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Metalmeccanici in sciopero: a Lecco il comparto traina l’economia, ma il contratto resta fermo


Con quasi 2.000 imprese e 32.000 addetti, il settore è il cuore pulsante dell’economia lecchese, rappresentando il 28% degli occupati, ponendo la provincia al primo posto in Italia per incidenza nel comparto. Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale è però fermo da un anno, mentre Federmeccanica e Assistal rifiutano di riaprire la trattativa. Sciopero il 20 giugno

Il comparto metalmeccanico rappresenta un vero e proprio pilastro dell’economia lecchese. Sul territorio operano quasi 2.000 imprese metalmeccaniche, che danno lavoro a circa 32.000 persone, corrispondenti al 28% del totale degli occupati. Questo dato fa di Lecco la prima provincia italiana per incidenza di lavoratori nel settore metalmeccanico sul totale degli addetti, confermando il ruolo strategico del territorio nel panorama industriale nazionale. Il prossimo 20 giugno, metalmeccaniche e metalmeccanici italiani saranno nuovamente in piazza per protestare contro il mancato rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, scaduto da quasi un anno.

«Nonostante il tempo trascorso, le controparti datoriali Federmeccanica e Assistal continuano a mostrare un atteggiamento di chiusura, rifiutando di riaprire la trattativa con i sindacati», osservano le sigle. Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm hanno proclamato 40 ore complessive di sciopero, suddivise in diverse giornate di protesta, con otto ore di astensione dal lavoro accompagnate da manifestazioni regionali in tutta Italia. Per la Lombardia, il punto di raccolta è a Bergamo, con il corteo che partirà alle 10 da piazzale Marconi per arrivare in piazza Vittorio Veneto, luogo simbolo della storia operaia locale. Questa mobilitazione nasce dalla volontà di riaffermare la centralità del lavoro metalmeccanico e la necessità di un rinnovo contrattuale che garantisca salari adeguati, sicurezza e diritti, a fronte di un’inflazione che continua a erodere il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. Parallelamente, la trattativa per il rinnovo del Ccnl delle piccole e medie aziende associate a Unionmeccanica-Confapi è bloccata dal 17 marzo scorso e non è mai stata ripresa, alimentando ulteriori tensioni all’interno del settore.

«La piattaforma sindacale insiste sull’importanza di aumentare le retribuzioni, contrastare la precarietà dilagante e rafforzare la sicurezza sul lavoro, soprattutto per evitare incidenti e morti, fenomeno ancora purtroppo presente nel comparto metalmeccanico e negli appalti collegati. Le richieste mirano anche a estendere i diritti e le tutele contrattuali a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori, in un settore che sta affrontando sfide complesse legate all’innovazione tecnologica e alla transizione ecologica», fanno sapere i sindacati. La posizione rigida di Federmeccanica e Assistal, che sostengono di non voler riaprire le trattative in questo momento, rischia di prolungare l’impasse, creando incertezza nel settore e aumentando il rischio di conflitti più duri.

Tuttavia, un rinnovo contrattuale equilibrato e condiviso rimane fondamentale non solo per tutelare le condizioni di lavoro, ma anche per assicurare la competitività e la sostenibilità delle imprese, impegnate in un contesto economico sempre più complesso e in trasformazione.

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