C’è un tempo per il rimpianto e uno per la responsabilità. Oggi, per la Repubblica di San Marino, è il tempo della responsabilità. Dopo anni di stallo e incomprensioni, si apre una concreta finestra per ricostruire, in modo serio e coordinato, il rapporto con l’Italia nel settore bancario e finanziario. L’occasione nasce dall’addendum all’Accordo di associazione con l’Unione Europea, che, silenziosamente ma con determinazione, archivia un decennio di discussioni sterili attorno al vecchio Accordo del 2006, mai siglato. Un documento che ha fatto parlare di sé più per ciò che non ha prodotto che per ciò che ha concretamente determinato. Oggi invece l’approccio è completamente cambiato: l’addendum non è un accordo segreto né un’intesa nascosta. È un atto pubblico, parte integrante del percorso di integrazione con l’Unione Europea, e i suoi contenuti sono già stati in gran parte illustrati e spiegati in più sedi anche dal Segretario di Stato Beccari. Parlare di “trattative occulte” è semplicemente una mistificazione. È tempo di dire le cose come stanno: questo addendum rappresenta finalmente un punto di svolta, e può diventare la base per una vera collaborazione tra San Marino e Italia, su basi nuove, trasparenti, fondate sulla fiducia reciproca e sotto l’egida della Commissione Europea. La conclusione del processo “Varano” – che ha segnato per anni in negativo la nostra immagine – è un ulteriore tassello di questa nuova fase. Ma oggi non si tratta di celebrare una vittoria giudiziaria, quanto piuttosto di trarne le conseguenze: ricostruire, rilanciare, guardare avanti. Per troppo tempo, le relazioni con l’Italia sono state vissute nell’ambiguità, segnate da diffidenze, da iniziative unilaterali, da scarsa volontà di confronto. Ogni crisi diventava un caso politico o giudiziario, e non un’occasione di diplomazia. L’addendum cambia il metodo: si passa dal sospetto al coordinamento, dal pregiudizio al controllo condiviso. Non c’è più spazio per opacità o ambivalenze. Il futuro, oggi, ha bisogno di regole comuni e stabili. San Marino può finalmente proporsi come un partner credibile, solido, non più isolato o percepito come un’anomalia. Un Paese pronto a offrire servizi finanziari moderni, affidabili, in linea con gli standard europei, capace di aprirsi al continente e al mondo – proprio come hanno saputo fare realtà come il Liechtenstein. Certo, le ferite del passato sono ancora aperte. Le vicende e le problematiche del nostro sistema bancario ci sono costate molto, non solo in termini economici, ma anche di credibilità. Ma oggi possiamo presentarci all’Italia e all’Europa con una storia diversa: quella di un Paese che ha imparato, che ha ripulito la sua reputazione e che ha finalmente le condizioni per cambiare rotta. Sta a noi decidere se cogliere questo passaggio come una svolta o come l’ennesima occasione persa. E chi si oppone a questo percorso, spesso lo fa non per proteggere San Marino, ma per continuare a manovrare nell’ambiguità, mantenendo un sistema che ha garantito piccoli vantaggi a pochi, a scapito dell’interesse collettivo. Ma in un contesto integrato e regolato come quello del mercato unico europeo, quei “giochi” non saranno più possibili. È tempo di scegliere da che parte stare. Le finestre si aprono e si richiudono. E questa è forse l’unica reale occasione che abbiamo, dopo decenni, per fare un passo avanti. Per costruire insieme un nuovo modello economico, legale e sostenibile
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