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Pnrr, il Parlamento Ue chiede 18 mesi in più per spendere le risorse


dall’inviato a StrasburgoDiciotto mesi in più, un anno e mezzo oltre la scadenza del 2026 per utilizzare i fondi del Recovery Fund che finanziano i Piani nazionali per la ripresa (Pnrr). L’Aula del Parlamento europeo prova a scardinare le resistenze della Commissione europea e a mettere al sicuro investimenti, cantieri e, soprattutto risorse. Nella risoluzione approvata oggi (18 giugno) non viene chiesto di rimettere in discussione niente, ma flessibilità per “progetti in fase avanzata”, così da permettere di concludere ciò che nel 2026 ancora non è portato a compimento, per evitare sprechi.

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La risoluzione è non legislativa, e dunque non vincolante, ma il messaggio che giunge dall’Aula – 421 voti favorevoli, 180 contrari e 55 astensioni – è tutto politico. “Non possiamo ignorare il fatto che solo il 30 per cento delle tappe e degli obiettivi è stato pienamente attuato, con 300 miliardi di euro ancora da erogare”, sottolinea un preoccupato Victor Negrescu (S&D), co-relatore del testo, dopo il voto. Con il 70 per cento obiettivi ancora pendenti l’Aula esprima “preoccupazione” per i tempi ristretti per l’attuazione dei fondi rimanenti. C’è a rischio il completamento delle riforme previste. Per questo, continua l’esponente socialista, per tutto ciò che non è in fase avanzata al momento della scadenza del Recovery Fund, “ho anche chiesto che i progetti incompiuti possano proseguire tramite altri strumenti dell’Ue, come i fondi di coesione, InvestEU o un futuro fondo per la competitività”.

Sigfried Muresan (Ppe), l’altro co-relatore del provvedimento, rilancia invece il dibattito relativo al finanziamento dell’industria della difesa, sottolineando come attraverso la risoluzione “chiediamo inoltre di valutare come utilizzare i fondi del Recovery Fund non spesi per le nuove priorità strategiche dell’Ue, in particolare la competitività e la difesa”. Un ripensamento utile certamente a fugare i dubbi su un eventuale ricorso ai fondi di coesione per il comparto pesante.

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Gli italiani si dividono

La proposta di concedere 18 mesi in più di tempo a governi ed enti locali per utilizzare le risorse del Recovery divide gli italiani in Parlamento europeo. Partito democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia dicono ‘sì’, Movimento 5 Stelle, Verdi e Sinistra Italiana votano ‘no’, mentre la Lega si astiene marcando il proprio distinguo rispetto agli alleati di maggioranza in Italia. Anche il dem Marco Tarquinio si sfila e, a dispetto del resto della truppa Pd, si astiene. “Ho deciso di astenermi nel voto finale perché nel testo viene inserito anche un paragrafo che apre le porte all’utilizzo del Pnrr per la spesa militare”, lamenta. Un’obiezione analoga arriva dalla delegazione M5S: “Usare i fondi del Recovery Fund per il riarmo europeo è una follia e un tradimento degli interessi nazionali”. Per i pentastellati “dirottare gli investimenti stanziati per rendere il nostro Paese più sostenibile e inclusivo con l’obiettivo dichiarato di accelerare la militarizzazione dell’economia europea è semplicemente inaccettabile”.

Esulta invece Marco Falcone (Fi/Ppe): “Grazie a Forza Italia e al Ppe il Parlamento europeo chiede ufficialmente di salvare tutti quei progetti del Pnrr che, pur non completati al 30 giugno 2026, saranno già maturi o giunti a pochi passi dalla conclusione”.  Se confermata, sarebbe una modifica al regolamento “fondamentale per l’Italia”, poiché, spiega, si consentirebbe di “salvaguardare centinaia di progetti strategici, garantire la continuità delle opere pubbliche e tutelare il lavoro delle imprese coinvolte”.

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