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ecco perché il Piemonte fatica ad accelerare  – Lavocediasti.it


Nonostante tutto, il 2024 piemontese ha visto il Pil crescere dello 0,7% ma le cose vanno in maniera molto diversa, tra i settori. Soffre l’industria, soprattutto quella automobilistica, con investimenti stagnanti. Le costruzioni invece hanno potuto godere della spinta delle opere pubbliche (soprattutto Pnrr). Meglio i servizi, anche se aree come il commercio soffrono di più.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Lo dice l’analisi della sede della Banca d’Italia di Torino. “Il contesto globale è in evoluzione quasi quotidiana – dice Lanfranco Suardo, direttore della sede di Torino della Banca d’Italia – e purtroppo in peggioramento. Il quadro sul fronte della manifattura è difficile, ma ancora di più per l’automotive“.

Un lieve miglioramento nel 2025

Le previsioni per il 2025 vedono però un lieve miglioramento: già a partire dal primo settembre, ma anche nel prosieguo dell’anno l’industria dovrebbe manifestare ricavi stabili. Per i servizi la dinamica del fatturato dovrebbe addirittura migliorare, così come le costruzioni attendono attività intense.

Leggendo i bilanci diminuiscono le imprese in utile, ma la liquidità è rimasta elevata. Sono tuttavia aumentate le procedure liquidatorie così come è peggiorato il tasso di crediti deteriorati (da 1,8 a 2,2%).

Dazi e componentistica auto

Non spaventano troppo i dazi (esposizione sotto la media nazionale), ma resta la terza destinazione principale in regione. L’enomeccanica di Canelli e Nizza Monferrato sono tra i territori più esposti, come i preziosi di Valenza.

Facendo un focus sulla componentistica auto, cresce di meno il fatturato, così come la redditività. Aumenta l’indebitamento e aumentano le aziende a rischio di insolvenza.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Credito in ripresa

Proprio il credito vede aumentare i prestiti (+1,1) ma per poche aziende. In generale, la domanda è rimasta debole e i tassi di interesse, pur in calo da 6,4%, restano piuttosto alti: 4,8%.

L’industria non assume

E se il mercato del lavoro ha visto il 3% degli occupati in più, le assunzioni nette sono state 22200 (7600 in meno del 2023) e soprattutto si sono azzerate nell’industria. Boom della cassa integrazione: +61%. 

Consumi delle famiglie e mutui

Il reddito famigliare è aumentato grazie al calo dell’inflazione, ma i consumi sono sostanzialmente fermi (+0,5%). Sono sempre di meno però gli individui che vivono in famiglie senza reddito (5,2%), anche se resta sopra il 4% del Nord.

Sono ripresi i prestiti alle famiglie (+0,6 dopo un -1) e sono ripartite le compravendite di case, anche grazie al calo dei tassi. Aumentato il credito al consumo, mentre cala il peso del debito sul reddito.

Dopo il calo del 2023 i depositi si sono stabilizzati e i titoli in portafoglio sono aumentati (+12% del valore). Forte crescita nei fondi comuni di investimento per la componente ESG (804 milioni raccolti, 8 volte il 2023).

Poco competitivi? Colpa dell’età (e non solo)

In generale, però, il Piemonte paga soprattutto una popolazione che invecchia sempre di più, cui si abbina una produttività del lavoro che risulta nulla. Che fare? Investire di più nei macchinari, ma viene zavorrata dalla competenza e capacità del management, dalla capacità di innovare e dalla qualità del capitale umano (anche in termini di formazione).

Pochi laureati

Il Piemonte infatti ha una quota di laureati molto più bassa del resto del Nord e dei traguardi fissati dall’Unione europea. Sono meno del 30% della popolazione giovane. Ma qualcosa di buono c’è: aumentano le immatricolazioni, aumenta l’attrattività degli atenei (9 i dipartimenti scientifici di eccellenza, secondo il Ministero).

Inoltre è molto altro il tasso di occupazione a un anno dalla laurea e in tempi relativamente brevi.

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Sul fronte del trasferimento tecnologico, la quota di brevetti è superiore alla media italiana e del Nord, così come le imprese accademiche (soprattutto start up innovative e numero di brevetti). Ma sono meno diffuse rispetto alla media nazionale, anche se brevettano di più. Il 70% si concentra a Torino e nel 39% dei casi si dedica all’informatica, il 12% alla ricerca e sviluppo e 8% ai servizi Ict. Ma il tasso di sopravvivenza è più basso che altrove.

Poco digitali 

Pesa anche il livello di digitalizzazione del territorio che è inferiore alla media del Nord, così come sono più basse le competenze digitali della popolazione. A bilanciare la situazione sono i servizi pubblici digitali, a livelli superiori rispetto alla media.

Soffre però la diffusione di connessioni ultra veloci, anche se in miglioramento e si usano poco i big data per aiutare le scelte aziendali.





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