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4 aziende su 10 credono ancora negli incentivi


Duplice il riscontro delle aziende nazionali sul Piano Transizione 5.0. A dirlo sono i risultati di una ricerca condotta da Sonepar Italia, resi noti durante il Sonepar Industry Summit di Bologna in giugno.

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A un anno circa dall’attivazione della piattaforma per presentare le domande per gli incentivi, solo il 45% delle aziende conosce i dettagli del Piano Transizione 5.0. Solo il 21% ha già avviato degli investimenti che, nel 78% dei casi, sono inferiori ai 2,5 milioni di euro.

Per il 73% di esse i motivi della scarsa adesione sono da ricercare primariamente nella complessità burocratica degli adempimenti richiesti. Ciò nonostante, le aziende riconoscono i potenziali benefici dell’iniziativa. E lo fanno soprattutto in termini di ammodernamento dei macchinari (59%) e di risparmio energetico (41%). Circa il 38% delle imprese si riserva la possibilità di aderire al piano entro la scadenza prevista per il prossimo 31 dicembre.

Questi, in sintesi, sono alcuni keypoint emersi dalla survey di Sonepar Italia. La survey ha coinvolto un campione di 80 aziende clienti. L’obiettivo è quello di mettere in luce la percezione del Piano e valutarne gli impatti sul tessuto produttivo italiano. Vediamo alcuni dei passaggi più significativi di questi risultati.

C’è chi fa da solo e chi ingaggia i consulenti

Solo il 45% degli intervistati si ritiene adeguatamente informato sul Piano Transizione 5.0. Il 25%, pur non avendo le informazioni necessarie, prevede di approfondire il tema in futuro.

La conoscenza della materia è più forte tra le aziende medio-grandi. Il 65% degli intervistati di questo segmento ritiene di conoscere il Piano.

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Interessante anche il fatto che il 40% degli intervistati si è affidato a consulenti esterni per conseguire gli incentivi. Un ulteriore 20% prevede invece di farlo nei prossimi mesi.

L’interesse per l’efficientamento energetico

L’efficientamento energetico degli impianti e delle strutture è percepito come l’intervento di maggiore interesse per il 59% del campione.

Seguono la ricerca di soluzioni di automazione 4.0 per migliorare efficienza e sostenibilità (41%) e l’adozione di tecnologie digitali per il monitoraggio e la gestione dell’energia (39%).

Solo il 12% degli intervistati considera anche l’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale per ottimizzare i processi.

Mettiamo a disposizione dell’intera filiera la nostra rete di contatti e le nostre competenze per dar vita a un momento di discussione e confronto sul tema del Piano Transizione 5.0, in modo da offrire utili spunti sia alle imprese che ancora stanno valutando se aderire al progetto, sia alle istituzioni che potrebbero decidere in queste settimane se prolungare i termini previsti per la presentazione delle domande
Davide Lombardi, Direttore Business Unit Industry Sonepar Italia

Dove hanno investito le aziende con Transizione 5.0

Sul fronte degli investimenti, le aziende mirano in particolare alla sostituzione dei macchinari obsoleti (59%). Ma anche all’introduzione di beni 4.0 che garantiscano risparmio energetico (41%) e a nuovi sistemi per la produzione di energia rinnovabile (41%).

Al 27% e al 24% rispettivamente le valutazioni di possibili investimenti in digitalizzazione dei processi e nella formazione del personale sulla transizione green e digital.

Sonepar Italia svolge una funzione di ponte tra le aziende fornitrici di tecnologia e le filiere dell’industry, del building e della sustainability. Favorisce il dialogo e supporta imprese grandi e piccole nel tentativo di cogliere tutte le opportunità offerte dalla normativa, in un percorso di continua evoluzione tecnologica, digitale e di crescente sostenibilità ambientale
Sergio Novello, Presidente e AD Sonepar Italia

Gli ostacoli percepiti

Il Piano Transizione 5.0 è visto come uno strumento per ridurre i costi (49% del campione). Altri lo considerano un modo per conseguire una maggiore efficienza operativa (49%), riducendo l’impatto ambientale (39%) e migliorando competitività (37%) e qualità del servizio (22%).

Gli ostacoli principali sono la complessità burocratica (73%), i costi elevati (39%), la mancanza di competenze tecniche (27%), le infrastrutture inadeguate (27%), la complessità di integrazione (22%) e la resistenza al cambiamento dell’azienda (18%).

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Le aziende che ancora credono in Transizione 5.0

Solo un’azienda su cinque (21%) ha avviato progetti legati al Piano e il 38% intende farlo. Gli investimenti realizzati o programmati sono inferiori a 2,5 milioni di euro nel 78% dei casi. Sono di valore compreso tra 2,5 e 10 milioni nel 6% dei casi. Infine, sono superiori ai 50 milioni per il 17% del campione di riferimento.

La formazione e i workshop di approfondimento in materia di Transizione 5.0 sono considerati interessanti da un terzo degli intervistati (31%), che si dice interessato a partecipare. Un altro 31% invece è disposto a valutare questo tipo di iniziative.





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