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Presentato a Verona il primo prototipo di architettura ibrida modulare


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Rivoluzionare i processi edilizi attraverso l’azione di un approccio tecnologico e impiantistico innovativo che consenta un’evoluzione del settore edilizio verso dinamiche reali di industrializzazione, di produzione in serie e di riduzione dell’impronta ambientale, e allo stesso tempo rivoluzionare l’approccio alla progettazione nel senso di una totale adattività funzionale e tipologica lungo tutto il ciclo di vita. Sono questi gli obiettivi dell’ecosistema Proxima, presentato il 19 giugno a Verona, il prototipo del suo componente principale: il Tecnomodulo. La presentazione è stata organizzata da Confartigianato Imprese Verona, in collaborazione con la rete di imprese Crea Ecoliving, con il contributo di Confartigianato Imprese Veneto ed Ebav – Ente Bilaterale Artigianato Veneto.

«Alla base del Tecnomodulo – viene spiegato in una nota – vi è una visione innovativa della tecnologia dell’architettura denominata ibrida modulare. Un concetto che, rivoluziona il mondo dell’edilizia rendendo totalmente reversibile sia la funzione, sia la configurazione distributiva degli spazi interni. Si passa così da una concezione rigida degli spazi a un’impostazione dinamica e adattiva degli edifici. L’architettura ibrida modulare prevede che l’edificio sia concepito come l’unione di due gruppi di sistemi edilizi distinti: la struttura madre pensata per un lungo ciclo di vita (100 anni) e dei tecnomoduli plug in che concentrano i sistemi impiantistici terminali dello spazio abitato e che hanno un ciclo di vita più ridotto (20 anni)».

Secondo quanto è stato spiegato, la standardizzazione delle dimensioni di inserimento e degli allacci consentirebbe di estrarre il tecnomodulo dalla struttura madre al termine del suo ciclo di vita, e di sostituito con un nuovo Tecnomodulo, di fatto ristrutturando gli ambienti senza azioni invasive. Il vecchio Tecnomodulo potrebbe quindi «essere ricondizionato e reinserito all’interno di un’altra struttura madre». Questo approccio, unito ad una gamma di possibili tecnomoduli specializzati intercambiabili (unità sanitaria remota, unità di lavoro remoto, etc.), consentirebbe di «riconfigurare l’edificio nel tempo contaminandolo con diversi inserti funzionali a seconda delle esigenze».                        

Il Tecnomodulo Proxima è un brevetto del Politecnico di Milano frutto dell’attività iniziata nel 2017 con la ricerca dottorale dell’arch. Joseph di Pasquale, presso il Dipartimento ABC, con i professori Elena Mussinelli, Andrea Tartaglia e con il professor Gianpaolo Cugola del DEIB. L’attività di ricerca coordinata dal Politecnico è arrivata alla prototipazione del primo tecnomodulo e del sistema di slittamento per l’inserimento e l’estrazione. Il prototipo è stato realizzato grazie al Programma di valorizzazione Boostech finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU. Allo sviluppo del progetto hanno collaborato anche Siemens, Sanika, Gewiss, Valsir, Energa Engineering, JDP Architects, Crea e Progress.

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Tecnomodulo Proxima 1 : foto Ufficio stampa Bovindo

«La direzione verso cui l’innovazione tecnologica in genere sembra orientarsi oggi – commenta Joseph di Pasquale, coordinatore del progetto Proxima – non è più soltanto sull’invenzione di prodotto ma anche e soprattutto sull’innovazione dei processi, sul concetto di replicabilità anche solo parziale dei componenti, sulla loro intercambiabilità e riutilizzabilità nel tempo. Il tecnomodulo Proxima va in questa direzione. La riduzione dell’impronta ambientale passa molto di più da questo genere di approcci che non dal proliferare incontrollato e controproducente di regolamenti e certificazioni».

Andrea Tartaglia, professore ordinario di Progettazione tecnologica e ambientale dell’Università di Catania e responsabile scientifico del Progetto Proxima, aggiunge: «Il Tecnomodulo Proxima è un aggregatore di servizi ed elementi tecnologici in grado di condensare i sistemi a breve e medio ciclo di vita, nonché quelli di monitoraggio, permettendo di funzionalizzare una struttura edilizia con veloci modalità plug in. La sostituzione del tecnomodulo può essere fatta senza interventi “invasivi”, modificando e aggiornando rapidamente i contenuti tecnologici e prestazionali di uno o più spazi costruiti. Proxima è un ecosistema di soluzioni innovative che può rivoluzionare i tradizionali modelli del costruire».



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