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“Serve una strategia regionale per non lasciare indietro famiglie e territori”


Cagliari, 18 giugno 2025 – “La Sardegna continua a vivere una fase di profonda transizione economica e sociale. Il quadro tracciato dalla Banca d’Italia evidenzia una crescita economica limitata, forti squilibri territoriali e una pressione persistente su famiglie e lavoratori. In questo contesto, la CISL richiama con forza alla responsabilità collettiva per costruire una Sardegna più equa, giusta e sostenibile”. È il commento del segretario generale della CISL sarda, Pier Luigi Ledda, in risposta al rapporto della Banca d’Italia su L’economia della Sardegna.

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Il segretario entra nel merito dei nodi strutturali emersi dallo studio, a cominciare dal tema dell’energia: “La transizione energetica – sottolinea – è una sfida che la Sardegna non può affrontare da sola. Restiamo fortemente dipendenti da fonti fossili ad alto impatto ambientale, con costi energetici che penalizzano cittadini e imprese. Chiediamo un piano regionale che incentivi davvero le rinnovabili, garantisca l’accesso equo alle reti e protegga il lavoro nella riconversione industriale”.

Quanto al mercato del lavoro, Ledda evidenzia una dinamica positiva ma non risolutiva: “Cresce l’occupazione (+2,6%) – precisa –, ma i giovani restano ai margini e i contratti stabili sono ancora troppo pochi. È urgente rafforzare la formazione tecnica e digitale, investire sulle competenze per affrontare l’impatto crescente dell’intelligenza artificiale sul mercato del lavoro, che in Sardegna colpisce meno in termini di sostituzione ma apre sfide legate alla produttività e all’innovazione”.

La digitalizzazione rappresenta un altro terreno decisivo: “Serve uno sforzo straordinario per accelerare, potenziando le reti infrastrutturali, l’accesso a banda larga e la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Ma serve anche una strategia per formare i lavoratori, tutelare chi rischia l’esclusione e favorire l’adozione di tecnologie nelle PMI. Il digitale deve essere strumento di giustizia sociale e sviluppo inclusivo, non fattore di nuove diseguaglianze”.

Sulla produttività, il leader della CISL è netto: “La produttività del lavoro in Sardegna resta inferiore alla media nazionale, soprattutto nel settore privato. È un limite strutturale – afferma – che frena la competitività e il miglioramento dei salari. Serve un forte investimento in innovazione, infrastrutture digitali e logistiche, ma anche un clima istituzionale più efficiente e stabile, per attrarre investimenti di qualità e valorizzare le filiere produttive locali”.

Allarme anche sul fronte dei redditi familiari: “Nonostante l’inflazione in calo, le famiglie sarde continuano a vivere in sofferenza. I redditi crescono poco, le retribuzioni contrattuali sono inferiori alla media nazionale e i consumi restano stagnanti. Il potere d’acquisto recupera solo parzialmente. Serve un forte rilancio della contrattazione e una politica fiscale orientata alla redistribuzione”.

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Ledda sottolinea inoltre il ruolo delle misure di sostegno sociale: “Le misure di sostegno al reddito come l’Assegno di Inclusione (ADI) e il Reddito di Inclusione Sociale (REIS) regionale sono strumenti fondamentali per contrastare la povertà. Ma oggi non bastano: vanno semplificate, rese più accessibili e integrate con servizi per l’impiego, formazione e inclusione attiva. È necessario rafforzare il coordinamento tra Stato e Regione per evitare che chi è in difficoltà venga lasciato indietro”.

La proposta della CISL Sardegna si traduce in una chiamata alla corresponsabilità tra attori sociali, istituzionali e produttivi: “La CISL Sardegna – conclude il segretario generale – propone un Patto regionale per lo sviluppo sostenibile e il lavoro di qualità, che metta insieme istituzioni, forze sociali e produttive per affrontare in modo organico le grandi sfide della nostra terra: la transizione ecologica e digitale, il rafforzamento dei servizi pubblici, la centralità del lavoro, la tutela dei redditi e la lotta alle diseguaglianze”.





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