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Bankitalia, l’assessore Antonini: «Dato chiaro, le Marche crescono. La sinistra vede ciò che fa comodo»


REGIONE – Sul report l’assessore regionale sottolinea che viene registrata una crescita dello 0,4% lo scorso anno. Emerge anche che il settore delle costruzioni ha continuato ad espandersi, il settore dei servizi ha tenuto grazie ai flussi turistici ed il traffico passeggeri presso l’aeroporto ha continuato ad aumentare. Proseguiamo con gli investimenti»

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L’assessore regionale Andrea Maria Antonini

Sul report di Bankitalia, la Regione risponde con l’assessore Andrea Maria Antonini che la delega a Sviluppo economico, industria, artigianato, commercio: «La sinistra vede solo i dati che gli fanno comodo per alimentare allarmismo e una narrazione distorta della realtà. Il dato però è chiaro e lo attesta la stessa BankItalia nel rapporto presentato questa mattina, l’attività economica nelle Marche nel 2024 è cresciuta in termini reali dello 0,4%, stesso risultato avuto dalla vicina Emilia Romagna. Dal report emerge anche che il settore delle costruzioni ha continuato ad espandersi, il settore dei servizi ha tenuto grazie ai flussi turistici in particolare quelli stranieri ed il traffico passeggeri presso l’aeroporto ha continuato ad aumentare».

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Secondo l’assessore Antonini la situazione dell’economia marchigiana è in crescita. Il dato del più 0,4% «racconta un sistema economico e produttivo che tiene e reagisce a fattori che certamente non sono determinati dalle politiche economiche della Regione. Le nostre sono state fin da subito politiche di sostegno agli investimenti come dimostrano l’impegno e la spesa dei fondi europei, che vede le Marche prime in Italia, e gli stanziamenti per sostenere l’accesso al credito e la ricapitalizzazione per le Pmi. Stiamo lavorando – continua Antonini – per invertire la rotta che ci ha consegnato chi ci ha preceduto, dopo anni di mancati investimenti e risposte per i lavoratori e le imprese. Non è stata questa amministrazione a mandare in transizione economica le Marche ma quella guidata dal Pd pesarese che oggi pare avere le soluzioni a tutti i mali.

Perché non li abbiamo sentiti dire una parola quando Renzi non salvava Banca Marche? E perché non li abbiamo sentiti contestare l’operazione che ha portato alla svendita di Indesit a Whirpool? L’innesco di una crisi senza precedenti di quello che era chiamato il modello marchigiano. Le Marche per le caratteristiche della loro economia e del sistema produttivo manifatturiero, composto per la maggior parte da medie piccole e micro imprese, non sono esenti dalle conseguenze dei conflitti e della situazione geopolitica internazionale. A maggior ragione in un report che analizza principalmente i dati sull’industria, cluster sicuramente più presente in altre regioni italiane più grandi, che comunque crescono esattamente come noi. Non dobbiamo dimenticare che i dati vanno contestualizzati e letti nel lungo periodo. Ad esempio, durante il Covid, l’export marchigiano è salito di molto in virtù della produzione farmaceutica e dei vaccini. Un livello che oggi naturalmente è sceso – e potremmo anche dire fortunatamente. Un andamento che se letto solo fermandosi ai freddi numeri non si evince nelle sue cause. Le Marche indubbiamente sono una regione che soffre maggiormente i saliscendi del mercato internazionale per la natura delle nostre produzioni. Altrettanto è vero che stanno soffrendo a livello nazionale e non solo alcuni dei settori strategici per il Made in Italy e il Made in Marche: a partire dalle calzature e dal settore moda a cui è stato all’improvviso precluso il mercato russo e ucraino, fino al tessile e in generale dovuto anche alla crisi dei consumi». Antonini prosegue sottolineando: «Continuiamo ad investire e proprio in questi giorni stiamo autorizzando un ulteriore finanziamento di 6,7 milioni di euro a favore dello scorrimento di graduatoria del bando, che già aveva una dotazione iniziale di 12 milioni di euro, rivolto alle strategie per l’internazionalizzazione».

Bankitalia, doccia gelata su Acquaroli: le Marche crescono meno dell’Italia, giù produzione ed export

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