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«Clan, la ’ndrangheta con valigie di soldi ha comprato il Nord»


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Non solo il cuore oscuro della criminalità organizzata e quei legami nascosti con i mercati finanziari e la politica. Ma anche la necessità di tenere in vita quegli strumenti investigativi come le intercettazioni. È stato un Nicola Gratteri a tutto tondo, quello che la scorsa sera ha aperto la XXXIII edizione di Mare, Sole e Cultura, la storica rassegna letteraria di Positano dedicata quest’anno a “Il segreto dell’arte”, tema scelto per celebrare i quarant’anni dalla morte di Elsa Morante.

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«In tutto il Paese si spendono 170 milioni di euro per intercettazioni e la procura di Napoli è quella che in Italia spende di più: 5 milioni di euro l’anno – ha detto Gratteri a proposito dell’importanza degli strumenti investigativi – Che non sono nulla rispetto ai soldi e ai beni di lusso che noi recuperiamo. E faccio un esempio: all’hacker che aveva in mano il dominio del Ministero della Giustizia abbiamo sequestrato 34 milioni di bitcoin poi trasformati in euro che sono andati nel fondo unico giustizia e sono già nella disponibilità dello Stato perché la sentenza è diventata definitiva. Quindi noi ci siamo pagati già sette anni solo con questa indagine».

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Le mafie 

Le mafie, secondo il procuratore di Napoli, che la scorsa sera a Positano ha duettato con il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano, Francesca Nanni, e con Igor Pagani, direttore editoriale Saggistica, Oscar Mondadori e Classici, sono vere e proprie imprese globali, capaci di gestire transazioni economiche complesse, nascondere i loro guadagni attraverso il riciclaggio e collaborare con grandi reti di criminalità internazionale. «La mimetizzazione e la sottovalutazione delle mafie non c’è da adesso o da quando è iniziata la guerra in Ucraina – ha aggiunto Gratteri – La sottovalutazione delle mafie si registra almeno da dieci anni ma dal governo Draghi ad oggi sono state fatte riforme normative che servono a ben poco. Molte delle riforme fatte servono solo a rallentare la fase di indagini preliminari, l’acquisizione della prova. Servono solo a rendere più difficile l’istruttoria dibattimentale. Sicuramente gli obiettivi del Pnrr non si raggiungeranno. Addirittura nel governo dei migliori per non perdere i soldi del Pnrr si sono inventati improcedibilità e il 50% dei processi in appello cadrà sotto questa mannaia». Il potere delle mafie si estende ovunque, dall’Europa all’America Latina, dall’Africa all’Asia, infiltrando le istituzioni e minando la stabilità delle economie locali. E il caso emblematico è quello della ndrangheta. «Sono cresciuti a livello criminale, erano gli stessi personaggi che all’ombra della criminalità siciliana dell’epoca, forte e violenta che occupava gran parte dei nostri sforzi per contrastarla, sono cresciuti enormemente. E quando ci siamo resi conto che avevano acquistato una predominanza, una forza che forse in origine non avevano, siamo un po’ corsi ai ripari. Però ci siamo resi conto che li avevamo a lungo sottovalutati» ha spiegato il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Milano.

I legami 

I primi insediamenti di ndrangheta ci sono stati in Liguria, ha rivelato poi Gratteri, e l’ultima area del Nord dove è stato riconosciuto il reato di associazioni di stampo mafioso è stata proprio quella di Genova. «Lato Ventimiglia – ha aggiunto il procuratore di Napoli – La ’ndrangheta è stata brava a mimetizzarsi al Nord dove è andata con valigie di soldi per comprare tutto ciò che era in vendita. Questo agli inizi degli anni Novanta quando il mercato richiedeva cocaina e “cosa nostra” era impegnata nello stragismo. È successo quando si sono verificate queste coincidenze: loro avevano almeno 800 miliardi di lire da riciclare». Ultima stoccata al processo telematico penale il cui malfunzionamento ha indotto alcuni Tribunali a prorogare la sospensione dell’utilizzo dell’applicativo. «Voi immaginate che ci sono tante aziende informatiche italiane che all’estero sono dei maghi – ha detto Gratteri – È possibile che non si è in grado di creare il processo penale telematico? E ancora in due anni. Qua finirà, se l’Europa vuole, che dobbiamo restituire i soldi».





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