Ieri mattina, l’Auditorium della Tecnica di Roma ha ospitato la presentazione dello studio strategico “Verso una nuova competitività industriale europea – Il ruolo strategico dell’Elettrotecnica e dell’Elettronica”, realizzato da ANIE e The European House – Ambrosetti (TEHA Group), con il contributo di Intesa Sanpaolo. L’incontro si inserisce nelle celebrazioni per l’80° anniversario di Federazione ANIE e ha visto la partecipazione di istituzioni e vertici di Confindustria. Lo studio fotografa un settore in crescita costante e strategico per la transizione green e digitale dell’economia italiana ed europea. Nel 2023, il Sistema ANIE ha superato per la prima volta i 100 miliardi di euro di fatturato aggregato, consolidando la propria centralità in filiere tecnologiche che valgono oltre 1.100 miliardi di euro, pari a più del 56% del PIL nazionale. Nonostante un contesto macroeconomico incerto, il comparto ha confermato la propria resilienza: nel 2024 si prevede una crescita della produzione industriale della componente tecnologica del +2,2%, in controtendenza rispetto al calo registrato dal manifatturiero italiano (-3,7%).
Sul piano internazionale, l’Italia si conferma al sesto posto globale per quota di mercato nel settore elettrotecnico, con eccellenze in nicchie tecnologiche ad alto valore aggiunto e prospettive di sviluppo superiori alla media manifatturiera da qui al 2030. Lo studio, frutto di un ampio confronto con imprese e stakeholder, individua tre leve fondamentali per garantire la sovranità industriale e tecnologica del Paese: investire nel capitale umano per colmare il mismatch tra domanda e offerta di competenze tecnologiche; rafforzare la Ricerca e Sviluppo, dove l’Italia investe solo l’1,3% del PIL contro il 4% del fatturato delle imprese rappresentate da ANIE; rendere più resilienti le catene di fornitura, per ridurre dipendenze da fornitori extraeuropei e affrontare vulnerabilità geopolitiche e logistiche. Inoltre, tre prerequisiti trasversali emergono come fattori abilitanti per il successo delle politiche settoriali: semplificazione normativa, miglior accesso al credito, soprattutto per le PMI, e stimolo alla domanda interna.
“Oggi celebriamo gli ottant’anni di ANIE che non sono un semplice numero, ma raccontano una storia industriale collettiva, profondamente italiana”, ha dichiarato Filippo Girardi, Presidente di Federazione ANIE, sottolineando come la transizione green e digitale “non è più una prospettiva: è una trasformazione già in corso, destinata a cambiare ogni settore dell’economia, ogni città, ogni casa, ogni processo produttivo”. Girardi ha sottolineato come senza azioni concrete la transizione resta “un progetto puramente teorico” e ha chiesto un riconoscimento pieno, stabile e strutturale del ruolo del comparto nelle strategie industriali e fiscali italiane ed europee. Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo per la Coesione e le riforme dell’Unione Europea, intervenuto con un videomessaggio, ha ricordato come l’UE debba “colmare il divario tecnologico con Stati Uniti e Cina, promuovendo innovazione e investimenti strategici” e ha riconosciuto nel settore elettrotecnico ed elettronico italiano uno dei pilastri dell’economia europea. Secondo il rapporto, infatti, il settore elettrotecnico ed elettronico è centrale anche per il raggiungimento degli obiettivi climatici: l’86% della riduzione delle emissioni prevista entro il 2030 dipende dall’adozione di tecnologie avanzate, molte delle quali sviluppate dalle imprese ANIE.
Anche Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, ha ricordato come: “La transizione energetica e digitale sono due facce della stessa medaglia e passano necessariamente per le tecnologie sviluppate da questo settore. Occorre accompagnare questa transizione con regole chiare, incentivi mirati e un dialogo costante con l’industria”. A margine dell’iniziativa Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha sottolineato la sinergia tra Ministero e Federazione: “Quando ho svolto un altro mandato di governo, ero titolare del Commercio con l’Estero e, dal 2001 al 2010, per circa otto anni, in quel periodo storico ho più volte, in maniera consapevole, guidato delegazioni di imprese italiane in oltre 110 Paesi nel mondo. Perché, in quegli anni della globalizzazione, ho appunto realizzato numerose missioni in tutti e cinque i continenti, appunto oltre 110 Paesi. In questo nuovo mandato – ha concluso Urso – fin dall’inizio, abbiamo instaurato un dialogo e un confronto con tutte le associazioni di impresa, certamente con Confindustria e le sue associate, così come con i sindacati e gli enti locali. Perché noi crediamo fermamente nella rappresentanza sociale dei corpi intermedi e nel tessuto istituzionale del nostro Paese, fatto da oltre 8.000 comuni. In questo confronto c’è sia il metodo sia il merito: quello della condivisione dell’azione, perché pensiamo che una politica industriale è tanto più forte quanto più è largamente condivisa”. (19 giu – red)
(© 9Colonne – citare la fonte)
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