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Gli score ESG migliorano la solidità economica delle aziende


Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata un fattore cruciale per la competitività delle imprese. La seconda edizione del Synesgy Global Observatory, promosso da CRIF e basato sui dati di oltre 500.000 aziende in 161 Paesi, evidenzia un trend positivo nell’adozione e nel miglioramento degli score ESG (ambientale, sociale e governance).

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I dati raccolti mostrano come le imprese più attente a questi criteri non solo migliorino il proprio impatto, ma ottengano anche benefici economici tangibili, rafforzando la loro stabilità finanziaria e riducendo i rischi di impresa.

Miglioramento globale degli score ESG e impatto sui rischi d’impresa

Dal 2021 al 2024 si è osservato un significativo progresso nel punteggio medio ESG delle aziende analizzate, che è passato dal livello “D” (sufficiente) a “C” (soddisfacente). Questo miglioramento riflette una crescente consapevolezza e un impegno sempre più diffuso verso pratiche sostenibili. Le imprese con punteggi ESG elevati (classificate come A e B) rappresentano solo il 21% del campione, ma generano il 71% del fatturato complessivo, confermando un legame stretto e diretto tra sostenibilità e performance economica.

Un dato particolarmente rilevante riguarda la riduzione del rischio: le aziende con punteggi ESG più alti mostrano un rischio di liquidazione giudiziale inferiore del 30% rispetto alle altre, a dimostrazione che investire in sostenibilità è anche una strategia efficace per la gestione del rischio aziendale. Parallelamente, queste aziende presentano una media del 41% in meno di giorni di ritardo nei pagamenti, segnale di una maggiore efficienza operativa e affidabilità finanziaria.

Le PMI e il ruolo chiave della sostenibilità nel tessuto economico

L’osservatorio sottolinea come il cambiamento non riguardi solo le grandi imprese, ma coinvolga in modo significativo le piccole e medie aziende. Infatti, il 91% del campione analizzato è costituito da PMI, a conferma che la sostenibilità si sta affermando come un tema prioritario trasversale e non limitato alle sole grandi realtà. Questo fenomeno rafforza l’idea che integrare i criteri ESG possa rappresentare un vantaggio competitivo accessibile anche alle realtà di dimensioni più contenute.

Il contesto italiano e le sfide ancora aperte

Anche in Italia si registra un miglioramento nello score ESG medio, passato da “D” a “C”, in linea con la media globale. Il 49% delle aziende italiane utilizza energie rinnovabili, dato che rispecchia quello europeo. Tuttavia, permangono alcune criticità, in particolare sul fronte della sostenibilità sociale: la rappresentanza femminile nelle posizioni di leadership è ancora limitata, con le donne che occupano solo il 37% dei ruoli manageriali, rispetto al 44% della media europea. Questo evidenzia la necessità di intervenire per favorire una maggiore inclusione e diversità all’interno delle imprese.

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L’Europa guida il progresso ESG a livello globale

Sul piano internazionale, l’Europa si distingue per il miglioramento più marcato dello score ambientale, che è passato da “E” a “C” dal 2021 al 2024. Oggi quasi la metà delle aziende europee utilizza fonti di energia rinnovabile, segnando un trend in crescita rispetto al 46% del 2023, attestandosi al 48% nel 2024.

Le recenti normative dell’Unione Europea, volte a semplificare la rendicontazione ESG, hanno favorito in modo particolare le PMI, offrendo strumenti più accessibili per la misurazione e la comunicazione della sostenibilità e trasformando questi adempimenti in un’opportunità competitiva.



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