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“Ci prepariamo a difenderci da soli, anche senza gli Usa”


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Con la corsa al riarmo in pieno atto, l’Unione europea è fiduciosa nella possibilità di garantire la propria sicurezza, anche in uno scenario in cui l’ombrello militare degli Stati Uniti dovesse ridursi o addirittura sparire. È il messaggio lanciato dal commissario europeo alla Difesa Andrius Kubilius, al salone dell’aeronautica di Bourget, in Francia.

“Vedendo tutti gli sviluppi dell’industria e le nuove tecnologie, è molto chiaro che in Europa possiamo essere orgogliosi”, ha affermato Kubilius intervistato dall’Afp. “Questo porta una certa forma di ottimismo sul fatto che possiamo rafforzare le nostre capacità di difesa, anche spaziali. Ci sono non solo grandi aziende ben conosciute, ma molte nuove start-up e piccole imprese con idee molto innovative e grandi ambizioni”.

Verso l’autonomia strategica

Alla domanda se l’Europa sarebbe in grado di difendersi domani in caso di attacco senza il supporto degli Stati Uniti, Kubilius ha risposto con realismo ma anche determinazione: “Le nostre capacità di difesa sono sempre state sviluppate tenendo conto della presenza americana sul continente europeo. Ma quando parliamo del futuro a lungo termine, dobbiamo assolutamente considerare il fatto che gli americani dedicheranno sempre più attenzione all’Indo-Pacifico, a causa dell’aumento della potenza militare cinese”.

Ciò significa, secondo il commissario lettone, “che cominceranno a ridurre la loro presenza in Europa. Non succederà domani, ma dobbiamo iniziare a pianificare come costruire, in particolare, quelle capacità strategiche per cui oggi dipendiamo dai servizi americani, come gli aerei da combattimento F-35 o F-16. Su questo possiamo metterci d’accordo con i nostri partner americani: dobbiamo avere un piano a lungo termine”. Secondo Kubilius però “per scoraggiare la possibilità di aggressioni, dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e sviluppare le nostre capacità di difesa più rapidamente di quanto abbiamo fatto in tempo di pace”.

Droni

Il commissario ha anche espresso perplessità sulla corsa alla produzione massiccia di droni militari, uno dei temi centrali del salone di Bourget. “Non sono sicuro che una produzione massiva di droni in anticipo sia il modo migliore per prepararsi. Produrre un drone non è un problema, la questione è come imparare a usarli”, ha detto.

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“Possiamo imparare molto dagli ucraini, che raggiungono l’80% degli obiettivi con i droni. Vicino alla linea del fronte, i droni controllano – da entrambe le parti – una zona di 20 chilometri dove niente può muoversi. Secondo le statistiche ucraine, un carro armato sopravvive lì sei minuti”.

“Quest’anno l’Ucraina è pronta a produrre 4 milioni di droni – e li userà tutti. Il che significa che anche i russi ne avranno una quantità simile. Se faccio un parallelo con il mio Paese, la Lituania, che ha 900 chilometri di confine sensibile con Bielorussia e Russia, avremmo bisogno di circa 3 milioni di droni”.

Innovazione

Secondo Kubilius, la vera priorità non è solo fare scorte di armi, ma investire su persone e innovazione: “Ho chiesto agli ucraini: dobbiamo iniziare a produrre fino a 3 milioni di droni all’anno, o dovremmo comprarli in anticipo e metterli in stock? Ma il drone che hai oggi potrebbe non essere più utilizzabile tra pochi mesi, perché i russi imparano a neutralizzarli. Quello che serve è costruire squadre capaci di sviluppare i sistemi necessari, usare i droni, modernizzare, innovare. È quello che gli ucraini stanno facendo in modo molto efficace”.



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