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AXA IM – Conflitto in Medio Oriente: cosa devono sapere gli investitori


AXA IM : La decisione degli Stati Uniti di colpire l’Iran aumenta significativamente i rischi globali; un incremento prolungato del prezzo del petrolio penalizzerebbe l’outlook di crescita e inflazione

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A cura di Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core


Un’ulteriore escalation dei rischi favorirebbe probabilmente gli asset rifugio come il dollaro statunitense

Se la volatilità aumentasse, probabilmente gli investitori cercherebbero di allocare capitale su strumenti obbligazionari a basso rischio e su soluzioni di protezione dall’inflazione

L’attacco statunitense contro le strutture nucleari iraniane ha segnato un’escalation significativa delle tensioni in Medio Oriente. I mercati finanziari hanno aperto in modo relativamente calmo dopo alcuni movimenti moderati verso i beni rifugio osservati la scorsa settimana. L’attenzione resta concentrata sul prezzo del petrolio, con il Brent in consegna ad agosto scambiato a 78,25 dollari al barile.

Dall’inizio di giugno, il prezzo del Brent è aumentato del 25%. Nei prossimi giorni e settimane, il principale rischio riguarderà dunque eventuali disruption significative della produzione e distribuzione petrolifera nella regione, con le minacce dell’Iran di chiudere lo Stretto di Hormuz – uno dei principali snodi del commercio energetico mondiale – che destano la maggiore preoccupazione.

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Un aumento duraturo del prezzo del petrolio a livello globale inciderebbe negativamente sulle prospettive di crescita e inflazione, già colpite dalla guerra commerciale. I prezzi all’ingrosso della benzina a New York sono cresciuti del 14% nel corso del mese e con ogni probabilità contribuiranno ad alimentare l’inflazione statunitense.

Il rincaro del petrolio e dei costi energetici correlati potrebbe danneggiare anche l’outlook per l’Europa, alimentando l’inflazione e frenando la crescita – si pensi all’impatto del gas naturale dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 e alle sue conseguenze sul PIL europeo. Gli spread dei titoli legati all’inflazione (break-even inflation bond) stanno già iniziando a salire.

Possibili impatti su politica monetaria e mercati

L’entità dello shock legato al prezzo del petrolio sarà determinata dagli sviluppi militari e politici, e i mercati sono in attesa di una probabile risposta da parte dell’Iran. Un’inflazione più alta complicherebbe lo scenario per la Fed, e di conseguenza per il mercato obbligazionario statunitense. Sebbene i flussi verso beni rifugio possano suggerire un calo dei rendimenti dei Treasury Usa, le preoccupazioni su inflazione e politica monetaria potrebbero fare da contrappeso.

Tuttavia, una nuova escalation dei rischi geopolitici favorirebbe probabilmente gli asset rifugio come il dollaro statunitense, la parte breve della curva dei Treasury Usa, il franco svizzero, lo yen giapponese e l’oro.

In uno scenario di maggiore volatilità di mercato, è plausibile che gli investitori riducano l’esposizione verso asset più rischiosi – azioni, obbligazioni high yield e mercati emergenti – in caso di uno shock macroeconomico significativo legato alla situazione geopolitica.

L’aumento delle tensioni geopolitiche e degli interventi militari in Medio Oriente si somma a frizioni sul fronte dell’offerta e del commercio globale, che probabilmente si rifletteranno negli indicatori di fiducia delle imprese. Ciò potrebbe indebolire l’outlook per gli utili aziendali e rappresentare un ostacolo importante per i mercati azionari globali. I future sull’azionario USA risultavano in lieve calo nella mattinata di lunedì 23 giugno, con l’S&P 500 che ha oscillato intorno alla soglia dei 6.000 punti nel corso del mese.

In genere, in presenza di un’escalation militare, i mercati azionari tendono a reagire con ribassi. Le cronache statunitensi evidenziano un’assenza di consenso – sia politico sia pubblico – rispetto a un coinvolgimento diretto degli USA nel conflitto, il che potrebbe riflettersi anche nei sondaggi sulla fiducia dei consumatori, contribuendo a un contesto d’incertezza nel breve termine per gli investitori.

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Resilienza del credito

I mercati del credito dovrebbero mantenere una certa solidità, ma un peggioramento dell’outlook su crescita e inflazione, unito a timori sul commercio globale, potrebbe esercitare pressione al rialzo sugli spread. Alcuni indici creditizi hanno già registrato un lieve rialzo nei mercati europei.

Manteniamo una visione positiva sui fondamentali e sulle valutazioni del credito, e riteniamo che eventuali allargamenti degli spread possano essere di breve durata – naturalmente, tutto dipenderà da ciò che accadrà nei prossimi giorni e settimane.

Finora i mercati hanno reagito con relativa tranquillità, ma la decisione degli Stati Uniti di colpire l’Iran aumenta sensibilmente il livello di rischio globale. Le principali minacce riguardano possibili ritorsioni dell’Iran contro asset militari statunitensi o contro la libertà di navigazione nel Golfo.

Se questi rischi dovessero concretizzarsi, potremmo aspettarci movimenti ben più ampi su valute e asset di rischio. In un contesto di maggiore volatilità, è probabile che gli investitori puntino su obbligazioni a basso rischio e strumenti di protezione contro l’inflazione.

Fonte: InvestmentWorld.it


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