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Il 2024 delle imprese chiude bene, Pace ammonisce: «Ottimismo ma più produttività per la crescita». Il lato degli investimenti pubblici arrivati in Umbria


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di Marco Brunacci

PERUGIA – La piccola locomotiva umbra, anno 2024, quindi con la precedente giunta regionale in carica, continua a tirare. Tutti gli indicatori sono al di sopra della media nazionale, più vicini al nord che al sud.
Dal fatturato agli utili, dagli addetti alla strategica Ebitda, la redditività delle aziende. Questi risultati permettono di avere un Pil stimato in linea con quello nazionale, intorno allo 0,7% in crescita,
non male in un periodo che si annunciava con forti venti recessivi.
I dati li potete leggere qui di seguito nella nota diffusa da Acacia group di Francesco Pace, che resta l’ispirato direttore d’orchestra di queste indispensabili ricerche.
Grazie al suo esemplare lavoro, il quadro d’assieme delle imprese permette ogni anno di stabilire il livello di salute e i trend dell’economia umbra.
Sono importanti anche le sottolineature che consentono di leggere i dati.
Francesco Pace, dal suo osservatorio privilegiato, insiste sul tema della produttività. E’ uno dei problemi italiani del lavoro, ma l’Umbria ha una situazione ancora più preoccupante. C’è anche chi fa
notare come non sia estranea alla ridotta produttività la mancanza di infrastrutture dell’Umbria, strade e ferrovie inadeguate, che costringono a perdere tanto tempo a chi lavora.
Questo aspetto non viene considerato a sufficienza da chi governa.
Ma in ogni caso analisi e soluzioni vanno accelerate, e questo è uno dei lati sul quale bisogna cambiare passo.
L’altro? Sicuramente gli investimenti privati sull’innovazione. Non sono in linea con il nord sviluppato dell’Italia. E a fronte di realtà vivacissime, che riescono a intercettare metodi e sistemi più avanzati, esiste ancora una molto umbra pigrizia di fondo.
Pace argomenta: “L’Umbria è cresciuta in questi ultimi anni e continua a crescere, ma deve farlo meglio, in maniera più uniforme”. Un warning importante, perchè bisogna ricordare che la strada per la piccola Umbria è sempre stretta e impervia, guai a distrarsi.
Un modo utile per riflettere sui numeri di Acacia group è ricordare che le performance, interessanti, di questi ultimi anni sono dovute anche a importanti investimenti pubblici che sono arrivati in Umbria,
finora captati dalla politica, e dei quali si sentiranno ancora gli effetti per qualche tempo. Per quanto? Non si sa.
Mentre è sempre tutta lì da giocare la partita delle dimensioni delle imprese: quelle umbre sono in larga parte piccole o piccolissime.
Questo rappresenta una forza, soprattutto per sprigionare energie anticicliche, quando l’orizzonte si fa buio. Ma diventa un limite alla crescita complessiva, un “tetto” che non si riesce a sfondare.
Fondere e accorpare? Non è nel carattere umbro. Lavorare in rete? Ci sono ancora ritardi.
Investimenti pubblici da far arrivare in Umbria e dimensioni delle imprese sono altre due facce della realtà umbra, determinanti per vincere la scommessa del futuro dell’economia regionale.
I dati 2024, conclude Pace, consentono misurato ottimismo. Acacia group – nel suo indispensabile lavoro – ora promette test su questo inizio di 2025. Vanno seguiti con la massima attenzione. Perchè qui è un attimo e la piccola locomotiva deraglia.

ECCO LA NOTA DI ACACIA GROUP
Prima Analisi Bilanci 2024 di Acacia Group:
L’Umbria cresce, ma serve più produttività

Bilanci 2024: i primi dati

Su un totale di 150mila bilanci italiani sono stati elaborati da Acacia Group i primi dati relativi all’esercizio 2024. Lo studio condotto sull’Umbria conta un campione parziale di 968 bilanci.
Uno spaccato fresco che mostra una tendenza, ma bisognerà ancora aspettare qualche mese per una precisa analisi con la totalità dei bilanci depositati in Camera di Commercio.
Dall’analisi delle principali grandezze aziendali nelle regioni italiane emergono luci e ombre per l’Umbria, che mostra segnali di buon vigore ma rimane penalizzata da criticità strutturali.

