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L’Italia verso il nucleare sostenibile: una svolta per PMI, artigianato e piccoli borghi


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La “piscina nucleare” della centrale di Caorso (2005) – Simone Ramella CC 4.0 sa by

L’Italia si prepara a un ritorno strategico al nucleare, con il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, che ha annunciato l’adesione ufficiale del Paese all’Alleanza Nucleare europea il 16 giugno 2025 a Lussemburgo. Questo passo, che segna il passaggio da osservatore a membro attivo, è parte di un piano ambizioso per reintrodurre l’energia nucleare entro il 2030, con un focus su tecnologie innovative come i piccoli reattori modulari (Small Modular Reactors, SMR). Una mossa cruciale per garantire energia a basso costo, fondamentale per il rilancio delle piccole e medie imprese (PMI), dell’artigianato e dei piccoli borghi italiani a rischio spopolamento.

In un contesto di crescente domanda energetica – prevista in aumento da 310 a 600 miliardi di kWh entro il 2040 – il nucleare di nuova generazione si presenta come una soluzione per ridurre i costi energetici, che gravano pesantemente su PMI e attività artigianali. Secondo il ministro, gli SMR, più compatti e sicuri rispetto alle vecchie centrali (sono letteralmente unità plug-and-play) possono produrre energia a prezzi competitivi, occupando solo 10 ettari per 200-300 MW, contro i 2.000 ettari necessari per un equivalente fotovoltaico. Questo significa minor consumo di suolo (specie quello agricolo pregiato necessario ai campi fotovoltaici, con il loro devastante impatto paesaggistico) e bollette più leggere per le imprese, che rappresentano il cuore dell’economia italiana, permettendo maggiore competitività e sostenibilità.

I piccoli reattori modulari rappresentano anche una speranza per i borghi italiani in via di spopolamento. Molti di questi territori, spesso isolati e privi di infrastrutture energetiche moderne, potrebbero beneficiare di energia stabile e a basso costo, favorendo il rilancio economico e il ritorno di abitanti. “Il nucleare non è alternativo alle rinnovabili, ma complementare”, ha dichiarato Pichetto Fratin, sottolineando come un mix energetico ben bilanciato possa supportare la cosiddetta “transizione ecologica” imposta dall’UE senza penalizzare le aree rurali.

Il governo ha già approvato a febbraio 2025 un disegno di legge delega per regolamentare il nucleare sostenibile, con decreti legislativi attesi entro un anno. L’Italia punterà su tecnologie avanzate, come gli SMR e, in prospettiva, la fusione nucleare, con aziende come Newcleo che potrebbero avere reattori operativi entro il 2033. Tuttavia, il ministro ha escluso la costruzione di grandi centrali da parte dello Stato, delegando alle imprese lo sviluppo tecnologico e limitando il ruolo pubblico alla regolamentazione.

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Tra le priorità, c’è la gestione delle scorie radioattive. Pichetto Fratin ha proposto la creazione di tre depositi più piccoli invece di uno unico, per stoccare rifiuti a bassa, media e alta radioattività. Tuttavia, l’individuazione dei siti resta complessa, con resistenze locali e l’assenza di candidature volontarie. Per superare l’opposizione pubblica, il ministro ha suggerito una campagna informativa per illustrare i benefici delle nuove tecnologie nucleari, più sicure rispetto al passato e cruciali per rispettare i diktat della “decarbonizzazione” del Green Deal europeo.

Il ritorno al nucleare, bloccato dai referendum del 1987 e 2011, rappresenta una sfida culturale oltre che tecnica. Tuttavia, l’urgenza di garantire energia economica e sostenibile per PMI, artigianato e piccoli borghi potrebbe essere il motore di questa transizione. Con il nucleare, l’Italia punta a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e a rafforzare la propria competitività, dando nuova vita ai territori e alle imprese che ne costituiscono l’ossatura economica.

Il nucleare inoltre appare la soluzione più logica anche per la propulsione navale, civile e militare. In quest’ultimo campo, durante l’ultimo Forum Machiavelli Difesa dell’11 giugno – a cui hanno partecipato i ministri Giorgetti e Crosetto – è emersa la prospettiva di una portaerei a propulsione atomica per la nostra Marina, mentre nell’incontro alla Camera dei Deputati promosso sempre dal Centro Studi Machiavelli del 23 gennaio scorso lo stesso Pichetto Fratin insieme a ingegneri, esponenti dell’industria e alti ufficiali della Marina hanno discusso delle prospettive che i reattori di piccola taglia possono avere nel ridurre l’inquinamento prodotto dalle grandi navi, voraci consumatrici di carburante. Non secondariamente, i reattori nucleari trasformerebbero le navi in porto in vere mini-centrali: anziché inquinare tenendo accesi i generatori diesel, le navi ormeggiate diventerebbero fonti di corrente per i porti, utilizzando solo in minima parte l’energia prodotta dal reattore per le attività statiche e fornendo a terra il surplus d’elettricità.

Se il percorso normativo e tecnologico procederà come previsto, il 2030 potrebbe segnare l’inizio di una nuova era energetica per il Paese, con benefici tangibili per le sue realtà produttive e sociali più vulnerabili.



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