La nuova crisi in Medio Oriente sta causando un altro problema al commercio mondiale, dopo la guerra dei dazi e la crisi inflazionistica.
Le navi si stanno allontanando dallo Stretto di Hormuz, il che significa che il trasporto di materie prime critiche, soprattutto petrolio e gas, sta diventando più lungo e quindi più costoso, come spiega a Euronews Marco Forgione, direttore generale del Chartered Institute for exports and international trade di Londra.
“Ci sono due cose da considerare”, ha detto. “Il primo è che il petrolio è un mercato globale, quindi tutto ciò che limita o minaccia l’offerta di petrolio fa aumentare il prezzo globale del petrolio. Abbiamo assistito a un’enorme volatilità nel prezzo del greggio. Il prezzo è già salito e oggi è più alto di quello della scorsa settimana”, dice Forgione.
“Ancora più importante, le azioni intraprese dal governo iraniano per bloccare il passaggio attraverso lo Stretto di Hormuz. Lo Stretto di Hormuz è un punto di transito davvero fondamentale per il petrolio mondiale. Circa il 20-25 per cento del petrolio mondiale passa attraverso lo Stretto di Hormuz. Negli ultimi giorni, l’Iran è intervenuto attivamente e ha bloccato via Gps le navi e le petroliere che attraversano lo Stretto di Hormuz. Inoltre, ha anche annunciato che tutte le petroliere che attraversano lo Stretto devono ricevere un’autorizzazione preventiva”, aggiunge.
Secondo Forgione la prima conseguenza sarà chiaramente una crescente pressione sui prezzi nel mercato globale. Ma, più importante, “inizieremo a vedere una carenza di forniture dal Medio Oriente, che comporta il rischio di restrizioni di approvvigionamento, in particolare per l’Europa”.
Il problema non riguarda solo il petrolio: “Un’enorme quantità di gas naturale liquefatto (Gnl) sta passando attraverso lo Stretto di Hormuz. A seguito della guerra in Ucraina l’Ue ha deciso di non rifornirsi più di Gnl dalla Russia, ma da altri produttori come il Qatar. Pertanto, qualsiasi restrizione al transito attraverso lo Stretto di Hormuz avrà un impatto molto più rapido sull’Ue, soprattutto nel settore manifatturiero”.
“Chiunque sia coinvolto in una catena di approvvigionamento si trova davvero al limite, nel tentativo di gestire un’enorme complessità”, afferma Forgione, ricordando che questo è “l’ennesimo episodio di incertezza e sconvolgimento”, dopo gli annunci di dazi da parte degli Stati Uniti e le continue turbolenze nel Mar Rosso e nel passaggio di Suez.
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