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Piano casa da 600 milioni per le famiglie, cosa cambia


Spesso si parla di emergenza abitativa, riferita anche al fatto che ormai anche il cosiddetto ceto medio ha difficoltà a trovare una collocazione dignitosa a un prezzo accessibile. Per le fasce in difficoltà, il governo ha presentato la proposta del nuovo “Piano Casa Italia” durante il quinto Tavolo Casa organizzato dal Ministero delle Infrastrutture. Il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha parlato di un’operazione per rimettere in moto il comparto edilizio e riformarlo.

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Al centro del piano, un investimento iniziale da 660 milioni di euro e l’obiettivo di riordinare un sistema frammentato e poco efficiente, partendo dalla domanda reale di abitazioni e dai vincoli che oggi rallentano il settore.

660 milioni per il Piano Casa 2025: come saranno spesi i fondi

Come anticipato, per l’avvio del Piano sono stati messi sul tavolo 660 milioni di euro. Secondo quanto illustrato dall’Ansa, le slide ufficiali portano il titolo di “Rimodellare l’edilizia italiana”: in questi documenti, 100 milioni saranno destinati a progetti pilota tra il 2027 e il 2028, mentre i restanti 560 milioni copriranno il triennio successivo.

L’idea è quella di partire con soluzioni testabili su scala contenuta per capire cosa funziona, raccogliere dati concreti e calibrare meglio eventuali investimenti futuri. Il Mit stesso ha riportato l’intenzione del governo di usare questa prima fase per “riorganizzare il sistema” e iniziare proprio dalla cornice normativa attraverso la riforma del Testo Unico dell’edilizia.

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Dovremmo aspettare al 30 giugno ora per vedere il decreto che riporta le proposte cui ha fatto riferimento il ministro Salvini.

Social housing e nuove politiche abitative per famiglie in difficoltà

Il Piano Casa Italia punta soprattutto a sostenere categorie fragili e famiglie in difficoltà economica. Tra gli “obiettivi chiave” indicati dal Mit vi è la riorganizzazione del sistema di social housing e delle aziende per l’edilizia residenziale pubblica.

Il Piano prevede anche la nascita di modelli abitativi più flessibili, capaci di tenere insieme edilizia residenziale e funzioni sociali, con interventi modellati sulle esigenze delle comunità locali.

L’intento è rendere disponibili alloggi economicamente sostenibili (in linea con l’Europa che si sta occupando di crisi abitativa) e, allo stesso tempo, spingere su un rilancio del comparto edilizio che guardi anche al valore d’uso degli immobili, non solo al rendimento. Un piano complicato, se consideriamo che il mattone in Italia è visto come una fonte di investimento importante per almeno il 23% di coloro che possiedono una seconda casa.

Riforma del Testo Unico dell’Edilizia: cosa cambia per cittadini e imprese

Al centro del piano c’è una profonda revisione della normativa edilizia. Secondo l’Ansa, le slide presentate al Mit precisano che la riorganizzazione del settore “parte dalla revisione del testo unico dell’edilizia”. La legge delega attesa nelle prossime settimane punta a “semplificare e chiarire le norme edilizie”.

Il ministero spiega che l’obiettivo è armonizzare le regole dell’edilizia con quelle dell’urbanistica e della tutela del patrimonio, aggiornando il Testo Unico in base alla nuova distribuzione di competenze tra Stato e Regioni.

Un altro punto chiave riguarda la digitalizzazione: si vuole rendere, finalmente, tutto più semplice e veloce, a partire dalle pratiche per ottenere i permessi di costruzione.

La riforma mira anche a rendere meno macchinosa la verifica dello stato legittimo degli immobili e a spingere sulla rigenerazione urbana, velocizzando gli interventi nei centri abitati già esistenti. Se tutto funziona come promesso, il sistema diventerà più accessibile per i cittadini e più funzionale per le imprese.

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