L’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza (ENISA) ha pubblicato i risultati dell’EU Cybersecurity Index, un nuovo strumento sviluppato in collaborazione con gli Stati membri per misurare, in termini relativi e in modo sistematico, la postura di sicurezza informatica nei 27 Paesi dell’UE. L’indice, il primo reso pubblico e relativo all’anno 2024, restituisce un quadro a luci e ombre della resilienza digitale europea.
Il punteggio complessivo medio dell’Unione è di 62,65 su 100, con la maggior parte degli Stati che si posizionano entro un intervallo di ±10 punti. L’analisi è suddivisa in quattro aree principali:
- Capacità (consapevolezza e abilità dei cittadini di prevenire gli incidenti cyber): 64,51 – sopra la media generale.
- Policy (normativa e implementazione da parte degli Stati): 66,09 – il punteggio più alto, ma anche il più disomogeneo, con differenze marcate tra Stati membri.
- Mercato/Industria (abilità del settore privato di prevenire, rilevare e analizzare le minacce e gli incidenti): 62,36 – con lievi differenze tra gli Stati membri.
- Operazioni (capacità degli Stati di assicurare la resilienza): 57,63 – l’area più debole a livello UE.
L’Italia si posiziona sopra la media UE nel punteggio complessivo, distinguendosi per una solida infrastruttura di protezione e cooperazione in ambito cibernetico. Secondo i dati di ENISA, l’Italia ottiene risultati superiori alla media in diversi indicatori chiave, tra cui:
- Resilienza di enti importanti ed essenziali, sulla base della gestione di incidenti gravi
- Monitoraggio della minaccia a livello nazionale
- Cooperazione internazionale in materia di cybersicurezza
- Meccanismi operativi per la cooperazione internazionale
- Ricerca e sviluppo in ambito cybersicurezza, con buoni livelli di coordinamento nazionale e internazionale
- Formazione e strumenti per contrastare il cybercrime
- Presenza di strutture specializzate nella criminalità informatica nelle forze dell’ordine e nelle procure
I dettagli puntuali per ciascun Paese non sono stati resi pubblici per motivi di sicurezza, ma il rapporto di ENISA ha confermato che l’Italia figura tra i Paesi con performance consolidate in diversi ambiti strategici.
I migliori risultati a livello UE riguardano la sicurezza percepita delle imprese sotto i 250 dipendenti, che per l’UE sono da considerare Piccole e Medie Imprese (PMI). Tra gli indicatori più elevati:
- PMI senza violazioni di dati riservati: 98,02/100
- PMI senza distruzioni o corruzioni di dati: 94,99/100
- Cittadini su uso sicuro del web: 93,29/100
- Grandi imprese senza disclosure di incidenti: 93,83/100
- Presenza internazionale dei CSIRT : 97,62/100
ENISA, tuttavia, mette in guardia: valori così alti potrebbero riflettere una scarsa segnalazione, specialmente da parte delle PMI. Peraltro, i dati raccolti sono antecedenti alla trasposizione della direttiva NIS2 negli Stati membri.
Nonostante i progressi normativi, l’indice evidenzia delle criticità nell’area UE:
- Imprese che usano l’intelligenza artificiale per la sicurezza ICT: 3,18/100
- Investimenti in cybersecurity da parte di entità essenziali/importanti: 7,14/100
- Certificazioni CSIRT: 10,31/100
L’edizione 2026 dell’EU-CSI incorporerà una struttura perfezionata, migliori fonti dati e l’integrazione del feedback dei Paesi membri e del pubblico.
Il primo EU Cybersecurity Index è uno strumento strategico per l’armonizzazione e il miglioramento continuo della sicurezza informatica europea. Se da un lato conferma la maturità normativa e una discreta consapevolezza nei 27 Stati membri, dall’altro segnala ritardi preoccupanti nelle aree più avanzate e innovative.
Il caso italiano dimostra che investire in cooperazione e strutture dedicate può fare la differenza. Ora l’Europa ha una mappa: starà agli Stati usarla per rafforzare il proprio perimetro digitale.
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