarità diventa multisettoriale“.

E i lavori e gli obiettivi del partenariato MICS sono un esempio anche in questo senso, includendo tre dei quattro settori principali del Made in Italy appunto Automazione, Arredamento, e Abbigliamento (Tre delle quattro “A” che si completano con Agricoltura Alimentazione oggetto di un altro partenariato esteso n.d.r.).

Multisettorialità: sostanze plastiche da impiegare nella cosmetica, legno colpito dalla Xylella per la microelettronica

Taisch sottolinea l’importanza economica ed ecologia di un approccio multisettoriale che peraltro grazie al MICS rivela straordinarie potenzialità anche in termini di apertura di nuovi percorsi di innovazione. Due esempi possono essere emblematici delle prospettive che si aprono nel momento in cui si attiva un dialogo e una collaborazione tra settori diversi.

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  • Il primo esempio riguarda il recupero di sostanze plastiche che possono poi essere trattate per un impiego nei settori della cosmetica e del farmaco.
  • Il secondo esempio mette in relazioni comparti apparentemente lontanissimi tra loro ed è basato sull’utilizzo di legno attaccato dalla Xylella (il parassita che causa una malattia grave nelle piante, in particolare negli ulivi, impedendo loro di assorbire acqua e nutrienti, sino a provocarne la morte n.d.r.) per la realizzazione di supporti hardware da utilizzare nel campo della microelettronica.

Questo approccio – torna a evidenziare Taisch -, è reso possibile dalla massa critica e dalla multidisciplinarità del partenariato MICS. La scelta coraggiosa di concentrare i finanziamenti su un unico grande progetto, piuttosto che su tanti piccoli, ha permesso di aggregare una vasta gamma di competenze e conoscenze. La multidisciplinarità, che include ricercatori, designer, chimici, ingegneri (industriali, gestionali, informatici), economisti, sociologi e psicologi, permette di trovare soluzioni innovative e, appunto, anche molto lontane dai settori di appartenenza“.

La necessità di agire anche a livello di quadro normativo

La sfida è certamente complessa, richiede investimenti in ricerca e innovazione, l’adozione di un approccio multisettoriale e multidisciplinare, l’integrazione profonda del digitale ma, aggiunge: “è anche necessario lavorare a un quadro normativo che supporti l’interazione lungo l’intera catena del valore“.

Made in Italy e sostenibilità: il digitale come principale fattore abilitante

Nonostante il nome del partenariato, “Made in Italy Circolare e Sostenibile“, non menzioni esplicitamente il digitale, i temi della digitalizzazione svolgono un ruolo determinante e fondamentale in ogni progetto e in ogni attività. Anche, ma non solo, per adempiere al requisito in base al quale il 40% dei fondi PNRR deve essere investito in tecnologie digitali. Un ruolo, quello del digitale nell’ambito del lavoro di ricerca e supporto del MICS, che è destinato ad andare oltre i paradigmi tradizionali.

Il digitale nel DNA di ogni progetto

Si sta assistendo a un nuovo modo di concepire il digitale – spiega Taisch -: non è più solo integrato nei prodotti. Adesso la tecnologia digitale è intrinseca e cruciale per la ricerca, per l’innovazione e per la progettazione, come dimostrato, ad esempio, dall’uso dei Digital Twin nelle simulazioni per lo sviluppo di prodotti come i freni Brembo (azienda partner del MICS n.d.r.). Senza queste tecnologie, le prove e le simulazioni necessarie per la ricerca e la progettazione sarebbero impossibili. Il digitale è così profondamente integrato nel DNA di ogni progetto che, paradossalmente, è quasi “sparito” nel senso di essere diventato un presupposto implicito e un fattore abilitante assolutamente essenziale“.

