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Dollaro in discesa: minaccia per l’export italiano, opportunità in Asia? – Italia News


Unimpresa avverte: il nuovo equilibrio valutario globale può danneggiare le PMI del Made in Italy, ma apre spiragli in Oriente

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Un dollaro più debole preoccupa l’Italia

L’attuale scenario internazionale, segnato dal conflitto con l’Iran e dall’incertezza politica negli Stati Uniti, sta spingendo verso un progressivo indebolimento del dollaro, che si muove in un range laterale senza una direzione precisa. A trarne vantaggio è l’euro, destinato a rafforzarsi fino a 1,17–1,20 EUR/USD entro 12 mesi secondo le stime del Centro studi di Unimpresa.

Questo squilibrio valutario rischia però di avere effetti negativi su uno dei settori più importanti per l’economia italiana: l’export del Made in Italy.

Export penalizzato e margini sotto pressione

Come sottolinea Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, un euro più forte rende i prodotti italiani meno competitivi sui mercati che commerciano in dollari, in primis gli Stati Uniti. I settori più colpiti saranno moda, meccanica e agroalimentare, in un contesto già reso difficile da costi energetici e finanziari elevati.

Anche le commesse già acquisite a cambio fisso potrebbero soffrire, con margini commerciali erosi dalla differenza di cambio.

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Coperture valutarie e mercati alternativi

Secondo Unimpresa, le PMI più strutturate riusciranno a difendersi meglio grazie a strumenti di hedging valutario. Tuttavia, molte aziende dovranno adattare rapidamente le strategie, anche con il supporto di strumenti di finanza agevolata e internazionalizzazione assistita.

Lo scenario apre però nuove opportunità nei mercati asiatici, dove il rafforzamento dello yen e una possibile ripresa della domanda in Giappone possono favorire l’export italiano, soprattutto nei beni di lusso. Anche il Regno Unito, con una sterlina in indebolimento nel breve periodo, può offrire uno spiraglio alle imprese italiane.

Quale prospettiva per le valute G4?

Lo studio di Unimpresa traccia un quadro completo delle principali valute:

  • Dollaro (USD): indebolimento laterale, influenzato dalle politiche fiscali di Trump e dalla perdita di fiducia globale.
  • Euro (EUR): in apprezzamento strutturale, con un cambio atteso fino a 1,20.
  • Yen (JPY): forte per la divergenza monetaria con gli USA, atteso verso 138.
  • Sterlina (GBP): fragile nel breve, ma con prospettive di recupero nel medio termine.

Serve reazione strategica

La volatilità contenuta non deve portare alla passività. Per le PMI italiane, la chiave sarà saper anticipare i cambiamenti valutaridiversificare i mercati e gestire attivamente il rischio di cambio. L’export resta un asset strategico, ma solo chi saprà adattarsi alle nuove dinamiche potrà davvero crescere.


Domande e risposte

1. Perché il dollaro si sta indebolendo?
Per l’incertezza sulle politiche fiscali USA, la guerra in Iran e il ridotto appeal del dollaro come valuta di riserva.

2. Quali settori italiani sono più colpiti?
Moda, meccanica e agroalimentare, fortemente legati all’export verso i Paesi in area dollaro.

3. Cosa significa “movimento laterale” del dollaro?
Un andamento senza direzione chiara, ma con oscillazioni contenute entro un certo range.

4. L’euro si rafforzerà ancora?
Sì, secondo Unimpresa potrebbe raggiungere quota 1,20 contro il dollaro entro un anno.

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5. Come possono difendersi le PMI?
Con strumenti di hedging valutariointernazionalizzazione assistita e rinegoziazione dei contratti.

6. Ci sono mercati alternativi agli USA?
Sì, in particolare Giappone e Regno Unito, grazie al rafforzamento dello yen e all’indebolimento della sterlina.

7. Qual è la previsione per lo yen?
Atteso tra 138 e 146 USD/JPY, grazie alla possibile stretta monetaria della BoJ.

8. La sterlina tornerà a rafforzarsi?
Probabile nel medio termine, dopo un possibile calo nel breve per via dei tagli BoE.

9. Qual è il ruolo della Fed?
Ha mantenuto i tassi invariati ma prevede due tagli da 25 punti base entro fine anno.

10. Come si comportano i mercati in caso di guerra?
L’incertezza geopolitica può rendere il dollaro una valuta rifugio, ma se la crisi è interna agli USA, tende a indebolirsi.



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