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Russia sull’orlo della recessione: scontro tra Nabiullina e Reshetnikov


La governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha salvato la Russia dal collasso nel 2022. Anche prima e dopo quel primo anno di guerra, ha impedito la capitolazione economica della Federazione più volte. Ma la guerra contro di lei non è finita ed è emersa ieri con forza anche al Forum economico internazionale in corso a San Pietroburgo, dove Maksim Reshetnikov, ministro dello Sviluppo economico, ha detto: “A giudicare dallo stato delle imprese al momento, siamo già sull’orlo della recessione. Poi ha fatto dietrofront: “Non ho previsto una recessione”, “tutto dipenderà dalle nostre decisioni”, “tutti i nostri numeri sono solo uno specchietto retrovisore”. L’inflazione, incrociata alla politica monetaria restrittiva della Banca centrale, ha frenato gli investimenti, ha chiosato il ministro, affermando che il suo dicastero potrebbe rivedere la previsione di crescita del 2,5% ad agosto.

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Le dichiarazioni di Reshetnikov sulla potenziale crisi economica russa sembrano il segnale di un sempre più crescente e condiviso malcontento verso le scelte della Nabiullina, che vuole portare l’inflazione, oggi stellare, al di sotto del 4%: l’inflazione è importante, ha detto il ministro, ma “sono favorevole a mostrare un po’ di amore all’economia, oltre a credere nel 4%”. Al Forum pietroburghese c’era anche lei, la governatrice, che ha detto che l’economia russa sta uscendo dal “surriscaldamento” ma che il suo istituto non rivedrà l’obiettivo del 4%: l’inflazione in Russia c’è perché “l’economia della domanda è cresciuta, mentre quella dell’offerta è rimasta indietro”.

Reshetnikov ha sventolato i suoi dubbi sulla politica della Banca centrale alla Duma anche a maggio, quando ha parlato di “ipotermia” economica, e non è alieno alla cordata sempre più ampia di alti funzionari e imprenditori che chiedono il taglio dei tassi di interesse che la Nabiullina è stata costretta già a ritoccare il 6 giugno, quando la Banca li ha tagliati dal 21% al 20% per segnali di rallentamento dell’inflazione (che ora è stabile al 10%, ma ha galoppato furiosamente senza arresto dopo l’avvio dell’ “operazione militare speciale”).

Per le aziende, anche quelle che stanno beneficiando degli investimenti nella Difesa voluti dal Cremlino, i costi di indebitamento rimangono comunque altissimi. Anche il vice amministratore di Sberbank, Aleksandr Vedyakhin, ha detto che la politica monetaria è troppo restrittiva e chiede tassi d’interesse al 12%. In passato critiche sono arrivate anche da Aleksey Mordashov, capo del colosso Severstal: “Spero che la medicina non sia più dannosa della malattia”. Lo scorso anno il Cremlino ha destinato un terzo del suo budget federale, oltre tredici trilioni di rubli, alla Difesa. Un “keynesismo militare” che “ha portato a forti aumenti salariali e a un mercato del lavoro saldo, ma” ha scritto il Financial Times “quest’anno ha cominciato a raffreddarsi, con il raggiungimento della capacità produttiva della domanda”.



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