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Transizione energetica, dopo il Pnrr i progetti diventano realtà. «Adesso un Venture building»


di
Fabio Sottocornola

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Gabriella Scapicchio, direttore generale di Fondazione NEST: «Abbiamo creato accordi tra pubblico e privato. L’energia verde deve rimanere un tema centrale del Paese»

C’è vita dopo il Pnrr. Ne è convinta Gabriella Scapicchio, direttore generale di Fondazione NEST, il network dei progetti di ricerca per la transizione energetica finanziato attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che nel 2026 terminerà. Ma Scapicchio è già proiettata per il dopo e lavora su nuove idee e obiettivi concreti, come rivela al Corriere della Sera. «Questi partenariati tra pubblico e privato che abbiamo creato e governati da un ente super parte come il nostro hanno un senso per l’Italia. L’energia è un tema del Paese e quindi per i prossimi anni dovrà rimanere questa dimensione, finché non avremo realizzato la transizione energetica. Siamo soltanto all’inizio del percorso». In che modo e con quali fondi sono domande alle quali la top manager cercherà di dare una risposta.

Nove spoke, tanti progetti

Ma prima di guardare a quello che accadrà dopo la stagione del Pnrr, è opportuno ripercorrere la strada fatta finora da Fondazione NEST (Network 4 Energy Sustainable Transition), una realtà promossa dal Ministero dell’Università per portare avanti progetti di ricerca di base a livello avanzato e rafforzare le filiere nazionali. Dedicato agli «Scenari Energetici del futuro» è finanziato con 118 milioni di euro in tre anni arrivati dalla Missione 4 del Pnrr. Alla Fondazione aderiscono 24 realtà, dagli atenei con i principali Politecnici alle aziende private del settore fino a enti come Cnr o Iit.
Ancora sui numeri: il 41% delle risorse viene rendicontato per attività di ricerca svolta al sud attraverso gli atenei e i centri nelle regioni meridionali mentre sono principalmente quattro le fonti di energia rinnovabile sotto la lente: eolico, fotovoltaico, idrogeno, bioenergie, con attenzione al tema dell’accumulo e quindi delle batterie. Infine, nove spoke (letteralmente, raggi della ruota) lungo i quali si sviluppano i progetti affidati nel complesso a 700 scienziati e ricercatori con l’aggiunta di altri 350 in questa fase.




















































Solare e idrogeno

«In Italia è il primo e unico partenariato esteso nell’ambito delle energie rinnovabili. L’obiettivo della Fondazione è stato di realizzare il trasferimento tecnologico dei progetti portati avanti, prototiparli, ingegnerizzarli e creare applicazioni nel mondo industriale», spiega Scapicchio.
Guardando più da vicino gli spoke, uno interessa il solare ed ha l’università di Palermo coordinatore scientifico. Si pone alcuni obiettivi come sviluppare l’uso di materiali e processi innovativi per produrre celle e moduli solari più efficienti, ma anche film di perovskite, minerale cristallino molto promettente nel settore. Tra le attività svolte figurano le simulazioni ottiche ed elettriche di celle e moduli e l’applicazione di questi sistemi ai processi dell’industria.
C’è uno spoke dedicato all’idrogeno (capofila l’università di Genova) che sviluppa materiali innovativi e componenti funzionali per le celle a combustibile. L’obiettivo è costruire una roadmap per stimolare la rivoluzione tecnologica e industriale in Italia attraverso una infrastruttura nazionale.

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Una scuola d’impresa

La rendicontazione procede secondo i tempi previsti dal programma, assicura Scapicchio, top manager con una passione per l’innovazione, concetto al quale ha dedicato il titolo del suo libro (10 strategie per l’innovazione, Hoepli editore). La dirigente in passato ha fondato e guidato l’esperienza di Le Village, acceleratore di imprese gestito dalla banca francese Credit Agricole in diverse città d’Italia. Un’esperienza che le torna utile adesso, mentre guarda al futuro. «La gestione del Pnrr ma anche il rapporto con le 24 realtà del progetto, tra atenei e imprese o centri di ricerca, deve continuare. Per questo partirà una scuola di Venture building che vuole aiutare i giovani, gli scienziati o gli inventori a realizzare una startup a partire dalle loro idee, o costruire uno spinoff che esca dai laboratori di ricerca. Ma anche per imparare a sviluppare idee in grado di andare sul mercato e crescere». La transizione energetica è un percorso lungo, ma necessario. L’Italia dopo il Pnrr non sarà all’Anno zero, ma è vietato fermarsi.

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