Focalizzazione su otto aree tematiche per sfide come la fabbrica nello spazio o come wearable a impatto zero

Il MICS è attivo nello sviluppo e nel supporto di progetti di innovazione basati sulla contaminazione tra discipline diverse e si sviluppa con una focalizzazione su otto Spoke o aree tematiche come Design digitale avanzato: tecnologie, processi e strumenti”; “Strategie di eco-design: dai materiali ai sistemi prodotto-servizio (PSS)”; “Prodotti e materiali verdi e sostenibili da fonti non critiche e secondarie”; “Materiali intelligenti e sostenibili per prodotti e processi industriali circolari e aumentati”; “Fabbriche e processi a ciclo chiuso, sostenibili e inclusivi”; “La manifattura additiva come fattore dirompente della Twin Transition”; “Modelli di business innovativi e orientati al consumatore per catene di approvvigionamento resilienti e circolari”; “Progettazione e gestione della fabbrica orientata al digitale attraverso l’Intelligenza Artificiale e gli approcci basati sull’analisi dati”.

Grazie al lavoro su queste aree tematiche, al modello multidisciplinare e multisettore e alla quantità e qualità delle collaborazioni il MICS ha collocato nel proprio orizzonte sfide in grado di trasformare i paradigmi del Made in Italy come la ricerca per la Fabbrica nello spazio, per lo sviluppo di materiali biostampati per la moda, per l’anticontraffazione per il Made in Italy, per la produzione sostenibile di gioielli e per realizzare prodotti smart personalizzabili e a impatto zero.

Non basta progettare e realizzare un Made in Italy sostenibile, occorre lavorare anche sulla comunicazione

Made in Italy e sostenibilità è una sfida che se chiede tanta innovazione a livello di materiali, di design, di processi di produzione, di collaborazioni multisettoriali è anche una sfida da affrontare a livello di comunicazione. “La circolarità – sottolinea -, non è immediatamente percepibile come la bellezza, la qualità o le funzionalità di un prodotto. Per poterla valutare e apprezzare è necessaria un’analisi più approfondita“.

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La possibilità di utilizzare le etichette come strumento di comunicazione assolve solo in parte a questo compito. Per portare la sostenibilità a pesare nel processo decisionale al pari di tutti gli altri fattori che spingono i consumatori a scegliere prodotti del Made in Italy occorre un lavoro di diffusione della conoscenza e di consapevolezza affinché questi aspetti siano a tutti gli effetti integrati nei prodotti, anche a livello di comunicazione.

Unire innovazione e sostenibilità

In questo senso Taisch invita a lavorare su un posizionamento dal punto di vista della comunicazione che sappia unire innovazione e sostenibilità. “Il Made in Italy del futuro è quello che viene progettato, concepito e guidato dalla creatività italiana, ma la cui realizzazione fisica può avvenire ovunque, anche nello spazio. Inoltre, considerando nel loro complesso i valori della sostenibilità e il ruolo che possono svolgere i prodotti del manifatturiero, occorre lavorare anche a un posizionamento e a una comunicazione di un Made in Italy capace di abbracciare anche la “cura della persona, integrando qualità, bellezza ed esigenze individuali con la valorizzazione del benessere della persona“.

Attenzione ai rischi di un sustainability divide

Formazione, upskilling, reskilling e diffusione di green skill e digital skill rappresentano una componente chiave nella missione del MICS con la quale si supportano le imprese nella concreta attuazione di un Made in Italy sostenibile. Un compito che per contribuire effettivamente alla costruzione di una produzione sostenibile deve sapere affrontare e risolvere i rischi di un “sustainability divide“.

Si tratta di un fenomeno analogo al “digital divide” – conclude Taisch – che abbiamo osservato ad esempio con la diffusione dell’Industria 4.0, caratterizzato da aziende che hanno giocato d’anticipo e hanno compreso l’importanza della sostenibilità, e da altre che sono rimaste ferme. La sostenibilità, da opportunità, rischia di trasformarsi in un rischio o una minaccia se non gestita proattivamente“.

Questo divario appare particolarmente evidente in relazione alla dimensione aziendale: “le grandi imprese tendono infatti ad avere il know-how, le competenze e i budget necessari per affrontare la trasformazione, mentre le piccole soffrono. Ancora una volta l’affermazione “piccolo è bello” non corrisponde più alla realtà, come era già avvenuto per la trasformazione digitale e per la capacità di attrazione dei talenti“.



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