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Truffa milionaria sul bonus facciate, due arresti


Prato, 17 giugno 2025 – Un’operazione antifrode che si è articolata tra Prato e Pistoia: sono stati infatti i militari della Guardia di Finanza di Prato a eseguire il provvedimento emesso dal gip di Pistoia nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura pistoiese, provvedimento che ha portato all’arresto di due persone, poste ai domiciliari.

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I due indagati sono accusati di una frode fiscale da oltre 11 milioni di euro in materia di bonus edilizi. Nell’ambito della medesima indagine le Fiamme Gialle di Prato hanno già sequestrato crediti inesistenti per oltre 8,5 milioni di euro, tre unità immobiliari (tra cui una struttura alberghiera, una fabbrica e un’abitazione privata) per un valore stimato in circa 2 milioni di euro, tre società di capitali, sottoposte a sequestro impeditivo, per un valore complessivo del capitale sociale pari a 300mila euro.

Con il nuovo provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Pistoia, emesso dopo gli interrogatori, i due considerati principali artefici del sistema di frode sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

L’indagine, avviata nel 2022, ha consentito di ricostruire l’operatività di un sistema fraudolento, a livello nazionale, volto alla creazione e commercializzazione di crediti d’imposta fittizi connessi al bonus facciate. Gli indagati, attraverso la falsa attestazione di lavori edilizi mai eseguiti, in tutto o in parte, hanno indotto in errore l’Agenzia delle Entrate, generando crediti d’imposta inesistenti che venivano successivamente ceduti a terzi soggetti in buona fede o monetizzati con il concorso di intermediari professionali. In molti casi, gli immobili risultavano intestati a soggetti completamente ignari, talvolta coinvolti solo formalmente tramite la sottoscrizione inconsapevole di atti preliminari o dichiarazioni predisposte ad arte.

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Il danno stimato per l’erario è enorme, non soltanto in termini economici diretti, ma anche per l’effetto distorsivo arrecato alla corretta allocazione delle risorse pubbliche stanziate per il rilancio del comparto edilizio.

I proventi illeciti, ottenuti dalla cessione fraudolenta dei crediti, sono stati successivamente riciclati e reimpiegati mediante complesse operazioni finanziarie e l’acquisto di beni di lusso, immobili e autovetture di alta gamma, nel chiaro intento di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa delle somme e di reinserirle nel circuito economico legale.

Secondo quanto emerso dalle indagini, le condotte illecite sarebbero state orchestrate da un sodalizio criminale composto da tre soggetti: un imprenditore con precedenti specifici per reati tributari e fallimentari, ideatore del meccanismo fraudolento; un prestanome, formalmente intestatario delle società utilizzate per la creazione dei crediti fittizi; una commercialista attiva tra le province di Prato e Pistoia, già rappresentante legale di una delle imprese coinvolte e materialmente incaricata della trasmissione all’Agenzia delle Entrate delle comunicazioni finalizzate alla generazione dei falsi crediti.

Tutti e tre sono risultati diretti beneficiari dei profitti illeciti derivanti dalla monetizzazione dei crediti fittizi.



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