Il Politecnico di Milano vanta un alto livello di qualità della didattica e della ricerca che lo posiziona tra le eccellenze mondiali. Sostiene l’innovazione di aziende e territori, unisce il pensiero critico alla formazione tecnologica, investe molto sulla sostenibilità ambientale e sul diritto allo studio come prima forma di sostenibilità sociale. Ne parliamo con la rettrice Donatella Sciuto
Polo di formazione scientifica e attore del cambiamento sociale
Il Politecnico di Milano – il più grande ateneo scientifico-tecnologico italiano, nato nel 1863 – è un polo di formazione scientifica posizionato tra le prime 100 università di eccellenza di tutto il mondo, a conferma dell’alto livello di qualità della didattica e della ricerca.
La rettrice Donatella Sciuto, che abbiamo incontrato a Mantova al Seminario Estivo 2025 della Fondazione Symbola, ci racconta questo Ateneo con una solida tradizione alle spalle ma fortemente proiettato nel futuro.
Imprese più competitive
Qual è il ruolo di università e ricerca nel generale clima di grandi cambiamenti sociali e industriali in cui le imprese hanno un ruolo trainante?
Il ruolo dell’università è anche aiutare le imprese a innovare, a pensare fuori dagli schemi del breve termine.
Pertanto, lavoriamo sia con le aziende sia con i territori per supportarli nell’innovazione, che nel nostro caso è soprattutto tecnologica e urbanistica, ma anche sociale.
Tutto quello che facciamo ha un impatto sociale. Quindi cerchiamo di far sì che le imprese si rendano sempre più competitive a livello mondiale, possano far crescere l’Italia e dare lavoro ai nostri giovani.
Tecnologie e pensiero critico
La formazione, in particolare quella universitaria, può determinare il futuro dei giovani. Quali scelte orientano il Politecnico di Milano per attualizzare i programmi e i corsi di studio?
Il Politecnico deve stare al passo dei tempi, anzi deve stare un passo avanti. Non bisogna rincorrere, bisogna anticipare.
Formiamo ragazzi che poi staranno sul mercato del lavoro per i prossimi 40 anni. Quindi la prima cosa che dobbiamo insegnare loro è che dovranno imparare per tutta la vita, soprattutto nel mondo tecnologico in cui gli sviluppi sono molto veloci.
Dall’altra parte dobbiamo aiutarli ad avere anche un pensiero critico, quindi a saper utilizzare le tecnologie per fare il bene della società e non necessariamente il male.
Si tratta di due dimensioni più soft rispetto alle discipline standard, che tuttavia rimarranno fondamentali per tutta la loro vita.
Sfide trasversali
Per rimanere in ambito tecnologico, l’università in presenza ha un valore diverso da quella a distanza?
L’università in presenza ha anche il ruolo di far crescere la persona. Non si tratta solo di erogare dei corsi, ma anche di fornire agli studenti un ambiente accogliente che permetta loro di creare relazioni, di cominciare a lavorare su sfide trasversali.
Oggi, infatti, le sfide non sono più solo monodisciplinari: richiedono una complessità di pensiero che si può ottenere soltanto lavorando a fianco dei propri colleghi, mettendo insieme competenze diverse. Tutto questo non si può fare attraverso un video.
La presenza femminile nelle discipline dure
Le ragazze stentano ancora a orientarsi verso le materie STEM. Qual è la situazione nel Politecnico, cresce il numero delle iscritte?
Il numero di iscritte in alcune aree è già superiore a quello degli iscritti. Mi riferisco ad architettura, design, ma anche ingegneria biomedica.
Negli altri indirizzi dell’ingegneria la presenza delle ragazze sta crescendo, seppure lentamente. Ma ci impegniamo per far sì che siano sostenute nei loro percorsi.
Ad esempio, abbiamo creato il programma “Girls at PoliMi” per i percorsi di ingegneria meno frequentati. Il programma fornisce un supporto per quelle persone che non beneficiano del diritto allo studio, ma comunque hanno difficoltà economiche per stare a Milano.
Si tratta di borse di studio erogate insieme alle aziende, pensate per convincere le famiglie che si tratta di un investimento a costo basso. La borsa di studio può far sì che le loro ragazze possano poi risplendere in futuro.
È un’azione molto concreta con cui cerchiamo di assicurare a tutti l’ascensore sociale: il percorso di studio è lungo, e in alcuni casi la componente economica è un freno.
Su un bilancio complessivo di 500 milioni di euro ne mettiamo 10, per studenti sia italiani sia internazionali: riteniamo che anche il diritto allo studio sia una forma di sostenibilità.
Formare una cultura della sostenibilità
In cosa si concretizza la sostenibilità dell’Ateneo?
Le università sono attori del cambiamento sociale, di cui la sostenibilità è un tassello fondamentale.
Il Politecnico di Milano è una piccola città che investe molto sulla sostenibilità ambientale: abbiamo installato i pannelli fotovoltaici sui tetti, il geotermico è in progress, abbiamo costituito una CER. Cerchiamo di creare nelle persone una cultura della sostenibilità, anche attraverso progetti formativi di volontariato con il Banco Alimentare o con i corsi di creatività per giovani reclusi.
Dal 2012 esiste una Commissione Energia che definisce le strategie di energy management e aiuta l’amministrazione a raggiungere gli obiettivi di risparmio economico e di uso razionale dell’energia.
Inoltre, l’Ateneo redige un Bilancio Energetico di Ateneo (BEA) per
- analizzare e valutare i consumi e i fabbisogni energetici delle diverse Sedi;
- guidare con approcci data-driven la definizione delle strategie energetiche di Ateneo;
- supportare le aree di Ateneo nel controllo dei consumi energetici, delle relative emissioni di CO2 e dei corrispondenti costi;
- fornire dati sperimentali per le attività di ricerca nel settore energetico.
L’Ateneo e il mondo
Secondo il QS World University Rankings by Subject 2025, il Politecnico di Milano è al 21° posto al mondo per Ingegneria, al 6° per Design e al 7° per Architettura.
Inoltre, è tra le prime 25 università per Ingegneria civile e strutturale; Ingegneria elettrica ed elettronica; Ingegneria meccanica, aeronautica e della produzione.
Per Data Science & AI, Ingegneria chimica; Scienza dei materiali e Matematica è al tra le prime 50.
Il Politecnico di Milano risponde alle sfide contemporanee con un approccio interdisciplinare e innovativo in tre ambiti: Architettura, Design e Ingegneria.
Il Politecnico di Milano in cifre
I dati che seguono rappresentano schematicamente il Politecnico di Milano:
- 48.383 studenti (di cui 7.482 architetti, 4.694 designer, 36.207 ingegneri, e 2.398 dottorandi)
- 8.802 studenti internazionali
- 7.000 tra docenti e personale amministrativo
- 26 corsi di laurea
- 46 corsi di laurea magistrale
- 97% dei laureati a un anno dalla laurea
- 89% degli studenti sceglierebbe di nuovo il Politecnico
- 3.408 brevetti
- 119 spin-off
- 500mila mq di superficie.
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