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Il private equity che fa crescere le imprese


Circa 3,3 miliardi di capitali già raccolti, con l’obiettivo di arrivare a 5,5 miliardi nel 2026. Ecco i numeri che definiscono il percorso di crescita di una nuova realtà che ha l’obiettivo di ritagliarsi uno spazio significativo in Italia nel settore del private equity, l’investimento nelle società non quotate in borsa, che hanno un potenziale di crescita e rappresentano l’ossatura dell’economia nazionale. Stiamo parlando di Renaissance Partners, che è la nuova veste assunta da NB Renaissance, la storica società d’investimenti che ora si muove con maggiore autonomia con un azionariato composto dai manager che la dirigono dopo il passo indietro del socio di maggioranza, Neuberger Berman, il quale ha conservato una quota del 10%.

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A guidare l’operazione è Fabio Canè, veterano del settore, affiancato da un team consolidato di professionisti e da un altro protagonista del settore, Aurora Growth Capital (ex NB Aurora), Quest’ultima, che si è da poco delistata da Piazza Affari Affari, è guidata da Patrizia Micucci premiata di recente per il suo impegno a sostegno delle imprese da Cfi-Capital Finance International, testata internazionale di informazione e analisi economica e di business. Oltre che per i già citati 3,3 miliardi di euro di capitali raccolti, Renaissance e Aurora si caratterizzano per una nuova piattaforma di investimento comune le cui participate registrano oltre 6 miliardi di ricavi aggregati (+15% su base annua), accompagnati da un ebitda (margine operativo lordo) cresciuto del 19% nel 2024.

Il team è composto da 43 professionisti che hanno realizzato 67 investimenti (di cui 23 ancora in portafoglio e 44 già conclusi) e 130 operazioni di crescita per linee esterne (i cosiddetti add-on), mentre sono 26 mila i dipendenti delle aziende partecipate. Di questi, 4.500 nuovi posti di lavorosono stati creati solo negli ultimi tre anni, proprio grazie al percorso di crescita inaugurato con il supporto del private equity. “In Italia manca ancora una vera piattaforma alternativa al servizio delle imprese”, ha spiegato Canè incontrando la stampa Milano. “Noi vogliamo colmare questo vuoto, creando sinergie e offrendo agli investitori un portafoglio articolato e coerente con le sfide dell’economia reale”. Un tema importante per il private equity è anche ricambio generazionale nelle aziende. Circa un terzo delle 8mila medie imprese italiane dovrà affrontare nei prossimi anni un passaggio di consegne delicato tra una generazione e l’altra della famiglia proprietaria, spesso senza eredi pronti a raccogliere il testimone. È qui che Renaissance e Aurora vogliono intervenire: fornendo non solo capitali, ma anche governance, competenze manageriali e relazioni internazionali.

“In Italia abbiamo visto più volte dare incentivi alle piccole aziende per spingerle a quotarsi in Borsa – ha detto Micucci –, trascurando e sottovalutando invece il ruolo che il private equity e gli investitori istituzionali possono avere nel sostegno alla crescita”.

Andrea Telara

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