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con più di 130mila alberi piantati, la campagna “Foresta Italia”festeggia tre anni- Corriere.it


Più biodiversità, meno isole di calore: con più di 130mila alberi piantati, la campagna “Foresta Italia”festeggia tre anni

Se visualizziamo una cartina dell’Italia, la vedremmo riempirsi di piccoli puntini verdi, da Nord a Sud. Sono le piante e gli alberi – oltre 132mila – messi a dimora negli ultimi tre anni con 150 cantieri forestali in tutte e venti le Regioni del nostro Paese nell’ambito di “Foresta Italia”, la Campagna nazionale forestale promossa dall’ente tecnico Rete Clima in collaborazione con Coldiretti Nazionale e Pefc Italia, organizzazione di certificazione per la gestione sostenibile delle foreste. Che piantare alberi sia una soluzione efficace per contrastare il riscaldamento globale è risaputo, ma un’ulteriore dimostrazione proviene dal monitoraggio delle circa 50 foreste sviluppate tra 2024 e 2025: incremento vegetativo fino al +41 per cento e -21 per cento dell’effetto isola di calore.

Microcredito

per le aziende

 

Lanciata nel 2022, la campagna di Rete Clima, Pefc e Coldiretti ha raggiunto obiettivi importanti: oltre 132mila alberi messi a dimora in tre anni, con 150 cantieri forestali nelle venti Regioni italiane e la collaborazione di 117 aziende

Al cuore della campagna, lanciata nel 2022, c’è l’obiettivo di sviluppare il patrimonio forestale italiano per promuovere la biodiversità e la rigenerazione dei territori, contrastando localmente gli effetti del riscaldamento climatico. Sono 117 le aziende che hanno sostenuto le diverse attività: dalla forestazione urbana ed extraurbana alla riforestazione, dalla cura forestale al miglioramento degli ecosistemi. In questo senso, la campagna propone un modello virtuoso di collaborazione tra mondo pubblico e mondo privato, aiutando le imprese a raggiungere i propri obiettivi di sviluppo sostenibile (quelli stabiliti dall’Onu) con soluzioni concrete, trasparenti e misurabili.

Un ruolo preciso per ogni attore

Alla base di Foresta Italia c’è una solida filiera agro-forestale nazionale, basata su due concetti chiave: diversificazione delle specie e continuità. Partiamo dal primo: seguendo la logica per cui non esiste un’unica pianta adatta a tutti i territori, la campagna ha lavorato per mettere a dimora 35 diverse specie arboree e arbustive autoctone solo da filiera italiana, provviste di certificato di provenienza e passaporto fitosanitario.

Per garantire invece “continuità” al progetto, Rete Clima ha sottoscritto (unica realtà di questo tipo a farlo in Italia) un “contratto di coltivazione” con i vivai per il reperimento delle piante. Sfruttando la collaborazione con Coldiretti, questa formula permette ai vivai di programmare la produzione di piantine forestali che, a seconda della specie, impiegano dai due ai quattro anni per arrivare alle dimensioni utilizzabili. In questo modo, Foresta Italia ha sempre alberi e arbusti in quantità sufficiente e delle specie necessarie per alimentare i progetti di riforestazione, mentre i vivaisti hanno una fonte di reddito garantita nel tempo.

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Quello della continuità può sembrare un aspetto secondario, ma non lo è. Sulla spinta dei finanziamenti del Pnrr, il piano di riforme basato su fondi europei, nel nostro Paese la domanda di alberi è cresciuta enormemente, tanto da creare una situazione paradossale: tantissimi progetti di riforestazione, ma nessuna pianta da mettere a dimora, visto che i vivai (sia pubblici sia privati) ne hanno sempre meno a disposizione.

«Dalla selezione dei vivai e delle piante, al coinvolgimento dei territori, fino alla selezione delle aziende partner per la manutenzione, ogni attore ricopre un ruolo decisivo per la costruzione di un futuro più sostenibile», ha spiegato Paolo Viganò, fondatore e presidente di Rete Clima intervenuto all’evento di presentazione dei risultati della campagna.

La filiera prevede appunto un coinvolgimento attivo delle aziende e dei privati, sempre seguendo un approccio basato sui dati e sul rigore tecnico e metodologico. Questa filosofia si condensa nel programma “Climate Plus”, che ha l’obiettivo di superare il tradizionale approccio alla decarbonizzazione delle aziende generando appunto un “qualcosa di più” a livello ecosistemico, ambientale e climatico sul territorio nazionale.

Il programma si è arricchito di un ulteriore tassello: dare supporto tecnico alle imprese per definire e attuare la propria “Nature Positive Strategy”, l’equivalente dell’Accordo sul clima di Parigi ma declinato sull’obiettivo di arrestare e invertire la perdita di biodiversità per vivere in armonia con la natura. Nel concreto, il percorso declina la biodiversità in diversi target di rigenerazione ambientale e lavora per misurarla con una serie di strumenti tecnico-scientifici: piattaforme satellitari e dati dell’Agenzia Spaziale Europea dai satelliti Sentinel I e Sentinel II, con misurazione diretta, con modellistica previsione, con citizen science e Intelligenza Artificiale). Dopo aver misurato la biodiversità, si lavora per incrementarla tramite i progetti forestali e ambientali di Rete Clima, oltre a monitorarla sul lungo periodo per poi arrivare a far sì che le aziende possano rendicontarla.

Strumenti concreti

Tra le varie soluzioni proposte sono comprese anche le Tiny Forest (piccole foreste, anche conosciute come “Miyawaki Forest”, il cui intento è promuovere la crescita rapida delle piante e sviluppare un ecosistema particolarmente attivo. La metodologia innovativa con cui vengono realizzati questi interventi permette di realizzarli anche in contesti degradati, contribuendo al decoro e alla rigenerazione urbana, in aree industriali e presso le proprietà delle aziende. Strumenti concreti che permettono di far fronte alla perdita di biodiversità locale.



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