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Emergenza aree interne, bonus e misure contro lo spopolamento


Il Trentino, la Sardegna, l’opulenta Lombardia, passando per Basilicata Calabria, Campania e Puglia, nessuna Regione sembra ormai indenne dal fenomeno dello spopolamento che si dimostra un problema sempre più trasversale.

Contributi e agevolazioni

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Il fenomeno della perdita di abitanti delle aree interne e dei piccoli comuni, che interessa principalmente le zone montane e rurali, rappresenta senza dubbio una delle sfide più complesse e urgenti per lo sviluppo delle aree più lontane e meno connesse con i grandi centri urbani italiani.

Carenza di infrastrutture adeguate, aree con minori opportunità non collegate a quelle con maggiori possibilità, marginalizzazione di zone come risultato di un intreccio di fattori economici, demografici e sociali che creano un circolo vizioso di declino che di conseguenza portano i giovani e i professionisti qualificati a cercare opportunità altrove, verso centri urbani più dinamici e grandi Città ed Aree Metropolitane.

Incentivi locali e infrastrutture contro lo spopolamento

Molte le soluzioni allo studio, da tempo, che per lo più passano da incentivi economici e azioni di stimolo alle energie locali, insieme a tentativi di realizzare infrastrutture, ad esempio sul fronte di connessione via fibra, web.

Tentativi di arginare il fenomeno che provengono spesso gli Enti locali territoriali e regionali, ma in alcune occasioni sono anche iniziativa di Camere di commercio come quelle di Sassari, Cagliari, Oristano e Nuoro, Varese.

Spopolamento in Sardegna: bonus per la natalità nei piccoli comuni

In Sardegna l’ultimo tentativo in ordine temporale ha portato la Regione a ideare e promuovere un nuovo bonus per i nati che prevede contributi fino a 5 anni per famiglie nei piccoli centri.

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La Giunta regionale ha approvato l’erogazione di un bonus mensile di 600 euro per ogni primo figlio nato, adottato o affidato, e 400 euro per i figli successivi, fino al quinto anno di età destinata alle famiglie residenti o che trasferiscono la propria residenza nei comuni con meno di 5.000 abitanti.

Un tentativo di produrre una risposta agli allarmanti dati demografici preoccupanti che vedono già dal 2023 la Sardegna come la Regione a più basso tasso di natalità d’Italia con 4,9 nascite ogni 1.000 abitanti, contro una media nazionale di 6,7.

Bandi e contributi sardi

Il finanziamento è stato confermato nella recente legge di Stabilità approvata a maggio e sarà attivo a partire dal secondo semestre del 2025, mentre le risorse necessarie saranno trasferite ai comuni in due tranche annuali, solo dopo una verifica sui dati Istat che confermi il dato del numero di residenti, aggiornati al 1° gennaio 2025.

La domanda potrà essere presentata al comune di residenza o di nuova residenza direttamente dagli interessati, attraverso gli sportelli dedicati alla famiglia e al sociale. Sempre nell’Isola, siamo giunti quest’anno alla terza edizione del “Bando incentivi per l’insediamento di nuove attività nei piccoli Comuni”, in collaborazione con le Camere di commercio e avente il fine di contrastare lo spopolamento dei Comuni di piccola dimensione della Sardegna favorendone lo sviluppo imprenditoriale.

Aiuti per imprenditori nei piccoli comuni sardi

Il contributo a fondo perduto, erogato in base all’ordine cronologico di arrivo delle domande, fanno fede data e numero si protocollo, è riservato a imprenditori e liberi professionisti che dal 1 Gennaio 2022 al 31 dicembre 2024 hanno aperto un’attività o un’unità locale o trasferito la sede d’azienda in uno dei Comuni sardi aventi una popolazione inferiore ai 3 mila abitanti.


Il voucher ha un importo di 15 mila euro per l’apertura di un’attività o unità locale o per il trasferimento dell’azienda o dell’attività nel territorio oggetto dell’agevolazione; 20mila euro nel caso in cui l’avvio o il trasferimento d’azienda o dell’attività, o l’apertura di un’unità locale abbia determinato un incremento dell’occupazione, secondo le modalità espresse nel bando stesso.