Andamento delle imprese umbre
Fatturato: +6,5% nel 2024 rispetto al 2023 (media italiana: +5,2%).
Utile netto: +9,0%, a fronte di una media nazionale del +7,5%.
EBITDA aggregato: +8,3%, indice di maggiore redditività operativa.
Dipendenti: +3,2% addetti nel 2024, contro +1,9% nazionale – in linea con il mercato del lavoro umbro che ha registrato un +3,2% occupazione
Questi dati confermano una robusta crescita economicoaziendale, trainata dal turismo (+6,4% presenze) e dalle costruzioni, spinte anche dal PNRR e dalla ricostruzione postsisma.

Criticità: produttività e investimenti

L’Umbria ha rallentato in diversi comparti, ma più in generale per
Bassa spesa privata in innovazione e R&S.
Scarso utilizzo della capacità produttiva (73,2% vs 76% media nazionale)
Per il secondo anno consecutivo, le cessazioni d’impresa hanno superato le iscrizioni

Settori chiave e rischi geopolitici
Export: +5,3% nel complesso, grazie ad agroalimentare, moda e meccanica; +11,6% esportazioni verso gli USA, che restano un mercato strategico ma esposto a alla pressione deo dazi
Turismo e costruzioni: volano trainanti della ripresa regionale generata negli ultimi anni

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Regionale, occupazione e digitale
PIL Umbria 2024: +0,7%, in linea con la media nazionale 
Occupazione: incremento del +3,2%, disoccupazione stagnante ai minimi storici
Digitalizzazione: Umbria sotto media nazionale su comuni digitalizzati (17,9% contro 32,7%) 

L’Umbria conferma di possedere un tessuto produttivo dinamico e resiliente. L’evoluzione positiva dei dati economici (fatturato, utile, EBITDA, occupazione) è un segnale incoraggiante. Tuttavia, l’elasticità premiale delle politiche regionali deve puntare con fermezza su:
Investimenti in sostenibilità;
Diversificazione geografica dell’export, bilanciare la dipendenza dagli USA.
Recuperare terreno sulla produttività.
Favorire l’insediamento di nuove imprese, invertendo il trend negativo tra iscrizioni e cessazioni.
Colmare il divario digitale, soprattutto nei territori interni.
Negli ultimi cinque anni, l’Umbria ha dimostrato una straordinaria capacità di resilienza e adattamento. Dopo l’impatto della pandemia, le imprese regionali hanno saputo reagire con prontezza, puntando su digitalizzazione, sostenibilità, internazionalizzazione e valorizzazione delle competenze locali.
Il tessuto imprenditoriale, costituito per oltre il 90% da PMI, ha compiuto una transizione significativa:
È cresciuta la solidità finanziaria media, con un miglioramento costante dei margini e un calo delle situazioni di sofferenza.
Sono aumentati gli investimenti in macchinari e tecnologie, favoriti anche da misure nazionali come il credito d’imposta 4.0.
Il sistema produttivo ha saputo creare occupazione, nonostante le turbolenze globali.
Il tasso di attività imprenditoriale si mantiene stabile, e si registrano segnali positivi sul fronte del credito e degli investimenti, in particolare nel manifatturiero, nell’agroalimentare e nei servizi legati alla cultura e al turismo.
Nonostante questo, i numeri parlano chiaro: l’Umbria è una regione che cresce, investe, assume e guarda al futuro con determinazione.
Il vero nodo da sciogliere è quello della produttività e degli investimenti privati in innovazione.
Nonostante l’ottimismo dei numeri, la sfida non è solo crescere, ma crescere meglio, in modo strutturale e competitivo.
Il “coraggio delle scelte” delle imprese umbre è il vero motore di una rinascita economica concreta, fatta di risultati misurabili e di una visione condivisa di sviluppo.





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