Spopolamento nel Nord: l’esempio della provincia di Varese

Nel profondo Nord, invece, è l’iniziativa della Camera di Commercio di Varese ad aver messo a punto un bando offrendo un voucher del valore netto di 2mila euro annui, che saranno concessi per un totale di tre annualità, a giovani under 40 che trasferiscano la propria residenza in provincia di Varese a seguito di un nuovo contratto di lavoro con un’impresa del territorio.


Troppa l’offerta di lavoro a fronte delle richieste dei più giovani, a cui si aggiunge un costo della vita locale che non aiuta trasferimenti dal sud Italia ad esempio, complice il costo di alloggi e servizi che si aggiungono alla vicinanza con Milano e anche con la vicina Svizzera, mercati floridi con stipendi più alti, quest’ultimo che offre stipendi due-tre volte quelli italiani, a parità di impiego.

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Il progetto “Vieni a vivere a Varese”

L’iniziativa «nell’ambito del progetto “Vieni a Vivere a Varese”, in collaborazione con gli enti locali e le realtà economiche del territorio, abbiamo voluto dar vita a questo bando» spiega la Camera di Commercio, è un tentativo di contenere il fenomeno della fuga dei talenti che colpisce noi come il resto d’Italia.


I voucher messi a disposizione saranno spendibili in beni e servizi commerciali e attività artigianali di prossimità. Varese non è comunque la prima e non sarà l’ultima ad adottare queste politiche.

Il Trentino contro lo spopolamento: contributi fino a 100.000 euro

Sempre più a Nord, anche il Trentino corre ai ripari, con l’approvazione di una delibera definitiva da parte della Giunta provinciale avvenuta a fine aprile 2025, alla quale seguirà il bando che prevede fino a 100mila euro a chi si sposta nei 32 paesi che hanno perso più abitanti.


Dei veri e propri contributi a fondo perduto stanziati dalla provincia di Trento per ripopolare le aree alle prese col calo demografico che prevedono uno stanziamento fino a 80mila euro per la ristrutturazione di un immobile e fino a 20mila per l’acquisto.

Condizioni e destinatari del bando

In Trentino infatti non si arresta la corsa all’invecchiamento sempre più veloce della popolazione che registra come, allo stato attuale, un cittadino su 4 ha più di 65 anni.
I beneficiari del progetto sono persone fisiche che hanno o intendono acquisire un diritto di proprietà o di godimento su un immobile nei comuni coinvolti nel progetto, per un massimo di tre unità immobiliari.

Il principale vincolo consiste nello stabilire la propria residenza o locare l’immobile a canone moderato a persone che trasferiscono la residenza nel comune per almeno dieci anni, il beneficiario inoltre non può essere già residente nel comune in cui si trova l’immobile, a meno che non abbia meno di 45 anni, caso in cui viene escluso dal vincolo.

Sud Italia: nuovi fondi e bandi per contrastare lo spopolamento

Tornano di nuovo al Sud, è il 16 luglio la dead line per diverse iniziative lanciate alla Fondazione con il Sud per i piccoli comuni e organizzazioni di Terzo Settore di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Una dotazione di tutto rispetto, 8 milioni di euro, messi a disposizione di almeno 4 territori in cui avviare interventi di sviluppo locale.

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Ogni progetto dovrà fare riferimento ad un’area di almeno tre comuni tra loro confinanti, in cui risiede una popolazione non superiore a 20.000 abitanti e in cui sia attivo un SAI (sistema accoglienza e integrazione). Le proposte dovranno essere inviate esclusivamente on line, entro il 16 luglio 2025 attraverso il portale Chàiros, raggiungibile dal sito della Fondazione.

Basilicata: sostegno alle start-up non agricole in aree rurali

Sempre sul solco di favorire lo sviluppo per ricominciare ad attrarre giovani e famiglie, la Regione Basilicata ha attivato il bando “Sottomisura 6.2 – Aiuto all’avviamento di attività non agricole in aree rurali”, con un finanziamento di 5,6 milioni di euro nell’ambito del Psr Feasr 2014-2020.

La misura prevede il riconoscimento di un sostegno pari a 40mila euro per start-up e avvio dell’attività extra-agricola, a condizione che la partita Iva sia stata aperta da non oltre 6 mesi al momento della presentazione del piano di sviluppo aziendale. Il bando è comunque aperto ad una vasta gamma di settori ed è quindi consigliabile verificare tempi e eleggibilità dalle pagine ufficiali.

 



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